Marco Zatterin, la Stampa 31/01/2014, 31 gennaio 2014
QUANDO L’EUROPA NON CE LA FA SI ARRENDE IL RE DEI GAMBERETTI
Non importa chi dei due fosse più simile a Bubba e chi a Gump, però è un fatto che già a fine Ottocento le famiglie Heidema e Van der Ploeg non temessero concorrenza in tutta la provincia di Groninga. Pescavano e vendevano gamberetti del Mare del Nord ed erano molto apprezzate per la qualità del prodotto. Persuase che l’unione potesse generare più forza, decisero di fondersi all’avvio degli Anni Settanta e dar vita alla Heiploeg, trasformata rapidamente in uno dei leader europei nel saporito mercato dei crostacei, sino a che crisi globale e spregiudicatezza l’hanno costretta alla bancarotta. I libri sono in tribunale da martedì, anche se la triste storia non è conclusa.
Il gamberetto conquista per retrogusto e sottintesi, le leggende erotiche e la facilità di trasformarlo in cocktail. Una volta era una specialità locale, talmente deperibile da essere messo al bando nelle sacre scritture di alcune delle principali religioni. I container refrigerati e le rotte transcontinentali l’hanno reso delizia quotidiana, per lungo tempo pure a buon prezzo. Ciò che è successo dopo è che l’uomo ha inquinato i mari e scatenato la crisi, diffondendo la morte nei pescosi oceani asiatici e nei portafogli dei ceti più fragili che, nello sforzo d’arrivare a fine mese, hanno cambiato abitudini e menu.
L’Europa ha importato 722 mila di tonnellate di gamberetti nel corso del 2012, il che fa più di un chilo e mezzo per ogni testa mangiante. Il dato era del 7% inferiore rispetto al 2011, frenata che pure è in linea col calo della prima metà del 2013 che, se confermato nei dodici mesi, porterebbe a una riduzione di 50 milioni di tonnellate in appena due anni. Colpa dei prezzi, saliti nella previsione di un’offerta più scarsa e del crollo dell’offerta in Thailandia e dintorni provocato dell’Early Mortality Syndrome, cioè sindrome da mortalità precoce. Il risultato è stato un rincaro dei listini dell’80% dal 2009.
I capitani della Heiploeg hanno reagito come è parso loro meglio. A partire dal 2000 hanno fatto «cartello» con una consorella tedesca - la Stuhrk - e due olandesi - la Kok Seafood e la Klaas Puul. Insieme, forti del controllo dell’80% degli affari alimentati dai gamberetti congelati e surgelati si sono concertati per chiudere il mercato, stabilizzare le quote dei fornitori e agevolare gli aumenti dei prezzi. Sempre insieme, hanno stabilito quanto pagare ai pescatori, le condotta a fronte dei concorrenti, la ripartizione delle vendite. Il tutto a danno dei consumatori. È andata bene sino a che la Klaas Puul non ha denunciato l’inganno, attirata dalla discussa ma efficace regola dell’Antitrust Ue che consente al pentito di non pagare dazio. La Heiploeg ha ricevuto la sanzione più alta, 27,08 milioni, somma talmente elevata (secondo l’azienda) da far scattare la richiesta di riduzione causa «incapacità di pagare». La Commissione ha risposto no. «L’abbiamo calcolata sulla base delle nostre stime sulla vostra solvibilità», hanno spiegato a Bruxelles.
Invece la Heiploeg non ce l’ha. Fortemente indebitata, schiacciata tra i prezzi in salita del pescato e gli sconti chiesti dai supermercati, ha gettato la spugna. Martedì, giorno in cui andava pagata la multa Ue, gli eredi di Heidema e Van der Ploeg hanno annunciato ristrutturazione e vendita della società alla Parlevliet & Van der Plas di Katwijk, località a Nord dell’Aia. Saltano 60 posti olandesi e 300 saranno i riassunti a salario ridotto. E’ un modo per non morire, per gli olandesi come per i 3000 impiegati in Marocco, Suriname e India, per i quali non cambierà molto. Guadagnavano poco prima e guadagneranno poco ora. A differenza dei gamberi, nel mondo globale, per loro è difficile arretrare.
Non importa chi dei due fosse più simile a Bubba e chi a Gump, però è un fatto che già a fine Ottocento le famiglie Heidema e Van der Ploeg non temessero concorrenza in tutta la provincia di Groninga. Pescavano e vendevano gamberetti del Mare del Nord ed erano molto apprezzate per la qualità del prodotto. Persuase che l’unione potesse generare più forza, decisero di fondersi all’avvio degli Anni Settanta e dar vita alla Heiploeg, trasformata rapidamente in uno dei leader europei nel saporito mercato dei crostacei, sino a che crisi globale e spregiudicatezza l’hanno costretta alla bancarotta. I libri sono in tribunale da martedì, anche se la triste storia non è conclusa.
Il gamberetto conquista per retrogusto e sottintesi, le leggende erotiche e la facilità di trasformarlo in cocktail. Una volta era una specialità locale, talmente deperibile da essere messo al bando nelle sacre scritture di alcune delle principali religioni. I container refrigerati e le rotte transcontinentali l’hanno reso delizia quotidiana, per lungo tempo pure a buon prezzo. Ciò che è successo dopo è che l’uomo ha inquinato i mari e scatenato la crisi, diffondendo la morte nei pescosi oceani asiatici e nei portafogli dei ceti più fragili che, nello sforzo d’arrivare a fine mese, hanno cambiato abitudini e menu.
L’Europa ha importato 722 mila di tonnellate di gamberetti nel corso del 2012, il che fa più di un chilo e mezzo per ogni testa mangiante. Il dato era del 7% inferiore rispetto al 2011, frenata che pure è in linea col calo della prima metà del 2013 che, se confermato nei dodici mesi, porterebbe a una riduzione di 50 milioni di tonnellate in appena due anni. Colpa dei prezzi, saliti nella previsione di un’offerta più scarsa e del crollo dell’offerta in Thailandia e dintorni provocato dell’Early Mortality Syndrome, cioè sindrome da mortalità precoce. Il risultato è stato un rincaro dei listini dell’80% dal 2009.
I capitani della Heiploeg hanno reagito come è parso loro meglio. A partire dal 2000 hanno fatto «cartello» con una consorella tedesca - la Stuhrk - e due olandesi - la Kok Seafood e la Klaas Puul. Insieme, forti del controllo dell’80% degli affari alimentati dai gamberetti congelati e surgelati si sono concertati per chiudere il mercato, stabilizzare le quote dei fornitori e agevolare gli aumenti dei prezzi. Sempre insieme, hanno stabilito quanto pagare ai pescatori, le condotta a fronte dei concorrenti, la ripartizione delle vendite. Il tutto a danno dei consumatori. È andata bene sino a che la Klaas Puul non ha denunciato l’inganno, attirata dalla discussa ma efficace regola dell’Antitrust Ue che consente al pentito di non pagare dazio. La Heiploeg ha ricevuto la sanzione più alta, 27,08 milioni, somma talmente elevata (secondo l’azienda) da far scattare la richiesta di riduzione causa «incapacità di pagare». La Commissione ha risposto no. «L’abbiamo calcolata sulla base delle nostre stime sulla vostra solvibilità», hanno spiegato a Bruxelles.
Invece la Heiploeg non ce l’ha. Fortemente indebitata, schiacciata tra i prezzi in salita del pescato e gli sconti chiesti dai supermercati, ha gettato la spugna. Martedì, giorno in cui andava pagata la multa Ue, gli eredi di Heidema e Van der Ploeg hanno annunciato ristrutturazione e vendita della società alla Parlevliet & Van der Plas di Katwijk, località a Nord dell’Aia. Saltano 60 posti olandesi e 300 saranno i riassunti a salario ridotto. E’ un modo per non morire, per gli olandesi come per i 3000 impiegati in Marocco, Suriname e India, per i quali non cambierà molto. Guadagnavano poco prima e guadagneranno poco ora. A differenza dei gamberi, nel mondo globale, per loro è difficile arretrare.