Umberto Broccoli, Sette 31/01/2014, 31 gennaio 2014
JE T’AIME... MOI NON PLUS
1969
13 giugno, venerdì. I quotidiani costano 60 lire e Il Messaggero afferma deciso: «Per Landini non c’è prezzo, dice Herrera». Helenio Herrera è l’allenatore della Roma (dopo aver trionfato nell’Inter di Moratti), Fausto Landini un calciatore: sarebbe rimasto alla Roma anche se avessero offerto un miliardo, prezzo considerato inarrivabile. Ovviamente è un miliardo di lire, poco più dei nostri cinquecentomila euro. 22 giugno, domenica. Con Landini in campo la Roma vince la Coppa Italia contro il Cagliari di Gigi Riva. Doppietta di Joaquim Peirò e (per dirla alla Enrico Ameri, voce epica di Tutto il calcio minuto per minuto) “accorcia le distanze” proprio Riva, lombardo di Leggiuno, entrato nella mitologia della Sardegna assieme ai nuraghi. Forse è meglio parlare di calcio in quell’estate del 1969, anno dell’autunno caldo, spento nel dicembre gelido e oscuro della strage di piazza Fontana a Milano. L’estate è calda almeno quanto l’autunno, sia pur per motivi radicalmente differenti. Viaggia sui chopper, la motocicletta di Easy Rider, di tendenza assoluta, benché scomoda e pericolosa. Per la leggenda, pare sia stata pensata da Ben Hardy, un meccanico afroamericano di Los Angeles. A un’asta della polizia, Hardy compra quattro Hydra Glide motorizzate Harley-Davidson Panhead, spende cinquecento dollari per ognuna, le modifica con quelle forcelle allungate e quel manubrio a fontana. Nasce la trasgressione a due ruote, appariscente e contro ogni regola dei codici della strada: i chopper, ancora oggi, sono la quintessenza dell’ instabilità. Nonostante tutto, Peter Fonda (Wyatt “Capitan America”) e Jack Nicholson (George Hanson) cavalcano quelle motociclette stravaganti da Los Angeles alla Louisiana, accompagnati soprattutto dalla musica dei Byrds (Ballad of Easy Rider). Non basta. In quell’estate si diffonde Je t’aime... moi non plus. Ed è leggenda.
Vietata ai minori. Dovrebbe essere solo una canzone scritta da Serge Gainsbourg e interpretata con Brigitte Bardot. Ma nel disco è simulato un rapporto a porte chiuse, ascoltato così dal buco della serratura, senza far mancare nulla all’immaginazione: dal sospiro ansimante e ansimato alla frase esplicita “Je vais et je viens entre tes reins”. Parole chiarissime benché in francese e traducibili grazie anche a quei sospiri, da sempre il più universale dei linguaggi. La leggenda prosegue: interpretando, i due protagonisti si lasciano prendere un po’ troppo la mano e traspare anche altro. Ma Brigitte sta con Gunter Sachs e quel tipo di altro non è bello. Per cui Brigitte chiederà a Serge di non far uscire il disco. Così sarà. Serge, nel frattempo (o forse al tempo stesso), frequenta Jane Birkin: pubblicherà con lei Je t’ aime... moi non plus, un 45 giri sul quale in Italia campeggia la scritta “vietato ai minori di 18 anni”. Il moralismo non conosce il ridicolo, quando deve tentare di arginare la trasgressione. Logicamente noncuranti del divieto, le voci proibite gireranno il mondo accompagnando le vacanze in motocicletta dei ragazzi del ’69. Gracchieranno nei mangiadischi sulle spiagge, scrosceranno dagli altoparlanti dei juke-box in balere e stabilimenti balneari, si insinueranno ammiccanti anche nelle orecchie vietate grazie alle casse stereo Hi-fi, l’alta fedeltà differente dall’altra fedeltà, ambedue diffuse in misura uguale alla fine dei Sessanta. La leggenda dilaga: chi aveva la fortuna di ascoltare Serge e Jane da un impianto stereo, stupito raccontava: «Secondo me hanno registrato dal vivo, mentre...». E in quel “mentre” c’era tutta la voglia di realismo trasgressivo del momento. Il 1969 era questo: fughe forti in avanti e tentativi altrettanto forti di arginare la piena. Per cui ad agosto il procuratore della Repubblica di Milano chiederà sequestro e distruzione del 45 giri “per oscenità”. La Rai non solo vieterà la trasmissione del brano, ma Lelio Luttazzi in radio non potrà nemmeno dire che Je t’ aime... moi non plus è al primo posto della Hit parade dei dischi più venduti. Ci sarà un compromesso all’italiana: Giorgio Albertazzi e Anna Proclemer incideranno Ti amo... e io di più con un testo di Claudio Daiano in cui “Je vais et je viens entre tes reins” viene tradotto con “vado e vengo dentro gli occhi tuoi”. Scomodo, ma rappresentativo di quel 1969.