Piero Negri, la Stampa 30/1/2014, 30 gennaio 2014
“ECCO COM’È NATO IL MIO SUPERPOPE
IL SOLO A USARE IL POTERE A FIN DI BENE” –
Lunedì, con il favore delle tenebre («In teoria è un’azione illegale, si fa sempre di notte», spiega lui) Mauro Pallotta, pittore per professione, street artist per passione, ha attaccato a un muro di via Plauto angolo Borgo Pio, a Roma, a due passi dal Vaticano, il lavoro su carta intitolato Superpope («È un graffito ecologico e amovibile, ci tengo a dirlo»), che ritrae Papa Francesco nei panni di un supereroe pronto a spiccare il volo.
Mercoledì mattina, ieri, il telefono di Pallotta ha iniziato a squillare presto, e non ha smesso per tutto il giorno. «Mi hanno detto di andare in via Plauto, e ci ho trovato telecamere, fotografi, giornalisti. Credo di aver parlato con tutte le televisioni del mondo: i miei lavori di strada avevano sempre avuto reazioni positive, questo pensavo che facesse un po’ più di rumore, ma certo non che il rumore arrivasse ovunque».
Martedì il Pontificio consiglio delle comunicazioni sociali ha pubblicato sul suo profilo ufficiale di Twitter la foto del graffito, firmato, anzi, «taggato» Maupal. E l’imprimatur arrivato direttamente e autorevolmente dalla Santa Sede ha fatto fare a quell’immagine il giro del mondo alla velocità della Rete.
«Ci ho messo più tempo a trovare il muro giusto sul quale appenderlo che a disegnarlo - racconta Mauro -. Sulla zona non ho mai avuto dubbi: a Borgo Pio, il quartiere papalino per eccellenza, sono nato e cresciuto, e qui oggi tutti adorano Francesco. Proprio per l’empatia che riesce a creare intorno a sé, il Papa è molto pop, e pop come un fumetto l’ho voluto disegnare. I superpoteri di cui l’ho dotato rappresentano l’enorme potere di cui dispone, che lui usa, unico leader al mondo, per fare del bene. È l’unico che fa quel che dice e dice quel che fa. Gli eroi dei fumetti americani discendono da quelli della mitologia greca e io l’ho voluto interpretare in quella chiave, però con tocchi di umanità, quali la sciarpetta della squadra argentina del San Lorenzo, per cui fa il tifo, le vecchie scarpe e quella borsa nera da cui non si separa mai. L’idea mi è venuta una sera di qualche settimana fa: stavo sfogliando un giornaletto di supereroi quando alla tv hanno cominciato a parlare del Papa. Nella mia mente c’è stato come un corto circuito. Ehi, il Papa è un supereroe!».
Nel giorno del trionfo di Pallotta e del suo alter ego Maupal, gli addetti al decoro urbano del Comune di Roma - racconta lui stesso - si sono pericolosamente avvicinati a SuperPope, «ma la reazione della gente li ha fermati, c’è stata una piccola rivolta. Se ne sono andati, ma torneranno: non capisco, il mio non è decoro urbano?».
Pallotta ha avuto un’educazione cattolica, ma oggi «non frequenta». Proprio per questo, però, gli sembra che il suo omaggio a Francesco abbia ancora più senso: «Mi piace proprio come uomo, non perché ci credo. Devo anche dire, poi, che questo è il lavoro più recente di una serie, distribuita nel tempo in Borgo Pio, soprattutto in via degli Ombrellari, una parallela di via Plauto, in cui affronto a modo mio i temi dell’attualità. Sono atipico, non nasco artista di strada, lo sono diventato ora, a 40 anni, da quando la crisi economica mi ha fatto riflettere sul significato dell’arte oggi. Ho fatto la solita trafila, liceo artistico, l’accademia, da 15 anni vivo con la mia arte, dipingo con lo spray sulla lana d’acciaio, faccio opere in tre dimensioni, ma ora sento la necessità di uscire dalla galleria e andare per strada, di dire quello che penso con immagini forti che facciano discutere. Ho attaccato sui muri salvadanai rotti a forma di Europa, pesciolini rossi che inseguono squali con la scritta “La vita è un morso”, cose così. La gente di Borgo Pio apprezzava, ma ora...».
Già. E ora? «Ora ho un’idea, ma questa è l’unica cosa che non ti racconterò».