varie, 3 febbraio 2014
APERTURA FOGLIO DEI FOGLI 3 FEBBRAIO 2014
Venerdì inizieranno a Sochi i XXII Giochi Olimpici invernali. Una grande operazione di immagine voluta da Vladimir Putin che rischia però di trasformarsi in un boomerang. Da alcuni mesi ormai si parla quasi esclusivamente dei possibili attacchi terroristici e delle proteste degli attivisti gay e per nulla degli atleti e delle gare che si svolgeranno fino a domenica 23 [1].
Sochi, la città più lunga d’Europa con 145 chilometri di costa, è una località balneare che si trova tra il Mar Nero e le montagne del Caucaso [2].
«Putin ha tirato fuori più di dieci miliardi di dollari e ingaggiato l’architetto olandese Erick van Egeraat, un appassionato di scatole da scarpe, che prende, perfora, deforma, piega, un costruttore di edifici dai contorni sfumati, un innamorato di Mondrian. Costui, su indicazione del presidente, ha costruito un arcipelago di 3,3 milioni di metri quadri, in forma di Russia, con fiumi artificiali che rimodelleranno la rete fluviale russa, l’orografia riprodotta in scala, due porti turistici incorniciati da chiese, centri sportivi, alberghi a cinque stelle. Tutto questo per dire che razza di show planetario ha in mente Putin» (Giorgio Dell’Arti) [3].
Cose dette nelle ultime settimane su queste Olimpiadi: che sono faraoniche (50 miliardi di dollari), calde (temperature da spiaggia primaverile), ingiuste (per le leggi contro la propaganda gay), blindate (da 40 a 100 mila a seconda delle fonti le forze di polizia schierate) [4].
Putin ha voluto dare una dimostrazione di forza organizzando i Giochi a un soffio dai luoghi in cui nasce la jihad russa. Di giorno in giorno si sono intensificati gli allarmi e i timori per le minacce e le azioni di terrorismo da parte dei ribelli islamici e degli indipendentisti ceceni, guidati dal signore della guerra che risponde al nome di Doku Umarov, 49 anni, una gran barba nera, che per l’aspetto ricorda qualche boss della mattanza jugoslava (dato per morto almeno sei volte, l’ultima pochi giorni fa) [5].
Doku Umarov, che si autodefinisce «Emiro del Caucaso», lo scorso luglio in un video ha rivolto un appello ai guerriglieri ceceni superstiti per organizzare attentati contro i civili in Russia in occasione delle Olimpiadi di Sochi. «Sono una danza satanica – ha detto – compiuta sulle ossa dei nostri antenati» [6].
La Cecenia è una piccola provincia, grande come la Campania, abitata da 300 mila persone, che sta attaccata al Daghestan. Molti indipendentisti ceceni si sono rifugiati qui. In Cecenia, infatti, il presidente Ramzan Kadyrov ha disinnescato, a quanto pare, la bomba del terrorismo islamico spingendo sull’islamizzazione stretta e controllata del Paese (dove alle donne è consigliato di girare sempre col velo e con gonne che non mostrino le gambe) e distribuendo soldi a man bassa: Putin gli avrebbe messo a disposizione per tener buoni tutti una ventina di miliardi di dollari [7].
«Si tenga conto che qui si combatte pure un pezzo di guerra siriana: Putin appoggia con forza Assad, ceceni e daghestani stanno con i ribelli» (Dell’Arti) [3].
Di certo saranno i Giochi più cari della storia. Fausto Biloslavo: «Putin ha parlato di 4,6 miliardi di euro per gli impianti sportivi, ma il grosso riguarda le infrastrutture, come l’aeroporto, le nuove strade, le ferrovie e i 43 alberghi. Secondo l’agenzia economica Bloomberg, il cerchio vicino al presidente russo, come l’amico d’infanzia Arkady Rotenberg, ha ottenuto appalti miliardari» [8].
Il budget iniziale di 12 miliardi di dollari, annunciato da Putin in Guatemala nel 2007 quando si aggiudicò i Giochi per il suo Paese, ha continuato a salire: 17, poi 22, quindi 27 miliardi. Fino al balzo finale degli ultimi mesi: 51 miliardi di dollari, quanto nessuno si era mai sognato di spendere nemmeno per le Olimpiadi estive che prevedono il doppio degli atleti, molte più gare e molte più località coinvolte [9].
Oggi Sochi è una città chiusa, vietata a tutti i veicoli con targhe di altre province. Gian Micalessin: «Una città in cui stranieri e i russi “non residenti” possono accedere solo esibendo una registrazione effettuata con tre giorni d’anticipo. E queste sono solo le premesse. Una volta ammessi nel sancta sanctorum atleti, spettatori e giornalisti dovranno rassegnarsi a vivere in una sorta di Truman Show, seguiti dalle decine di migliaia di telecamere sistemate in modo da sorvegliare qualsiasi movimento in città e sui campi di gara» [10].
Il servizio segreto russo Fsb lavora da tre anni al sistema Sorm, che intercetterà tutte le comunicazioni delle persone presenti ai giochi, atleti e squadre compresi [8].
Gli americani hanno predisposto un piano d’evacuazione d’emergenza nel caso di attacco terroristico: la società Global Rescue metterà a disposizione cinque aerei per spostare campioni come lo Bode Miller o lo snowboarder Shaun White [1].
Molti leader europei hanno deciso di disertare la cerimonia inaugurale (non Enrico Letta, sembrerebbe). Il premier belga Di Rupo, che non ha mai nascosto la sua omosessualità, ha detto di non avere i «Giochi Invernali nell’agenda». La cancelliera Merkel, il presidente francese Hollande, il premier israeliano Netanyahu, quello britannico Cameron e la presidentessa lituana Grybauskaité hanno deciso di restarsene a casa [11].
«Un boicottaggio che il Cremlino non poteva lasciar correre. Bruxelles stava trattando con Kiev l’associazione dell’Ucraina con l’Unione europea. Putin ha offerto 15 miliardi di dollari e la riduzione di un terzo del prezzo del gas. Il presidente ucraino Viktor Yanukovich ha accettato e voltato le spalle all’Ue. Mosca ha accusato l’Occidente di soffiare sul fuoco della rivolta. Che succederà ai Giochi? C’è chi ricorda le Olimpiadi di Melbourne del 1956: il 6 dicembre, poche settimane dopo l’invasione dell’Ungheria da parte delle truppe sovietiche, si svolse la semifinale di pallanuoto tra ungheresi e sovietici. La piscina si arrossò di sangue. Vinsero gli ungheresi. Vinsero i patrioti» (Leonardo Coen) [11].
Lo scrittore e dissidente politico Eduard Limonov: «Il boicottaggio è una scemenza, come lo è anche pensare che dopo le Olimpiadi seguiranno delle repressioni. Allo stesso modo è una stupidaggine immaginare che Putin si preoccupi che tutti i leader mondiali siano presenti alla cerimonia ufficiale. Ormai ha superato queste cose. Considera invece una sua vittoria personale l’avere trovato una soluzione diplomatica sulla Siria. Ha anche impedito l’integrazione dell’Ucraina con l’Ue, nonostante ora la situazione nel Paese sia difficile» [12].
La scelta provocatoria fatta da Barack Obama di affidare la bandiera americana per le Olimpiadi di Sochi a due ex atlete dichiaratamente lesbiche, Billy Jean King la tennista e l’hockeysta Caitlin Cahow per umiliare Putin, è soltanto l’ennesima dimostrazione di quanto irresistibile sia quel palcoscenico a cinque cerchi per chi vuole vincere medaglie nel mondiale della politica [13].
I rapporti con Putin sono di nuovo in tensione sull’Ucraina, dove la Casa Bianca denuncia le interferenze russe. Federico Rampini: «Sullo sfondo c’è anche la sfida energetica, con l’America che ha superato la Russia nella produzione di gas naturale e presto comincerà a esportarlo riducendo i prezzi mondiali e le entrate di Mosca. Sui diritti dei gay, Putin ha forse sottovalutato l’importanza che hanno nell’America di oggi: Obama considera la parità come uno dei lasciti più simbolici della sua presidenza, e spesso traccia un parallelo con le lotte dei neri per i diritti civili negli anni Sessanta» [14].
Putin non ha alcuna voglia di fare brutte figure in mondovisione, fosse anche solo per piccole ma eclatanti proteste di dissenso politico. Franco Fava: «Per smorzare i toni del confronto con le organizzazioni dei diritti umani, nell’ultimo periodo ha indossato i panni di leader indulgente. Dapprima con l’amnistia natalizia alle Pussy Riot e agli attivisti di Greenpeace e poi concedendo la grazia all’ex patron di Yukos, e rivale politico, Khodorkovsky, dopo dieci anni di Siberia. Fino alla concessione di una specifica area a 18 km da Sochi, in cui si potrà protestare. Ma sempre previa autorizzazione» [5].
Note: [1] Flavio Vanetti, Sette 31/1; [2] Anna Zafesova, La Stampa 31/12/2013; [3] Giorgio Dell’Arti, La Gazzetta dello Sport 21/12/2013; [4] Emanuela Audisio, la Repubblica 31/1; [5] Franco Fava, Corriere dello Sport 18/1; [6] Antonella Scott, Il Sole 24 Ore 31/12/2013; [7] Nicola Lombardozzi, la Repubblica 30/12/2013; [8] Fausto Biloslavo, Panorama 24/10/2013; [9] Fabrizio Dragosei, Corriere della Sera 26/1; [10] Gian Micalessin, il Giornale 21/1; [11] Leonardo Coen, il Fatto Quotidiano 28/1; [12] Anna Lesnevskaya, il Fatto Quotidiano 29/1; [13] Vittorio Zucconi, la Repubblica 19/12/2013; [14] Federico Rampini, la Repubblica 19/12/2013.