Simone Porrovecchio, il Venerdì 31/1/2014, 31 gennaio 2014
GRATTACIELI RECORD: QUANDO LORO VANNO SU LA BORSA SCENDE GIÙ
La Cina vuole toccare il cielo. Dovrebbero iniziare in estate a Changsha i lavori per la costruzione dello Sky City One, il grattacielo più alto del mondo (838 metri). Simbolo di potenza economica o segno premonitore di crisi? Uno sguardo sulla finanza degli ultimi 150 anni mostra una relazione inquietante: alla realizzazione di grattacieli da record si associa (quasi) sempre una crisi economica. Lo sostiene uno studio del docente di finanza Gunter Löffler, dell’Università di Ulm, sul Journal of Financial Research.
Löffler ha esaminato il mercato finanziario tra il 1871 e il 2009. E ha trovato che all’apertura del cantiere del Singer Building di New York, del 1906, segue il «panico del 1907», primo grande crollo della Borsa Usa. Vent’anni dopo, sempre a New York, la costruzione di Chrysler ed Empire State Building accompagna l’inizio della Grande Depressione. I lavori delle Twin Towers (1971-73) coincidono con la crisi petrolifera. Quelli per le Petronas Twin Towers di Kuala Lumpur (1992- 1998) vanno associati invece alla caduta delle Borse asiatiche (partita nel ‘97). L’ultima crisi globale è stata preceduta nel 2007 dall’apertura del cantiere dello Spire di Chicago, poi abbandonato. E l’attuale grattacielo record, il Burj Khalifa di Dubai (829 metri), è stato terminato nonostante il crollo immobiliare del 2008 grazie al denaro di uno sceicco. «Le costruzioni da primato si associano a cali improvvisi delle Borse che per 3-5 anni si attestano su un valore del 20 per cento inferiore rispetto al periodo precedente» dice Löffler. Le cause? Alla base dei grattacieli e delle crisi c’è la stessa cosa: «L’euforia propagata in certi periodi dal mercato finanziario che diventa ottimismo irragionevole e porta a ignorare i rischi».