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 2014  gennaio 31 Venerdì calendario

ECCO I CAPITANI D’INDUSTRIA CHE HANNO GIÀ PRESO IL «LARGO»


La scelta di Sergio Marchionne di trasferire la sede legale del grup­po Fiat ad Amsterdam e quella fi­scale a Londra mette a nudo le de­bolezze dell’Italia. Sindacalisti e politici chiedono, con varie grada­zioni, garanzie per gli stabilimenti italiani, ma è un dato di fatto che la conquista dell’americana Chry­sler ha dato al Lingotto il definiti­vo status di «fabbrica globale». E Torino così si comporta, a partire dalla nuova denominazione: «Fiat Chrysler Automobiles». Quello degli Agnelli non è, peral­tro, un caso isolato. La famiglia Ferrero, pur mantenendo ad Alba l’impianto storico, ha per esem­pio sistemato a Lussemburgo la se­de dell’omonimo colosso dolcia­rio, noto in tutto il mondo per la Nutella, i cioccolatini Rocher e gli ovetti Kinder. Così come ha la «te­sta » oltre le Alpi StMicroelectroni­cs: il gruppo di semiconduttori, probabilmente in omaggio al pro­prio Dna italo- francese, ha la sede sociale ad Amsterdam e quella am­ministrativa a Ginevra. Così come la famiglia Rocca vende da Lus­semburgo le tubazioni di Tenaris ai big dell’industria petrolifera in­ternazionale.
Fiat Chrysler Automobiles, in buona sostanza, arriva quarta su una strada già battuta e sulla qua­le forse si incammineranno altri gruppi, vista la complessità di fare impresa in Italia. Complice la ri­cerca di minori tasse, minori obbli­ghi­burocratici e minori vincoli in­formativi, sono poi un buon nume­ro gli industriali che hanno porta­to all’estero le rispettive «cassefor­ti »: si trovano in Olanda sia la hol­ding della Italmobiliare dei Pesen­ti, sia quella di Vittoria Assicura­zioni, della famiglia Acutis. Sono invece in Lussemburgo le «radici» di Luxottica,la multinazionale del­l’­occhialeria di Leonardo Del Vec­chio. È poi sufficiente sfogliare lo studio R&S Mediobanca (i dati si ri­feriscono al 2012), per imbattersi in casi altrettanto significativi, co­me gli elettromestici De’ Longhi; le caramelle e i «chupa chupa» del­la Perfetti Van Melle o i trattori e i mietitrebbia della Same Deutz-Fahr, le cui holding sono tutte ubi­cate tra Olanda e Lussemburgo.
Il trasloco non deve lasciare adi­to a dubbi, altrimenti si rischia di fi­nire come Miuccia Prada e Patri­zio Bertelli, a cui la Procura conte­sta di aver evaso 470 milioni.
Sempre R&S Mediobanca dà poi piena evidenza della rete este­ra della «pubblica»Eni.Pur mante­nendo la sede a Roma, la multina­zio­nale del petrolio guidata da Pa­olo Scaroni e che ha nel ministero dell’Economia il suo primo azioni­sta, ha a Londra o ad Amsterdam buona parte delle società che se­guono l’estrazione di greggio in mezzo mondo:dall’Angola alla Ci­na, dall’Irak al Venezuela. Le ra­gioni vanno dal diritto tributario, al regime fiscale fino a diversifica­zioni di valuta per altre controlla­te. Così come, del resto, l’indu­stria dei fondi di investimento e quella assicurativa, vantano di norma avamposti a Dublino o Lus­semburgo, per sfruttarne i vantag­gi fiscali e normativi.