Mario Ajello, Il Messaggero 30/1/2014, 30 gennaio 2014
RIMBORSI E CAMERE DOPPIE ECCO L’ABRUZZO «MANDRILLO»
PESCARA Cherchez la femme. Come si dice in slang indigeno? Boh. Ma la caccia è aperta e la Mandrilleide abruzzese in cui si mescolano eros, politica e soldi pubblici, un po’ Boccaccio, un po’ Fiorito, un po’ Priapo nella terra di Celestino V e di Ignazio Silone, diventerà ancora più gustosa appena i volti segreti delle quattro donne misteriose avranno un nome. Per ora, tra Pescara e L’Aquila, Lanciano e Teramo, ci si sbizzarrisce così: tre di Pescara e una di Roma? Una giornalista, una grafica e un’avvocatessa? E quella dell’Urbe fa la commerciante? Soltanto lui, uno dei big locali indagati - tra assessori e consiglieri in tutto sono 25 finiti sotto inchiesta per 80mila euro di rimborsi truccati e varie diavolerie da casta spendacciona e proclive alla carne - conosce l’identità delle ”mistress”, secondo la definizione usata dai romantici inglesi per le amanti nascoste. E gli altri mandrilli ”istituzionali”, in questa storia clamorosa che rovescia l’immagine dell’Abruzzo definito a suo tempo da Giorgio Manganelli «un grande produttore di silenzio»?
Il governatore Gianni Chiodi ha confessato di aver dormito all’Albergo Sole di Roma con una donna che non è sua moglie e poi lei è stata presa a lavorare alla commissione regionale Pari Opportunità «ma in questo io non c’entro». I pm vogliono vedere se la nottata capitolina l’ha pagata lui o l’ha pagata l’erario sia per lui sia per lei (che si pensava fosse un’altra ma poi s’è scoperto che si chiama Letizia Marinelli, e non è indagata), mentre a Teramo - dove tutti lo conoscono come uomo morigerato e non sciupafemmine - i suoi amici, preoccupatissimi per lo scandalo che potrebbe portare al suo siluramento come ricandidato presidente alle elezioni regionali di primavera, sacramentano: «L’hanno pizzicato alla prima marachella che ha fatto. Colpa dell’inesperienza!». Bastava prendere due camere singole, e non una doppia.
BURIANA EROGENA
Ecco, pare un abatino il Chiodi («E ora prima delle conseguenze politiche devo affrontare i disastri familiari che ho creato») e non somiglia a Richard Gere, come Nazario Pagano, presidente del consiglio regionale e coordinatore abruzzese di Forza Italia finito nella buriana erogena, e forse più inguaiato del suo presidente. Uno come Antonio Razzi, genius loci e parlamentare scilipotico-berlusconiano, una spiegazione crede di averla per tutte queste storie, compresa quella dell’ex assessore De Fanis che ha sottoposto alla segretaria-amante Lucia Zingariello un contratto che prescrive 4 notti di sesso al mese per 3.000 euro. «Noi abruzzesi - spiega Razzi - siamo forti e veraci. E maschi veri!». Più latin lovers del resto degli italiani? «Forse».
Chiodi («Chi mi ha visto a Roma, dove vengo spesso lo sa: niente ristoranti, pago spesso con i soldi miei e giusto mi concedo un ventaglio e un cappuccino al bar della Galleria Sordi»), il Pagano («Aragoste? Chi le ha mai viste?»), De Fanis (il più somigliante a Fiorito ma Batman stava con le strappone mentre lui ha messo sotto contratto bellezze diverse), e Alfredo Castiglione (vice-presidente della Giunta) il quale va in missione ”istituzionale” a Tivoli, un sabato e domenica, e si porta la moglie (lui sì) ma secondo l’accusa si fa pagare il tutto, comprese le terme, dagli ignari contribuenti. Porta una ricevuta da 515 euro, cui aggiunge i 127 di indennità per la trasferta. E sarà che all’Aquila l’altro giorno c’è stata la festa di Sant’Agnese, la patrona del pettegolezzo, ma di lui si parla e di tutti gli altri più latin lover di lui. E oggi è prevista una scena madre.
AMORE TOSSICO
Alla Procura di Lanciano arrivano, per un faccia a faccia a tre, Luigi De Fanis, la Zingariello contrattista dell’amore e la moglie di lui, Rosanna. Peccato che Gigi, per amore della trentaquattrenne Lucia, pare volesse avvelenare la consorte. La quale oggi ribadirà: «Ma no, ho solo avuto un po’ di mal di pancia e ho vomitato». E dunque non è stato Gigi a versarle una medicina letale in una bibita? La Zingariello ha dato ai pm tre registrazioni, in cui Gigi dice: «Ho appena provato ad avvelenare mia moglie». In un’altra: «Ti amo, ti amo, ti amo, io Lucia per te potrei anche uccidere». E in un’altra ancora Gigi fa sentire all’amante gli spasmi della moglie che sta vomitando: «Amore, stai ascoltando?». La moglie adesso rischia perchè il marito è agli arresti domiciliari (per peculato, concussione e tentato omicidio) al fianco di lei? Macchè: «Conviviamo in armonia sotto lo stesso tetto. E io mi fido ciecamente del mio Gigi». Al netto dell’arsenico, resta la domanda: l’Abruzzo è boccaccesco? Spiega Emmanuele A. Jannini, docente di sessuologia all’università dell’Aquila: «Vicende così, nelle nostre terre considerate sonnacchiose e poco erogene, sono esplosive. Proprio per questo, cioè per il fatto che l’Abruzzo non richiama atmosfere da Decamerone o da Signore e signori, il capolavoro di Germi sulla cattolicissima Treviso dove tutti mettono le corna a tutti, il controllo sociale e politico sui comportamenti dei governanti è stato minore. Qui non c’entra la privacy di chi va a letto con chi, ma l’abuso di denaro pubblico».
L’eterno dilemma, «meglio fornicare o comandare?», in Abruzzo l’hanno risolto con un bel pareggio. Però costoso.