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 2014  gennaio 30 Giovedì calendario

ARRESTO, SORRISI, PETIZIONI BIEBER , IL RAGAZZO-DIVO CHE FA ARRABBIARE GLI USA


Sulla piattaforma «We the people», voluta da Barack Obama perché ogni cittadino avesse l’opportunità di sottoporre una questione alla Casa Bianca, al momento ci sono tre petizioni su Justin Bieber. La prima ha superato le 100 mila sottoscrizioni ben prima del termine (il 22 febbraio) e ora l’amministrazione del presidente ha un mese di tempo per fornire una risposta ufficiale, come previsto dal sito. Titolo della petizione: «Cacciate Justin Bieber dagli Stati Uniti e revocategli il visto».
Alla vigilia dei 20 anni (li compirà il primo marzo), il cantante canadese da quasi 50 milioni di follower su Twitter è riuscito a diventare un argomento di dibattito sociale. Dopo l’arresto del 23 gennaio, quando Bieber è stato fermato al termine di una «corsa clandestina» fatta, con patente scaduta, a bordo di una Lamborghini gialla sparata a 100 chilometri all’ora in una zona di Miami Beach in cui il limite era di 50, l’argomento «Bieber» è rimasto caldissimo sui social network. E ora dal web rischia di diventare un fatto più concreto. Perché da una parte c’è chi — e sono tanti — la vede come il cittadino di Detroit che ha scritto la petizione per cacciare il cantante dagli Usa, perché si sentirebbe «rappresentato in modo sbagliato da Justin Bieber nel mondo della cultura pop. Vorremmo che il pericoloso, imprudente, distruttivo e drogato Bieber fosse allontanato e il suo permesso revocato». Questo dal momento che «non starebbe solo attentando alla sicurezza della nostra gente, ma anche per via della sua terribile influenza sui nostri giovani».
Una tesi che si scontra però con il sentimento che ha ispirato invece il titolo di un’altra (decisamente meno popolare) petizione: «Non deportate Justin Bieber. È umano e fa degli errori. Non si merita questo». E se le firme sono molte meno (poco più di mille), è più una questione generazionale perché su Twitter e Facebook le Beliebers (le accanitissime fan di Bieber) la pensano tutte così: «Justin non se lo merita. Non è perfetto, ma i media vedono solo il suo lato cattivo. Ha salvato così tante vite. Inclusa la mia. È un salvatore, non si merita questo».
Mentre il dibattito prosegue, il cantante non sembra affranto dalle preoccupazioni. Subito dopo essere uscito di prigione su cauzione (2.500 dollari), ha dribblato con agilità il percorso verso una qualche clinica di riabilitazione di lusso, per molti la destinazione naturale dopo l’arresto arrivato al termine di un anno di bravate (tra cui un presunto abuso di steroidi). Bieber però ha piuttosto preferito recuperare un costume da bagno e volare a Panama, in compagnia di Chantel Jeffries, modella accreditata da qualche tempo come sua fiamma, e di qualche amico. Scacciando la prigione — apparentemente — come si farebbe con una mosca che per un attimo ti svolazza attorno.
Un fatto, l’arresto, accolto con quel sorriso un po’ a metà tra lo stupore e il divertimento che si vede sulle suo foto segnaletiche, diventate subito di culto. Foto segnaletiche in stile selfie: ehi, guardate, sono in prigione. E se da una parte ci sono quegli sporadici brufoletti che spingono a giustificare un po’ di più, a vedere nella sua età il motivo di tanta (apparente) leggerezza, dall’altra c’è il dubbio di chi non riesce proprio ad afferrare il mito di Bieber.
Mito di una generazione che vive connessa, in costante ricerca di informazioni che poi puntualmente arrivano e vengono un istante dopo raccolte e condivise a velocità impressionanti. Tutto viene recepito, ritwittato e archiviato. Fine, pronti per qualcosa di nuovo. Bieber lo sa bene, essendo un doppio nativo digitale: anche la sua carriera artistica è iniziata su YouTube (da un suo video postato nel 2008).
A fine dicembre aveva scritto su Twitter che si sarebbe ritirato per sempre. Scene isteriche, pianti, crisi. Ovviamente da parte delle fans. Poi più nulla. Non era vero, avanti un altro tweet. In questo mondo senza conseguenze, anche l’arresto sembra essere entrato nel flusso. Rispetto al passato, alle foto segnaletiche di altre celebrità, sembra che Bieber viva non tanto in un’altra epoca ma in un altro mondo. Rispetto all’espressione preoccupata di Hugh Grant, che per ripulire la sua immagine dopo quelle foto del 1995 ci ha messo anni. O anche rispetto al percorso di Winona Ryder, che dai suoi guai giudiziari non si è mai del tutto ripresa. Il sorriso di Bieber dice al mondo che qualcosa è cambiato. La difesa a oltranza delle sue fan dice che la sua popolarità è immutata. Le foto in costume sotto il sole di Panama subito dopo essere uscito di prigione dicono tutto il resto.