Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2014  gennaio 31 Venerdì calendario

ECCO PERCHÉ MARCHIONNE VERSERÀ LE IMPOSTE IN GRAN BRETAGNA


Quali sono, davvero, le intenzioni della Fiat e gli sviluppi futuri della nuova Fca annunciata dalla Fiat? Osservatori e analisti si interrogano su questi aspetti, di difficile interpretazione vista la complessità fiscale, ma rilevanti. Qualche aiuto lo offre l’intervista di ieri alla Stampa del presidente di Fiat, John Elkann. Altre informazioni vanno ricercate direttamente in Gran Bretagna.
Cosa comporta per Torino 1. il trasferimento della sede legale in Olanda e di quella fiscale in Gran Bretagna?
Dice John Elkann alla Stampa: “Torino sarà il centro di un mercato immenso che copre Europa, Medio Oriente e Africa”. Inoltre “qui è il cuore del progetto Premium”. Appunto, Torino non sarà più il centro direzionale ma una delle quattro direzioni territoriali (insieme ad Asia, Latinoamerica e America del nord) in cui è divisa l’attività Fiat. L’immensità , poi, è riferibile al 19% dei ricavi complessivi del gruppo di cui il 53% proviene dai paesi Nafta (Usa, Canada e Messico). L’attività Premium, per il momento, è una scommessa.
2. Perché la sede legale è in Olanda ed è diversa da quella fiscale?
Il diritto societario olandese, spiega il tributarista Raffaele Lupi, docente all’Università di Tor Vergata, “è molto flessibile e consente ai soci di detenere diritti di voto superiori al numero delle azioni possedute”. In tal modo, gli Agnelli blindano il loro controllo. Lo stesso è stato fatto con la fusione tra Fiat Industrial e la Cnh collocata, appunto, in Olanda.
3. La sede fiscale, invece, è in Gran Bretagna. Quali sono i principali vantaggi per la Fiat?
Il Regno unito ha pubblicato A guide to Uk taxation, la guida alla tassazione in Gran Bretagna, che risponde alle domande principali. A partire dalla tabellina di pagina 3 che illustra il Corporation tax rate, cioè la tassa applicata alle aziende nei paesi del G20. Il paese più conveniente, con il 20% di tassazione (dal 2015) è proprio la Gran Bretagna. L’Italia è al 13° posto con il 31%. All’ultimo posto ci sono gli Stati Uniti con il 40%. La Fiat non fugge solo dall’Italia ma, in parte, anche dagli Usa.
4. Quanti sono realmente i vantaggi fiscali?
La guida conta 24 pagine e in ognuna c’è un codicillo che può favorire la Fiat. In ogni caso, un punto realmente vantaggioso, può essere quello relativo al regime Controlled Foreign Company (Cfc) per le aziende che hanno controllate all’estero. Se l’azienda accetta di rientrare in un “regime controllato” avrà l’esenzione totale dei profitti guadagnati con le controllate estere ma anche una tassazione effettiva del 5% per i flussi finanziari con le controllate. Tassazione che può arrivare a zero, ad esempio, quando i fondi per i flussi sono generati all’estero. Inoltre, per permettere alle multinazionali che si spostano in Gb di adeguarsi alla normativa è previsto un intero anno di esenzione fiscale.
5. Qual è la differenza con l’attuale tassazione italiana?
Quando parliamo dei benefici fiscali ci si riferisce solo alla holding che controlla le altre partecipate che pagano, ognuna nel proprio paese, le tasse sugli utili lì prodotti. A essere tassati, quindi, sono i dividendi ottenuti dalle controllate e per l’Italia questa tassazione è fissata al 27,5% del 5% di quanto ricavato. Il restante 95% si ritiene già versato nel paese di produzione. Nel 2012 i dividendi incassati da Fiat spa ammontavano a 1,03 miliardi di euro.
6. La Fiat è un’azienda che ha una grande attività di ricerca e innovazione. Ci sono vantaggi anche su questo lato, come ad esempio i brevetti?
La guida alla tassazione inglese esalta la sua Patent box, la tassazione “per incoraggiare lo sviluppo e lo sfruttamento della proprietà intellettuale” fissata al 10%. Nel 2012 la Fiat deteneva oltre 8.000 brevetti per un volume di costi di oltre 2 miliardi.
7. Esiste un legame con la nuova presenza negli Stati Uniti della Fiat? In fondo, non è solo la Fiat a trasferirsi in Gran Bretagna ma anche la Chrysler.
È sempre John Elkann, nell’intervista citata, a parlare di Londra come luogo con un “regime più favorevole per gli investitori americani”. Questo in virtù delle convenzioni tra i due paesi e di una relazione storicamente privilegiata. Non ultima, la decisione di quotare la Fca a Wall Street, piazza di assoluto riferimento per la City londinese.