Claudio Del Frate, Corriere della Sera 31/01/2014, 31 gennaio 2014
NEL DOCUMENTARIO IN TV BERNA ACQUISTA LA LOMBARDIA ED È SUBITO BOOM DI ASCOLTI
«Storie» è il titolo di un coraggioso programma che la tv della Svizzera italiana manda in onda la domenica sera. Coraggioso perché trasmette documentari in prima serata e totalizza un «signor» 20% di share. Domenica scorsa «Storie» ha fatto però il botto con una docu-fiction in cui si narrava l’annessione della Lombardia alla Svizzera; e l’indice d’ascolto ha toccato 31,4 punti, record assoluto. «Ci sono stati spettatori che ci hanno chiamato durante la trasmissione per sapere se fosse tutto vero, abbiamo rischiato di fare come Orson Welles e la famosa puntata sullo sbarco dei marziani...» se la ride Luca Jaeggi, il produttore di «Storie». A lui e al regista Fulvio Bernasconi si deve l’ideazione della docu-fiction, intitolata «Operazione Lombardia» in cui immagini d’archivio si alternano a scene realizzate ad hoc e per le quali personaggi reali si sono prestati a interpretare la parte di se stessi. Tra gli altri l’ex presidente della Confederazione Elvetica Moritz Leunberger, il sindaco di Lugano Marco Borradori, il giornalista Gad Lerner. La trama prende l’avvio da un fatto reale: nel marzo 2012, Ueli Maurer, attuale ministro della difesa svizzero dichiarò piatto piatto che per lui la fusione tra Svizzera e Lombardia si poteva fare. «D’altro canto il 90% dei nostri scambi con l’Italia riguarda quella regione» disse suscitando gli immediati hurrà di Umberto Bossi. In «Operazione Lombardia» si ipotizza che quelle parole abbiano un seguito e che vengano convocati febbrili vertici a cui partecipano Berlusconi, Tremonti, Prodi alle prese con l’incolmabile debito pubblico italiano. Alla fine ci si mettono di mezzo i cattivi, nel caso la banca Goldman Sachs che manda a monte la trattativa. Mica finita: un patriottico funzionario del governo di Berna si improvvisa hacker, tenta di sabotare i computer della banca ma viene ucciso. «Tutta la prima parte del racconto è molto realistica ma il finale vira decisamente nel grottesco: ci siamo concessi un divertissement» confessa Luca Jaeggi. Ma il successo di ascolti la dice lunga: i rapporti tra Ticino e Italia non sono mai stati così febbrili e al tempo stesso tesi; i 60mila lavoratori del Belpaese che ogni giorno varcano la frontiera determinando il crollo dei salari in Svizzera, la guerra di Roma all’export di capitali, il referendum (9 febbraio prossimo) con cui Berna potrebbe rimettere un tetto all’immigrazione sono tutti temi di strettissima attualità a nord di Chiasso. «La docu-fiction ha spaccato in due il pubblico – racconta il produttore – tra chi si diceva contento (e convinto) dell’unione con la Lombardia e chi invece ne era inorridito. Ma qualunque argomento riguardi l’Italia, di questi tempi, è seguitissimo. Io stesso sarei felice dell’allargamento dei nostri confini».
Fin qui la fantapolitica. Ma cosa accadrebbe se il progetto si avverasse? La Svizzera vedrebbe di colpo la sua popolazione più che raddoppiata (da 8 a 18 milioni), l’italiano diverrebbe il ceppo linguistico prevalente mettendo nell’angolo francesi e tedeschi e ridimensionando il ruolo di città come Berna o Ginevra. Come dire: è stato bello sognare ma tanti saluti. «Nemmeno per i lombardi sarebbe un affare – puntualizza Fabrizio Guelpa, responsabile dell’osservatorio sui distretti industriali di Intesa SanPaolo – perché uscire dall’area di libero scambio della Ue e affidarsi a una moneta rifugio come il franco svizzero non è il massimo per un’economia che vive di export». Di sicuro una categoria di persone ci guadagnerebbe dal passaggio, i tifosi di Milan e Inter. Visti i tempi, col trasloco delle loro squadre al campionato elvetico qualche soddisfazione in più potrebbero togliersela.