Luca De Carolis, il Fatto Quotidiano 30/1/2014, 30 gennaio 2014
KIM JONG RAZZI: «LA COREA NON USA I CANI»
«Ma quale zio sbranato dai cani, Kim Jong-un vuole più democrazia. E noi senatori andremo a giocare a pallone in Corea del Nord, perché lo sport è come la musica: aiuta la pace». Antonio Razzi, ex dell’Idv convertitosi al berlusconismo estremo, è stato più volte a Pyongyang. Del leader coreano dice: «È un ragazzo alla mano, brillante».
Il quotidiano on line Primadanoi.it ha dato la notizia: lei sta organizzando una partita tra senatori italiani e dirigenti nordcoreani, a Pyongyang.
«Me l’ha proposto l’ambasciatore in Italia: “Facciamo una partita per favorire la pace, visto che stiamo trattando con la Corea del Sud”. A me è sembrata una bella idea».
Un’iniziativa importante.
«Importantissima. La presenteremo in conferenza stampa l’11 o il 12 febbraio, io e l’ambasciatore: è la prima volta che lui si mette a disposizione così».
Quando si giocherà?
«In aprile o a giugno: a maggio ci sono le Europee. Sarà interessante: a 40 anni dalla partita che perdemmo (ai Mondiali in Inghilterra del 1966, ndr) torneremo a giocare contro la Corea del Nord».
I senatori sono contenti all’idea di andare a giocare lì?
«Sono tutti entusiasti, pure i 5Stelle. Potranno vedere anche loro quello che sentono dire da Razzi».
Lei è un amico della Corea del Nord: quante volte ci è stato?
«Sei volte, l’ultima a luglio, per i 60 anni dell’indipendenza. Faccio parte della Bilaterale tra Italia e Corea».
Ha raccontato di aver trovato «una dittatura abbastanza democratica». Che vuol dire?
«Ho trovato un cambiamento enorme. La prima volta che ci ero stato, sei o sette anni fa, avevo visto un Paese povero. A luglio invece ho visto una Corea modernissima: hanno costruito tanti alberghi, bei palazzi. È diventato come un Paese occidentale, molto aperto: vogliono i turisti».
Grazie a lei venti ragazzi coreani sono arrivati in Italia: giocano a pallone vicino Perugia.
«Sono in una scuola calcio e si trovano benissimo. La Corea vuole proprio il cambiamento: prima, mai e poi mai li avrebbero mandati».
Si è parlato molto dello zio di Kim Jong-un, dato in pasto ai cani perché era un traditore.
«Non è vero, l’ha scritto un giornale di Honk Kong che scrive bugie il 95 per cento delle volte».
Lei ha verificato?
«Sì, ho chiesto al responsabile della Corea in Europa. Gliel’ho detto: “Io mi trovo in difficoltà, mi chiedono tutti dei cani”. E lui mi ha tranquillizzato: “Non si preoccupi, non è vero niente”».
Ma qual è stato il problema?
«Il nuovo leader vuole un po’ di democrazia. E invece lo zio non voleva, preferiva la dittatura che c’era prima».
Kim Jong-un è un democratico?
«Lui ha fatto le scuole a Berna, ama lo sport: magari è innamorato del modello europeo. Magari introduce un po’ di libertà».
Ma lo zio è morto o no?
«Se sia ancora vivo o l’abbiano fucilato non saprei dirlo. Io ho chiesto solo dei cani».