Paolo G. Brera, la Repubblica 30/1/2014, 30 gennaio 2014
PETTIROSSI
Poveri piccoli amici dal petto arancione, storditi dal gelo e uccisi dalla fame. «Stanno morendo a centinaia, dobbiamo assolutamente fare qualcosa per aiutarli», dice l’etologo Enrico Alleva preparando palle di grasso a ripetizione. Alla faccia dei giorni “della merla”: qui sono i pettirossi, erithacus rubecula, a finire in bocca ai gatti. L’alternanza di freddo e caldo li ha sorpresi, facendo saltare le loro abitudini e spingendoli a sbagliare comportamenti. Era così caldo che non sono fuggiti al sicuro per tempo; è così freddo che gli insetti si sono rintanati sotto terra: e ora come si fa, a campare? «In auto ho un sacco pieno di queste palle di grasso, bocconcini speciali per i piccoli insettivori, che faccio arrivare dall’Olanda in quantità industriale. Vado nella macchia mediterranea e ne appendo decine», racconta Alleva lanciando l’allarme: «Per fortuna non sono il solo, c’è bisogno dell’aiuto di tanti».
È una corsa contro il tempo, quella per salvare i pettirossi e gli altri piccoli uccelli insettivori decimati «dal freddo improvviso, ma soprattutto — continua Alleva — dagli sbalzi di temperatura. Etologi professionisti e ornitologi dilettanti, tutti insieme per aiutarli. Soprattutto di notte, quando per uccelli e altri animali di piccole dimensioni è durissima. A rischio sono proprio gli uccelli, che per volare hanno bisogno di molte energie».
La specie più vulnerabile in assoluto è il pettirosso, spiega Alleva, ma sono in grandissima difficoltà anche «il codirosso spazzacamino e il codirosso comune, il fringuello, il luì piccolo e il luì grosso.
«Nel Centro e Nord Europa ornitofili e zoofili organizzano mense per nutrire i piccoli uccelli insettivori, in queste giornate dal clima eccezionale è indispensabile che cominciamo a farlo anche noi italiani».
«D’inverno tantissimi uccelli insettivori si adattano a mangiare bacche e frutta secca — spiega Francesca Manzia, responsabile del Centro recupero fauna selvatica della Lipu di Roma — per acquisire il grasso necessario a sopravvivere al freddo. Diserbanti e insetticidi falcidiano il loro cibo, e in un ambiente urbano degradato e inquinato sono anche più penalizzati. Abbiamo notato nidificazioni molto precoci, abbiamo appena ricoverato un giovane allocco nato a fine dicembre: troppo presto, con il freddo dei giorni della merla e di inizio febbraio non possono sopravvivere».
Ecco perché tocca agli umani. «Agli insettivori date cibi grassi — raccomanda Manzia — come burro, strutto, margarina, avanzi di pandoro o panettone, frutta secca. Poi ci sono le palle di grasso, ne vendiamo moltissime: sono un insieme di cibi grassi con i semi, come quello triturato di girasole, inseriti in una retina che viene appesa in mezzo ai cespugli. Sono un aiuto validissimo, e funziona anche il balcone di casa. Basta mettergli accanto cibi che riconoscono come alimento, per esempio il pandoro o la frutta secca tritata, per attirarli e far capire che è buona. Quando la assaggiano, ne divorano una al giorno».
Alla Lipu le palle di grasso sono in vendita in pacchi da sei, quattro euro l’uno. «Ma va benissimo anche una palla di panettone — dice Alleva — che in questi giorni si trova dappertutto ed è in svendita: ci infili due bacchette “da ristorante cinese” incrociate, così fanno da posatoi, e le appendi. L’importante è stare attenti a non trasformarle in esche: i gatti non vedono l’ora di catturare un uccellino affamato».
Perché poi il beneficio sarà reciproco. «Noi aiutiamo loro in inverno, e poi loro aiutano noi in estate con gli insetti», dice Manzia. «Ed è un buon modo — spiega Alleva — per rendere frequentati giardini e terrazzi. Andranno a nidificare lì, e si ciberanno degli insetti nocivi. Faremo a meno degli insetticidi, e ci faranno anche da sentinelle: se non li vedremo più, sapremo che qualche sostanza tossica minaccia anche noi».