A. Bas., il Messaggero 3/2/2014, 3 febbraio 2014
ESUBERI E INDEBITAMENTO I NODI CHE VANNO SCIOLTI
LA TRATTATIVA
ROMA Enrico Letta è ottimista. Fallito il lunghissimo fidanzamento con i francesi, il premier ha dato la sua benedizione alle nozze di Alitalia con gli arabi di Etihad. Ma il premier sa che la strada che porta all’altare è ancora piena di ostacoli. Non è sfuggito, del resto, il suo appello affinché ognuno faccia la sua parte. «Ho accolto con soddisfazione la dichiarazione congiunta Ethiad-Alitalia», ha detto il premier, «sosteniamo fortemente la finalizzazione positiva di questa intesa, faremo la nostra parte e sono certo che in Italia tutti quelli che hanno voce in capitolo, faranno la loro. È fondamentale che ognuno si assuma le proprie responsabilità». A chi è rivolto l’appello? Innanzitutto ai sindacati. Il taglio del costo del lavoro è una delle condizioni poste da Etihad per fare il suo ingresso nella compagnia di bandiera italiana. L’amministratore delegato Gabriele Del Torchio ha quantificato gli esuberi in 1.900 lavoratori. Sul costo del lavoro vanno risparmiati 128 milioni dei 300 milioni di tagli che il piano di contenimento dei costi prevede. La trattativa con i sindacati è appena iniziata. Dal tavolo è stata eliminata la cassa integrazione a zero ore che avrebbe dovuto coinvolgere 300 dipendenti.
Ma gli esuberi rimangono tutti: 280 piloti, 350 assistenti di volo, 480 operatori di terra, 190 nella manutenzione, 600 negli uffici. Sul personale Ethiad ha chiesto chiarezza. E Letta vuole evitare che vada a finire come nel 2008, quando il matrimonio con AirFrance si arenò per la dura opposizione dei sindacati al piano presentato dall’allora presidente della compagnia francese Jean Ciryl Spinetta.
Ma il richiamo del premier italiano non è rivolto soltanto ai rappresentanti dei lavoratori.
I DEBITI CON LE BANCHE
Letta si attende che anche le banche si assumano le proprie responsabilità. Anche perché finora non tutti i segnali sono andati in questa direzione. Gli istituti di credito, Unicredit e Intesa Sanpaolo in testa, si erano dette disponibili a versare 200 milioni di euro nelle disastrate casse della società per permettere il traghettamento verso un nuovo assetto. L’assegno deliberato dalle banche, tuttavia, si è fermato a 175 milioni.
Un inizio non dei migliori. Considerando pure che Etihad, per entrare nel capitale della Magliana, avrebbe chiesto a Letta di far ingoiare agli istituti un altro boccone amaro, una pesante ristrutturazione del debito verso gli istituti che viaggia ormai verso i 500 milioni di euro. Se tutti i tasselli andranno al loro posto, allora la compagnia araba che in Europa ha già rilevato Air Berlin e la svizzera Darwin Airlines, prenderà il 49% di Alitalia, riuscendo a fare il grande salto nel Vecchio Continente. Chi ci crede non è soltanto Letta. Anche l’amministratore delegato Del Torchio è ottimista. «Quello di oggi», ha detto ieri il numero uno della Magliana, «è un altro importante passo verso la costituzione di un’Alitalia solida e competitiva». Secondo Del Torchio si tratta di «un altro tassello di quel puzzle che in questi ultimi mesi si sta componendo, dopo lunghi e assidui contatti con i nostri amici di Etihad è stato deciso di passare alla due diligence finale. Questo vuol dire», ha aggiunto Del Torchio, «che c’è da entrambe le parti un forte interesse a concretizzare i contatti. Per questio ci siamo dati un mese di tempo per sistemare le cose che ancora sono da sistemare e formalizzare l’ingresso di Etihad in Alitalia».
Un mese che servirà non solo a Del Torchio e agli arabi per limare gli accordi, ma anche a Letta per convincere sindacati e banche a fare la loro parte.
A. Bas.