Fulmini 4/2/2014, 4 febbraio 2014
DESERTO «A
volte mi pare di parlare nel deserto, e non mi riferisco all’Inter. E perché a volte, le situazioni che mi riguardano, non vengono valutate per come sono davvero. E qui ci può stare l’Inter: ancora ho il dubbio che non si siano capite fino in fondo le difficoltà di una stagione anomala come questa» (Walter Mazzarri).
RUMORE «Il rumore delle nuove vetture di F1 è diverso, mi ricorda i turbo Anni ’80. Ha qualcosa di sofisticato e scientifico» (Toto Wolff, comproprietario Mercedes).
FARSA «Guardate cosa è successo in questi ultimi giorni. Avevo predetto che sarebbe stato così, una farsa totale. La Fia e le squadre hanno insistito per avere i nuovi motori. Se vogliono correre in questo modo, dovrebbero partecipare a Le Mans» (Bernie Ecclestone).
PRESSIONE «Il momento più stressante per me è quello in cui stai per calciare un rigore: senti la pressione del mondo che ti guarda. Allora cerco di astrarmi e penso solo a colpire la palla» (Leo Messi).
COMPITI «La squadra finora è composta da tre persone: Fernando, che è il capo; Abad, il suo rappresentante che sarà anche il team manager della squadra, e io che avrò compiti di consulente e seguirò la direzione tecnica. Fernando per ora mi manda un compito via mail e io eseguo» (Paolo Bettini, tecnico del nuovo team di Alonso).
SUBITO «Mi ritengo fortunato di essere altoatesino. È bello, abbiamo tutto, il mare è a due ore di macchina. Siamo lavoratori, in movimento da mattina a sera. Finché non ho finito, non sto bene. Le cose si fanno ora e subito, non domani o dopodomani» (Armin Zoeggeler, portabandiera italiano a Sochi).
SEDERE/1 «Io sono un allenatore molto presente, che non vuole essere ossessivo ma pensa a molte cose. Il mio ruolo è anche fatto di mille piccole premure. Per esempio, se abbiamo un trasferimento in autobus, arrivo per primo e prendo il posto a sedere in modo da lasciarlo all’atleta, che non deve arrivare in piscina già stanca» (Philippe Lucas, coach di Federica Pellegrini).
SEDERE/2 «Il pattinaggio a rotelle mi ha dato una marcia in più, trasmettendomi la cattiveria giusta. Poi, con tutte le cadute sull’asfalto, quando sono passato allo short track non avevo più paura di finire col sedere sul ghiaccio» (Arianna Fontana, che a Sochi punta all’oro nei 500 metri).