Luciana Grosso, il Venerdì 31/1/2014, 31 gennaio 2014
DA OGGI NEL NEPAL LE DEE BAMBINE HANNO LA PENSIONE
Da dee a pensionate. Sembra un’assurdità, ma invece è una grande conquista per le Kumaris, le dee bambine del Nepal, che tengono viva la tradizione nepalese, secondo la quale in tutto il Paese devono sempre esserci tredici dee viventi (anche se il numero è incerto e varia a seconda delle interpretazioni). Le piccole divinità, che dimostrano di essere le prescelte attraverso 32 durissime prove cui vengono sottoposte attorno ai quattro anni, sono considerate l’incarnazione vivente della dea vergine Durga. Il loro rango fa sì che vivano isolate nei loro palazzitempli, senza più entrare in contatto con il mondo terreno, fino al raggiungimento della pubertà. Il primo ciclo mestruale, sempre secondo la tradizione, le rende impure e, di conseguenza, le fa decadere dal rango divino a quello mortale. E quel giorno, per loro, cominciano i guai.
Una volta perduta la divinità le, ormai ex, dee escono dal castello e tornano al mondo, nel quale però difficilmente sanno orientarsi, poiché non lo hanno mai visto né conosciuto. Per aiutarle a recuperare i tempo perduto, mettersi in pari con le loro coetanee, e magari anche studiare, il consiglio della città di Kathmandu ha deciso di garantire un sussidio alle giovani divinità decadute. Per i primi dieci anni successivi al menarca le giovani riceveranno 10 mila rupie al mese, cifra che servirà loro per pagare gli studi e, se lo vorranno, l’università. La decisione della città di Kathmandu va nella stessa direzione di un’altra, relativamente simile, presa nel 2008 dalla Corte Suprema del Nepal, che stabilì per le Kumaris il dovere, sia pur senza uscire mai dal palazzo, di studiare e sostenere gli stessi esami degli altri bambini.