Valeria Fraschetti, il Venerdì 31/1/2014, 31 gennaio 2014
SOCIALIZZARE A TOKYO È UN’IMPRESA TOSTA: GLI AMICI SI AFFITTANO
Non è per tutti facile stringere amicizie, ma per i giapponesi pare che sia un’impresa tostissima. Così difficile che alcuni, invece di sforzarsi di trovare compagnia, preferiscono prenderla a noleggio. Proprio così: amici in affitto per il tempo di una cena, di una serata in discoteca o di una festa, evitando così l’imbarazzo di presentarsi da soli in pubblico, di apparire poco «cool» o, semplicemente, per scansare le responsabilità che una vera relazione comporta. Il servizio, offerto da un crescente gruppo di agenzie specializzate, è l’ultimo, allarmante segnale che arriva da una nazione dove la solitudine sta diventando un problema sociale tanto diffuso da aver generato persino un termine, hikikomori, per chiamare i numerosi casi di giovani eremiti metropolitani che scelgono di isolarsi completamente dalla società.
In Giappone, si sa, il confine tra reale e virtuale è assai fluido e la paura per il giudizio sociale più diffusa che altrove. Così, affittare comparse è già da tempo un fenomeno che ha creato un fantasioso mercato che va incontro a ogni evenienza o disagio sociale. C’è chi noleggia stranieri come ospiti di matrimoni per renderli più esotici e preti per celebrare nozze fittizie. Ci sono donne single disposte a pagare 50 dollari l’ora perché un attore si finga marito durante un’accesa riunione di condominio. E società, come la Hagemashi Tai, che in occasione di funerali e matrimoni mettono a disposizione persino «genitori, zii o nonni» per colmare l’eventuale assenza di quelli reali.
L’affitto di amici, però, è diventato velocemente il servizio più richiesto tra queste agenzie specializzate. Secondo il giornale Yomiuri Shimbun solo la società Client Partners, con filiali in tutto il Paese, riceve decine di richieste per nolo di amici al mese, che soddisfa di buon grado all’onerosa cifra di 28 dollari all’ora, costi di trasporto inclusi. «Sono persone che mancano di sicurezza in sé stessi» spiegano dall’agenzia «particolarmente sensibili al giudizio degli altri». E troppo incollate a videogame e smartphone, sostengono gli psichiatri.