Anastasiia Vilnovytska, L’Espresso 31/1/2014, 31 gennaio 2014
DIARIO DELLA RESISTENZA
Dalla mia finestra ho visto alzarsi le prime barricate, costruite con pezzi di panchine, pneumatici, filo spinato, ghiaccio e rocce. Era il primo dicembre. Le barricate proteggono la piccola, ma resistente zona di Kiev che abbiamo chiamato Euromaidan (Piazza Europa). Era il primo dicembre. Da allora, ogni mattina e ogni sera attraverso Euromaidan a piedi. Agli ingressi delle barricate sono accolta da uomini, giovani e vecchi, con caschi e bastoni. I loro volti sono neri per il fumo dei pneumatici bruciati. Non sono poliziotti, ma le brigate della nostra difesa. Mentre la polizia aggredisce i manifestanti, arresta i feriti negli ospedali, protegge i delinquenti che ci attaccano, è grazie al lavoro di questi coraggiosi che l’interno di Euromaidan sembra ormai il luogo più sicuro dell’Ucraina. «Slava Ukraini!», dico io. «Heroyam Slava!», risponde la guardia. «Gloria per l’Ucraina!». «Gloria per gli eroi», è ormai il saluto d’ordine nella piazza, come per chiunque stia con l’Eurorevolution. Ecco il mio diario degli ultimi fatti.
15 GENNAIO - I tribunali vietano di nuovo le manifestazioni pacifiche. Abbiamo notizie di attivisti rapiti e picchiati. Gruppi di teppisti, i “titushki”, attaccano i civili per strada, mentre i volontari che pattugliano la città in auto cercano di fermarli.
16 GENNAIO - La maggioranza che sta col presidente ha votato una serie di emendamenti, per alzata di mano, che rendono impossibile continuare le proteste pacifiche senza infrangere la legge.
19 GENNAIO - Quando si proibisce il dissenso pacifico, si ottiene solo violenza. Le prime file della polizia sono composte da ragazzi giovanissimi arruolati solo un paio di mesi fa. I veri bastardi della polizia antisommossa, la Berkut, li usano come scudi umani contro i manifestanti.
20 GENNAIO - Mi sono offerta volontaria presso il campo medico della Croce Rossa in via Hrushevskoho dove sono avvenuti violenti scontri. Mi occupo di lesioni non gravi, pulisco gli occhi da gas lacrimogeni e distribuisco maschere, respiratori e occhiali. Alle mie spalle, i medici curano tagli, ustioni e ferite da proiettili di gomma. Ci vogliono dieci minuti per abituarsi ai lacrimogeni. Ma è impossibile abituarsi a vedere i medici trascinare i feriti fuori dalla linea del fuoco, sapendo che non li potranno portare negli ospedali, perché la polizia è li ad aspettare per arrestarli e torturarli.
22 GENNAIO - Tra i manifestanti, i primi morti. Il campo medico è stato distrutto dalla Berkut, i medici e i volontari con cui ho lavorato sono stati feriti. Costruiamo barricate nuove e più forti. Una donna anziana raschia la neve dal marciapiede con un calzascarpe. Altri mettono la neve nei sacchi e la usano per rafforzare le barricate. Gira una battuta che dice: “Un ucraino ha bisogno di due mesi per mettere una mensola in bagno e di 30 minuti per costruire una barricata con la neve”.
23 GENNAIO - Anche per via dei media filo governativi o censurati, molti in città non si accorgono di che cosa sta accadendo, o scelgono di non accorgersene. In metro, una donna protesta per l’odore dei pneumatici trasportati dai ragazzi. Con calma i ragazzi rispondono: «Questo è l’odore della libertà, ma lei non lo conosce».
26 GENNAIO - Oggi c’è stato il funerale degli eroi di Euromaidan officiato da sacerdoti di diverse confessioni. Sono gli stessi che benedicono i manifestanti ogni mattina e si dispongono tra loro e la polizia per prevenire la violenza. Il governo minaccia di proclamare lo stato di emergenza, con il taglio delle comunicazioni e il coprifuoco. Abbiamo paura, proviamo a scherzarci su e a fare piani per incontri segreti, parole chiave e piccioni viaggiatori.
27 GENNAIO - Questa mattina la temperatura esterna è di 15 sottozero. La notte scorsa è scesa a meno 23. Per fortuna Euromaidan ha cucine da campo e volontari che distribuiscono tè caldo, zuppe e pasti. Abbiamo trascorso due mesi al gelo nelle tende, lontano da lavoro e famiglie. Da perfetti sconosciuti siamo diventati una famiglia. Nella piazza di Euromaidan vedo il paese dove voglio vivere, lavorare e crescere i miei figli.
28 GENNAIO - Arriva la notizia che il premier si è dimesso, sono state cancellate le leggi contro le proteste ed è stata proposta un’amnistia per gli arrestati. Segnali che sarebbero stati positivi se fossero arrivati a novembre, prima della violenza e dei morti. Mi viene in mente un nostro vecchio proverbio: “Mi togli tutto per ridarmi la metà”. Adesso qualsiasi cosa che non siano le dimissioni di Yanukovich è inaccettabile. Credo che nessuno lascerà Euromaidan finché non saranno annunciate nuove elezioni del presidente e del parlamento. Io di certo non mi muovo.
Anastasiia Vilnovytska
giovane attivista dell’opposizione