Sandra Riccio, la Stampa 30/1/2014, 30 gennaio 2014
LA FED CHIUDE ANCORA I RUBINETTI TEMPESTA SUI PAESI EMERGENTI
Non si placa la tempesta sui Paesi emergenti. Brasile, Turchia, India, Indonesia e Sud Africa stanno facendo i conti con il forte deflusso di capitali stranieri che sta affossando le valute locali. Ieri la tensione è salita di nuovo alle stelle. Le paure sono montate con l’avvicinarsi del momento in cui la Fed avrebbe dato indicazioni sulla sua politica di stimoli monetari che hanno mandato su di giri i Paesi emergenti negli ultimi tempi.
Il graduale rientro delle misure espansive in Usa ha come effetto la corsa degli investitori ad abbandonare questi mercati. I dati dicono che in queste prime settimane dell’anno sono già defluiti 4 miliardi di dollari dalle aree emergenti con effetti catastrofici sui cambi e sull’inflazione locale. Ieri il pauroso trend è proseguito.
Eppure la giornata era iniziata con massicci interventi da parte delle Banche centrali dei principali Paesi nell’occhio del ciclone. Il primo passo è stato fatto in Turchia con la Central Bank of the Republique of Turkey che, per arginare le pressioni sulla Lira, ha alzato pesantemente i tassi d’interesse. Il tasso è stato portato, in un colpo solo nella notte tra martedì e mercoledì, dal 7,5% al 12%, ben oltre le attese degli esperti.
La coraggiosa misura per tentare di trattenere i capitali stranieri è subito stata seguita da un passo analogo in India. In mattinata la Reserve Bank of India ha deciso, a sorpresa, di incrementare i tassi d’interesse di 25 punti base portando il costo del denaro dal 7,75% all’8%. Altrettanto ha fatto poi la Banca centrale del Sud Africa con un rialzo del tasso di 50 punti base dal 5 al 5,5%. Le mosse dei tre istituti, per quanto tempestive, hanno avuto effetti solo brevi. Dopo un momento di tregua, le tre valute locali hanno subito ripreso a perdere valore nei confronti del dollaro Usa. La lira turca è partita in mattinata con un recupero del 4%, ma in serata il quadro era di nuovo cambiato.
La geografia del nervosismo sui cambi emergenti è molto più ampia e contagia anche altre aree. Se per ora hanno agito soltanto alcuni Paesi tra quelli più coinvolti nelle recenti cadute, è già chiaro che presto dovranno muoversi anche altre economie. Tra queste c’è la Russia che già nelle prossime settimane potrebbe metter mano al tasso interno. Il rublo sta rapidamente perdendo terreno sul dollaro Usa e ieri è arrivato a toccare i minimi dal 2009 dopo 13 sedute consecutive di scivoloni.