Maurizio Molinari, la Stampa 31/01/2014, 31 gennaio 2014
OTTO ANNI SENZA LAVORO: IL COMICO ASSOMIGLIA TROPPO A AHMADINEJAD
Assomiglia troppo a Mahmud Ahmadinejad, per otto anni ha dovuto rinunciare a fare l’attore e ora spera in Hasan Rouhani per essere «riabilitato» e tornare sul set. Al centro della vicenda c’è Mahmoud Basiri, uno dei volti più noti di cinema e tv a Teheran, che ha affidato all’Isna - l’agenzia di stampa degli studenti iraniani - il racconto di quanto gli è avvenuto dall’indomani dell’elezione di Ahmadinejad alla presidenza, nel giugno del 2005. «Erano passate poche settimane dalla inattesa vittoria e più volte avevo sentito circolare delle battute sulla mia vaga somiglianza con lui», ricorda Basiri, spiegando che all’inizio non aveva preso troppo sul serio le voci su un presunto malumore di Ahmadinejad per questa coincidenza «della quale, credetemi, non ho alcuna colpa».
«Ma con il passare delle settimane le indiscrezioni divennero sempre più insistenti, fino a quando fu il mio avvocato a chiamarmi, informandomi del fatto che nessun produttore iraniano mi voleva più», ricorda, esprimendo una certa amarezza per essere stato vittima di una esclusione mai ufficialmente dichiarata. Né il governo della Repubblica Islamica nè le autorità responsabili delle produzioni artistiche hanno mai reso noto che Basiri fosse divenuto «inadatto» al video ma la scelta è apparsa sempre più evidente.
Anche perché, come tiene a sottolineare, «da un giorno all’altro mi accorsi che il mio volto era stata depennata da alcune serie, e non ero più nel girato di film che stavamo realizzato e avrebbero dovuto uscire nei mesi seguenti».
Poiché Basiri è soprattutto un attore comico, apprezzato per battute e una forte espressività facciale, è verosimile che Ahmadinejad abbia temuto conseguenze negative per la propria immagine personale e politica. Impegnato a duellare con il mondo intero sul programma nucleare, acerrimo nemico di Israele e protagonista del negazionismo sull’Olocausto, Ahmadinejad ha forse identificato con Basiri il rischio di perdere autorità nel rapporto con il pubblico iraniano e internazionale.
Ma l’attore ancora oggi non si capacità del veto che lo ha colpito: arrivato a 66 anni di età, con alle spalle alcune dei film più popolari, da «Madar» a «Alo! Alo! Man joojoo-am», e un grande seguito di appassionati, si è trovato ad essere escluso dal suo mondo «nello spazio di un mattino e senza neanche ricevere una giustificazione da chicchessia».
«In particolare ciò che mi ha fatto più male è stato il comportamento di tante persone a me vicine che da un giorno all’altro non mi hanno più salutato né chiamato. Mi sono sentito sprofondare, come se fossi improvvisamente morto», confessa ora, sottolineando come solo tre nomi dello spettacolo di Teheran durante questi «interminabili anni» hanno continuato a essergli vicini: Davoud Rashidi, Mahmoud Ostad Mohammad e Marzieh Bourmand.
Se Basiri racconta ora quanto gli è avvenuto è perché, dopo un silenzio lungo quanto il doppio mandato di Ahmadinejad, spera di ricevere l’autorizzazione a tornare sul set, ora che Hasan Rouhani ha preso le redini dell’Iran con Javad Zarif, il ministro degli Esteri che ha un debole per il cinema. Se il distacco di Rouhani da Ahmadinejad è iniziato con la telefonata a Barack Obama e l’avallo della intesa interinale sul nucleare, ora potrebbe continuare con la riabilitazione dell’attore. Nel tentativo di riemergere dall’ombra, Basiri svela anche un altro episodio: «Vi furono produttori che vennero da me per chiedermi di prendere parte a una produzione sulle elezioni, dovevo recitare un ruolo specifico indossando la giacchetta di Ahmadinejad». Ovvero, un capo di abbigliamento venduto all’asta tre anni fa per circa 15 mila dollari.
Sebbene Basiri non faccia il nome di chi gli avanzò la proposta, tiene a dire che «rifiutai subito, anche di prendere un tè con lui» testimoniando così rispetto per lo stesso Ahmadinejad che lo aveva messo al bando dal set. «Potrei interpretare il ruolo di Ahmadinejad solo se lui fosse d’accordo», aggiunge, al fine di assicurare al governo iraniano che un eventuale ritorno al set non comporterà rischi di immagine per l’ex Presidente.
Ironia della sorte vuole che se Rouhani deciderà di far cadere il bando nei confronti di Basiri, ad applicare la decisione sarà la stessa persona che finora ne ha garantito la totale esclusione dal set. L’Ente per la produzione radiofonica iraniana (Irib) è presieduto dal 2004 dall’Ezatollah Zarghami, il cui mandato quinquennale - già rinnovato una volta - scade nel novembre 2014. Zarghami è un nome ben conosciuto dall’Unione Europea perché è stato inserito nella lista nera dei personaggi del governo di Teheran oggetto di sanzioni ad personam in ragione del ruolo che ebbe nel 2009, quando dopo le proteste dell’Onda Verde seguite alla rielezione di Ahmadinejad mandò in onda le «confessioni spontanee» di studenti arrestati dalle forze di sicurezza iraniane.
Tocca ora ad Alì Khamenei, Leader Supremo della rivoluzione, decidere chi nominare al posto di Zarghami. Basiri spera di veder arrivare un personaggio capace di riabilitarlo come attore per chiudere quello che definisce «uno dei periodi più incredibili e tristi della mia carriera».