Stefano Bartezzaghi, la Repubblica 30/1/2014, 30 gennaio 2014
IN QUEL MONDO RASSICURANTE TUTTO S’INCASTRA
Da un set ristretto di elementi uguali o della stessa natura si articola una quantità pressoché infinita di figure e enti del tutto diversi fra loro. Questo è il mondo, secondo l’atomismo di Lucrezio; questo è il linguaggio, secondo Saussure. Più modestamente, questo è anche il gioco Lego: il più longevo e glorioso dei giochi che l’invenzione delle materie plastiche ha regalato ai bambini di tutto il mondo.
È un gioco di costruzione, e persino il suo nome pare fatto di mattoncini linguistici. Non perché Lego derivi da «legare », ma perché in danese, la sua madrelingua, «Lego» richiama due parole: «leg godt», gioca bene. La Lego esiste dal 1932, produceva giochi in legno. Il fondatore Ole Kirk Christiansen intuì subito le virtù della plastica e nel 1948 produsse il prototipo. Da allora, piccole protuberanze, ognuna con il nome del marchio impresso, incastrano un mattoncino all’altro. L’esito è solido ma non ci si mette nulla a vanificarlo e ricominciare. Un po’ come con i post-it, venuti molto dopo: viviamo in un’epoca di stabili provvisorietà.
Dopo i mattoncini semplici, altri pezzi speciali hanno dato tetto e infissi alle case Lego, e poi costruito veicoli di ogni tipo (auto, navi, treni, aerei, astronavi) dotati di motore, personaggi e ambienti. Dalla squadrata essenzialità delle origini, il mondo Lego si è progressivamente popolato e in parte arrotondato, come un bozzetto si fa disegno completo e si colora. Ma se al cinema il Lego arriva ora, cioè relativamente tardi, già nel 1968 apriva il parco tematico di Billung (la città danese della casa madre). Con alterno successo, si sono sperimentate integrazioni fra mattoncini e tecnologie varie. Oggi esistono Lego animati da telecomandi e dispositivi Blue Tooth che, come notano gli arguti autori del Dizionario dei giochi (Zanichelli), Andrea Angiolino e Ben Sidoti, fanno rimpiangere ai genitori i Lego semplici della loro infanzia, oppure ne destano la segreta invidia.
Ma alla fine i genitori ne sono contenti, perché rassicurati. Il maggiore merito del Lego è stato quello di avere sempre coniugato le loro ansie protettive e proiettive con lo schietto divertimento dei figlioli. Costruttivo per definizione, ha suggerito a generazioni una verità condivisa da filosofi antichi, cabalisti, chimici, informatici: nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma, perché si combina e si incastra.