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 2014  febbraio 03 Lunedì calendario

BANCHIERI USA GLI STIPENDI TORNANO AL PRE-CRISI


Per depositare un assegno sul loro conto i clienti della JPMorgan Chase e di altre banche d’oltreoceano possono usare lo smartphone (o l’iPad). Basta fotografare l’assegno da una parte e dall’altra, collegarsi con la app al sito della banca, mandare le immagini e fare un paio di clic: così – a qualsiasi ora del giorno o della notte, e senza spostamenti né lunghe file – i soldi finiscono sul conto corrente. La comodità piace: il 9 per cento di tutti i depositi sulla Bank of America – secondo il chief executive Brian Moynihan – viene fatto così. In compenso si riduce il bisogno di andare presso le filiali. Risultato? Per ridurre i costi (e aumentare i profitti in un momento in cui le attività tradizionali battono la fiacca, a cominciare da quelle sui prestiti) gli istituti di credito chiudono filiali a ritmi da record. L’anno scorso, secondo i dati della società di ricerca Snl Financial, il numero complessivo della agenzie è sceso di 1487, con prevedibili effetti sull’occupazione e sull’economia di alcuni piccoli centri.
Finora solo la Chase sembrava andare controcorrente. Nel 2013 la più grande banca americana, guidata da Jamie Dimon, ha aggiunto 34 filiali al suo totale di circa 5600. L’obiettivo: rafforzare la sua presenza sul territorio in due stati chiave, la California e la Florida. Ma ormai lo scopo è stato raggiunto: “Abbiamo completato l’espansione e puntiamo ora sull’ottimizzazione della nostra rete”, annuncia la responsabile finanziaria del gruppo, Marianne Lake, confermando l’ottimismo sulle prospettive della banca. Infatti, a dispetto dei 13 miliardi di dollari di multe patteggiati con il governo per le malefatte nei mutui sub-prime; a dispetto delle spese legali e di altri 4,5 miliardi versati sempre per lo stesso motivo alla BlackRock, alla Pimco e altre società di investimento; a dispetto dei buchi provocati dalla “balena di Londra”; e a dispetto dell’inversione di tendenza della Fed sul credito, le quotazioni della Chase sono vicine ai massimi storici e la capitalizzazione di Borsa si aggira sui 225 miliardi di dollari, cioè cinque volte quella di Unicredit.
Jamie Dimon, 57 anni, ha subito approfittato di questo clima euforico per ottenere un aumento di stipendio. Mentre era a Davos, gli è stato comunicato che per il 2013 riceverà un “pacchetto” di 20 milioni di dollari, di cui 1,5 milioni di stipendio vero e proprio e il resto in azioni della banca. Troppo? Uno schiaffo ai dipendenti che saranno licenziati per la chiusura delle filiali? Un altro scandalo alla faccia delle diseguaglianze denunciate da Barack Obama nel discorso di martedì scorso sullo stato dell’Unione? Wall Street alza le spalle: i banchieri sono tornati a bei tempi di prima della crisi.