Francesco Semprini, la Stampa 30/1/2014, 30 gennaio 2014
DAL 1990 SALVATI 90 MILIONI DI BIMBI
L’Unicef ha presentato il suo rapporto annuale «La condizione dell’infanzia nel mondo in numeri: ogni bambino conta». Di che cosa si tratta?
È una descrizione analitica della condizione dei minori in tutto il Pianeta curata dall’Unicef, l’agenzia delle Nazioni Unite fondata l’11 dicembre 1946 con l’obiettivo di modulare e attuare politiche umanitarie e di sviluppo nel lungo termine, in favore dei bambini e delle madri, in particolare nei Paesi più svantaggiati.
Perché il rapporto di quest’anno ha un particolare significato?
Perché giunge nel 25esimo anniversario della nascita della Convenzione dei diritti del fanciullo del 1989, una pietra miliare nella crociata in difesa dei più piccoli. E precede il 2015, ovvero la scadenza prevista per il raggiungimento degli Obiettivi del Millennio, tra cui ci sono specifici capitoli che riguardano i minori.
Quanti sono i bambini nel mondo?
Ci sono 2,2 miliardi di bambini e adolescenti, ovvero il 31% della popolazione mondiale. Secondo il Presidente di Unicef Italia, Giacomo Guerrera «contarli li rende visibili, identificarli permette di rispondere alle loro necessità e promuovere i loro diritti attraverso maggiori impegni e innovazioni».
Per quale motivo?
Lo spiega Tessa Wardlaw, responsabile delle rilevazioni statistiche e della raccolta dati di Unicef: «I passi in avanti nella difesa dei diritti del fanciullo possono essere fatti solo individuando le situazioni più disagiate, laddove l’istruzione non è accessibile, le condizioni di salute precarie e le malattie sono rampanti».
Cosa dice il rapporto?
Circa 90 milioni di bambini sarebbero morti prima dei cinque anni se il tasso di mortalità infantile fosse rimasto ai livelli del 1990. In gran parte, questo dipende dai progressi nel campo delle vaccinazioni, della salute, dell’accesso all’acqua e ai servizi igienico sanitari. Dal 1990 il miglioramento della nutrizione ha ridotto del 37% il ritardo della crescita dovuto a malnutrizione cronica. L’iscrizione alla scuola primaria è aumentata anche nei paesi meno sviluppati. Nel 1990 solo il 53% dei bambini in questi paesi era ammesso a scuola; dal 2011 il tasso ha raggiunto l’81 per cento.
Quanto è lungo ancora il cammino?
Molto e per certi versi in salita. Nel 2012, 6,6 milioni di bambini sotto i 5 anni - 18 mila ogni giorno - sono morti per cause prevenibili. Il 15% dei bambini lavoratori svolge un lavoro che viola il diritto alla protezione da sfruttamento economico, all’istruzione e al gioco. L’11% delle giovani donne si è sposato prima di aver compiuto 15 anni, correndo seri rischi per la salute, l’istruzione e la protezione.
Che legame c’è tra i disagi e le condizioni culturali?
Notevole. Basti pensare che nelle nazioni a basso e medio reddito circa la metà delle ragazze sposate di età compresa tra i 15 e 19 anni giustifica, in certe circostanze, le violenze da parte dei mariti. Ma in alcuni casi come in Giordania, Togo, Mali e Afghanistan si arriva finanche all’80 per cento. Inoltre in molti Paesi, nonostante il tasso di scolarizzazione sia aumentato, rimangono profondi divari tra uomini e donne, come in Ciad dove ogni cento maschi che frequentano la scuola secondaria, ci sono solo 44 femmine.
Per quanto riguarda la salute invece?
I bambini più poveri del mondo hanno tre probabilità in meno di quelli più ricchi di essere assistiti da un operatore qualificato alla nascita, mentre in alcune realtà in via di sviluppo si registrano divari profondissimi tra la stessa popolazione. Come il Niger, dove appena il 39% delle famiglie rurali ha accesso a fonti rispetto al 100% delle famiglie urbane.
Quali sono i Paesi dove lo stato del fanciullo è più allarmante?
La lugubre classifica del più alto tasso di mortalità tra chi ha meno di cinque anni va alla Sierra Leone, che nel 2012 ha contato 182 vittime ogni mille, seguita da Angola con 164, Ciad con 150, Somalia con 147 e Congo con 146.
La situazione in Italia com’è?
L’Italia è tra le Nazioni con i valori più bassi, assieme ad altri Paesi industrializzati. È al 174esimo posto, con quattro minori sotto i cinque anni morti ogni mille. Si è registrato un notevole miglioramento rispetto al 1990, quando era a quota dieci vittime ogni mille bambini. «Un progresso reso possibile alle imponenti politiche sanitarie oltre che ai progressi della scienza e della medicina dall’Unità d’Italia a oggi», spiega Andrea Iacomini, portavoce Unicef Italia.
Cosa chiede l’Unicef alla comunità internazionale?
Maggiori investimenti nelle innovazioni, in modo da correggere gli errori di esclusione, mentre a politici e opinione pubblica di guardare e utilizzare le statistiche per realizzare un cambiamento positivo in favore dei bambini.