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 2014  febbraio 03 Lunedì calendario

IL FONDO PER IL MERITO? FINORA HA PAGATO I PROFESSORI E UN NOTAIO


«Una riforma epocale che spiana la strada alla meritocrazia»: definizione data da Mariastella Gelmini nell’estate del 2010. E tanto la meritocrazia ne doveva essere il cardine che la legge sull’Università targata Berlusconi IV prevedeva perfino l’istituzione di uno specialissimo Fondo per il Merito. Con quei soldi gli studenti meritevoli si sarebbero finanziati gli studi, colmando l’eventuale divario costituito da sfavorevoli condizioni economiche di partenza. La gestione del tutto doveva essere affidata a una Fondazione per il Merito, la quale avrebbe avuto anche il compito di raccogliere e convogliare contributi privati verso un welfare universitario finalmente in linea con quello degli altri Paesi europei. Peccato che a più di tre anni dall’approvazione della riforma Gelmini l’unico a vedere qualche soldo non sia stato uno studente meritevole, ma il notaio che ha curato la stesura dello statuto di quella ancora misteriosissima Fondazione: 1.392 euro e 8 centesimi, saldati l’11 novembre 2013. Mentre i quattrini del Fondo per il Merito, una ventina di milioni in tutto stanziati dallo Stato, sarebbero finiti anche a finanziare, ha ricordato qualche giorno fa la responsabile Università di Forza Italia Elena Centemero, gli scatti di stipendio dei professori.
A ricostruire per filo e per segno questa ennesima colossale presa in giro all’italiana ci ha pensato la Corte dei conti, in un rapporto che conferma il giudizio già espresso a settembre da Stefano Sansonetti sul sito www.lanotiziagiornale.it, secondo cui tutta l’operazione è stata un flop clamoroso. Dai magistrati contabili veniamo ora a sapere che le ragioni non hanno nulla a che fare, come si potrebbe immaginare, con le difficoltà dei conti pubblici. Bensì con la solita ottusità di una burocrazia sciatta e menefreghista.
Il Fondo per merito viene istituito il 30 dicembre 2010. Ma com’è prassi in Italia, per farlo diventare operativo non basta una legge: serve un successivo decreto legislativo. Che viene scritto l’anno seguente, per essere poi inviato alla Conferenza Stato-Regioni, la quale lo licenzia il 26 settembre 2012. Passano altri 6 mesi e finalmente il 27 marzo 2013 il ministro dell’Istruzione pro tempore Francesco Profumo, dieci giorni prima di andarsene, firma il provvedimento. L’iter tuttavia non è ancora completo, perché è necessario il concerto dell’Economia. Il decreto viene dunque spedito a via XX Settembre, da dove ritorna il 13 maggio 2013: ma senza che in fondo ci sia la firma del nuovo ministro del governo Letta, Fabrizio Saccomanni. Perciò è inefficace. Intanto, il 25 giugno 2012, il ministero dell’Università ha approvato lo statuto della Fondazione. Qualche settimana dopo, però, ritira il relativo decreto. Perché c’è lo statuto, ma non esiste la Fondazione. La quale viene costituita materialmente il 18 ottobre e il 14 novembre il decreto riparte verso la Corte dei conti per la registrazione. Lì i magistrati si accorgono che la data del decreto è antecedente alla nascita della Fondazione e che non sono fissati i criteri per la nomina degli organi e per l’organizzazione dell’ente. Si ricomincia allora da capo. Il nuovo decreto, identico ma con la data giusta, viene mandato all’Economia per il solito concerto: e anche questo torna indietro privo della firma del ministro. E siamo fermi a qual punto.
Interpellato dalla Corte dei conti, il rappresentante del ministero dell’Università ha dichiarato: «Sarà necessario perfezionare l’iter con gli atti ancora mancanti, ovvero rivedere le decisioni già assunte. In entrambi i casi si prevedono tempi che superano l’anno solare 2013». Nel frattempo però con il decreto «del fare» si è deciso che i soldi del Fondo per il Merito saranno utilizzati per le borse di studio di mobilità. Fino al 2015. E poi? E poi c’è sempre la Provvidenza.