Claudio Gallo, la Stampa 30/1/2014, 30 gennaio 2014
NE UCCIDE DI PIÙ LA POESIA
Meglio l’endecasillabo folgorante o il passo ampio e rotondo della prosa? Nell’era del «mon coeur mis à nu» in 140 caratteri sulla piazza virtuale di Twitter, il dilemma appare surreale: la poesia è pane per pochi stravaganti, l’onnipotenza dell’immagine sta strangolando lentamente la prosa.
Ma il mondo non è ancora compiutamente piatto, in alcune zone del pianeta la storia è in ritardo. In un piccolo centro della regione di Sverdlovsk, negli Urali, è accaduto un fatto di sangue davvero inconcepibile, al punto da far sospettare che qualcuno abbia aiutato la pigra realtà con la fantasia. Raccontano le agenzie russe che due vecchi compari, un funzionario in pensione di 67 anni e un ex insegnante di 52, la scorsa settimana hanno fatto le ore piccole proprio discutendo di quella stralunata questione: chi è superiore tra il poeta e il romanziere?
Nel gelido inverno russo la vodka aiuta a scaldarsi e, fino a un certo punto, lubrifica il pensiero. I due amici, superato ampiamente il certo punto, sono passati in fretta dalla farsa alla tragedia. L’ex insegnante, il difensore della poesia, ha tirato fuori un coltello della tasca e ha vendicato la sua musa conficcandolo nel cuore dell’ex funzionario. Catturato poco dopo, addormentato a casa di un conoscente, è stato accusato di omicidio.
Pare che in Russia queste liti culturali non siano così rare. Lo scorso settembre, a Rostov sul Don, una discussione sulla filosofia di Immanuel Kant era finita a colpi di pistola (ad aria compressa).