Alberto Gentili, il Messaggero 3/2/2014, 3 febbraio 2014
ALITALIA-ETIHAD C’È L’ACCORDO RIPRESA, È LITE SQUINZI-LETTA
La svolta, a sentire lo staff di Letta, è avvenuta proprio l’altra notte sotto le volte dorate e gli stucchi dell’Emirates Palace. Il principe Mohammed Bin Zayed Al Nahyan è andato verso Letta e gli ha offerto la mano.
L’ACCORDO
«Ok, mi fido. Affare fatto», ha poi detto. Ed è lì che di fatto sarebbe stata cementata la promessa di matrimonio di Etihad ad Alitalia. Una promessa che Letta giudica «una grande occasione», da non perdere: «Nei prossimi trenta giorni tutti devono lavorare per l’intesa, tutti dovranno assumersi le proprie responsabilità. Il governo farà la sua parte». Un appello rivolto essenzialmente ai sindacati alle prese con il doloroso nodo degli esuberi. L’annuncio di Alitalia che la trattativa è entrata «in una fase finale» e che da domani scatta una due diligence finalizzata al «possibile investimento» di Etihad in Alitalia, arriva mentre Letta sta svolgendo incontri a Dubai. Immediatamente il premier celebra il successo: «Serviva un incontro al massimo livello per sbloccare la trattativa. E l’incontro di ieri notte ha ottenuto i risultati sperati». Segue doppia annotazione con riflessi sulla politica interna: «Questi sono fatti, non chiacchiere», chiara l’allusione agli slogan di Matteo Renzi. E poi: «Mi occupo di tutti dossier, qui e in Italia senza distrazioni». Come dire, sono sul pezzo e non mi faccio scoraggiare dalla tattica attendista del leader Pd che continua a rinviare la firma del contratto di coalizione.
LA TRATTATIVA
Ma torniamo all’altra notte. Il principe di Abu Dhabi e patron di Etihad è seduto a capotavola sull’immancabile trono dorato. Sull’altro lato c’è Letta, intorno l’ad di Finmeccanica Alessandro Pansa, il capo di Eni Paolo Scaroni, più dignitari e ambasciatori. A un certo punto il principe Al Nahyan e Letta si allontanano seguiti solo da un paio di funzionari e dall’interprete. «Le chiedo di spiegarmi cosa sarà l’Italia tra dieci anni e perché dovrei fidarmi», attacca il principe. Letta comprende che non si tratta di una questione economica ma politica. Che la trattativa assomiglia molto a quella che si celebrerebbe sotto una tenda nel deserto. Si parte da lontano per arrivare al punto. Così il premier parla di «crisi finita», di «conti in ordine», di «debito pubblico finalmente in calo dopo anni». Dice che l’Italia «è un Paese che merita forti investimenti perché può dare forte redditività». Spiega soprattutto cosa significa entrare nel marchio Alitalia, il made in Italy, l’eccellenza ed «entrare nel cuore» del nostro Paese. Ed è qui che scatta la stretta di mano. Il «mi fido» scandito dall’emiro.
L’ULTIMA OCCASIONE
Ventiquattr’ore dopo i due sono ancora uno vicino all’altro. Sempre nell’Emirates Palace. Questa volta si firmano accordi commerciali davanti alla stampa. Letta esprime «grande soddisfazione» per l’accordo. Assicura che il governo «sostiene fortemente l’intesa» e che «affronta la questione con la massima flessibilità, senza aggiungere condizioni». Insomma, porte aperte. Strada spianata. Anche perché Etihad per Alitalia rischia di essere l’ultima occasione. Letta, per garbo e per non rischiare di indebolire la posizione di Alitalia, si limita a parlare di «grande occasione». Però lancia un avvertimento a soci e sindacati: «Ognuno lavori all’intesa, ognuno si assuma fino in fondo le proprie responsabilità». In gioco ci sono 300 milioni di euro e forse l’ingresso degli emiri in Aeroporti di Roma. Nessun accenno alla politica italiana: «Non leggo i giornali in queste ore, promuovo l’Italia», risponde irritato Letta a chi gli domanda di Renzi. Parla invece di privatizzazioni e “Destinazione Italia”: «Ho detto agli emiri che devono investire da noi», che le quote di Poste, Eni, Enel e Fincantieri sono ghiotte e redditizie. E qui scatta un accenno al suo destino politico: «Per avere fiducia nel futuro serve però continuità di scelte». Un Letta-bis, verrebbe da dire. Ma Letta se ne guarda bene. Oggi tappa a Dhoa, la capitale del Quatar. Domani a Kuwait city.
Alberto Gentili