Paolo Conti, Corriere della Sera 30/1/2014, 30 gennaio 2014
ADDIO ALLA BALLERINA DELLA DOLCE VITA
Esistono vite che, nella memoria collettiva, restano imprigionate per sempre in un solo fotogramma. È capitato ad Aiché Nanà, attrice e ballerina di danza del ventre di nazionalità turca nata a Beirut 78 anni fa e morta ieri all’Aurelia Hospital di Roma.
Non era un solo scatto, in realtà, ma una lunga sequenza fotografica d’autore. La mano era di Tazio Secchiaroli, fotografo principe e straordinario reporter. Rivediamo quel fotogramma. È la notte del 5 novembre 1958. Nel locale notturno Rugantino di Trastevere (oggi avvilito a sala giochi) arriva, non invitata, la bella ballerina turca. Si festeggia il venticinquesimo compleanno di Olghina di Robilant, nobile bellezza di una Roma a un passo dal boom economico. Aiché arriva col produttore Sergio Pastore. La serata sembra già un film: Anita Ekberg, Linda Christian (da poco divorziata da Tyrone Power). E poi la pittrice Novella Parigini, famosa per i suoi gatti. Prandino Visconti, all’anagrafe Eriprando, nipote di Luchino, anche lui regista e sceneggiatore. Incredibilmente (per chi lo segue da anni per le sue raffinate regie) c’è il giovane Luca Ronconi con Laura Betti. Non può mancare Enrico Lucherini, eccelso inventore di miti cinematografici. Appare Nicky Pignatelli, principe e amico personale di Gianni Agnelli. Insomma, «quella» Roma che sarebbe stata raccontata, dopo pochi mesi, da Federico Fellini ne «La dolce vita» grazie alla geniale penna di Ennio Flaiano con Tullio Pinelli e Brunello Rondi.
La serata si accende. Si balla un furente cha-cha-cha. Aiché Nanà giurerà in seguito di essere stata drogata, spinta comunque a bere troppo. Finisce che, dopo una danza del ventre, la ballerina improvvisa uno spogliarello mozzafiato sulle giacche degli uomini che, con un gesto teatrale, le gettano man mano ai suoi piedi. Lei rimane solo con gli slip neri, che oggi apparirebbero castigatissimi. Secchiaroli immortala lei che ride, si piega sulle gambe, scioglie i capelli nerissimi guardata con sussiego da aristocratiche signore in nero e fili di perle, mentre impazza la Roman New Orleans Jazz Band di Carletto Loffredo. Inevitabilmente arriva la polizia con una spettacolare irruzione. Secchiaroli è sveltissimo. Non si fa perquisire e mette in salvo il rullino che va in prima pagina su «L’Espresso» (ai tempi nel mega formato a lenzuolo). Scandalo clamoroso, anche internazionale.
E così Aiché Nanà rimase per sempre l’Aiché Nanà di quelle fotografie. La storia venne citata da Fellini, appunto, nella sua «Dolce vita». Lei stette al gioco. Quando uscì il film andò col fotografo di «Oggi» al santuario del Divino Amore descrivendo una sua prossima conversione al cattolicesimo. Seguirono gli anni della ripetizione ossessiva dello stereotipo. La sua filmografia registra storia di second’ordine («Prostitution» di Jean-François Davy del 1976). L’unico guizzo artistico fu la sua partecipazione al film «Storia di Piera», la romanzesca biografia dell’attrice Piera degli Esposti tratta dal libro di Dacia Maraini. Il film era del 1983 e portava la prestigiosa firma di Marco Ferreri.
L’ultimo atto pubblico risale al 2008 quanto intentò una causa per la fiction di Canale 5 «Vita da paparazzo» di Pierfrancesco Pingitore. Esigeva il taglio della scena dello spogliarello, chiedendo 500 mila euro di danni. Un mese fa il regista è stato assolto dal tribunale di Anzio. Troppo famosa, quella scena, per immaginare un divieto di citazione. Prigioniera fino all’ultimo del 5 novembre 1958.