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 2014  gennaio 29 Mercoledì calendario

APPUNTI PER GAZZETTA - RENZI E BERLUSCONI SI SONO MESSI D’ACCORDO


ROMA - A pochi minuti dalla ripresa dei lavori della commissione Affari costituzionali della Camera, accordo fatto tra Matteo Renzi e Silvio Berlusconi sulla riforma della legge elettorale. Soglia di accesso al premio al 37%, premio del 15% con tetto massimo del 55%: ossia nessuna coalizione può conquistare più del 55% dei parlamentari. Una clausola, quest’ultima, vista come una garanzia contro possibili tentativi di modifica della Costituzione da parte di una sola forza politica. Lo sbarramento per l’ingresso in Parlamento (per chi si presenta all’interno di una colazione) si riduce poi al 4,5% ed è prevista la clausola salva-Lega: i partiti che ottengono il 9% in almeno tre regioni rientrano comunque in Parlamento. Sono inserite su richiesta dell’Ncd le multi candidature.
La trattativa si è chiusa stamattina dopo un lungo negoziato e dopo che Berlusconi è riuscito a piegare le resistenze interne. Per il Pd l’ultima riunione è stata organizzata da Renzi con la Boschi, Speranza e Franceschini. Numerose le telefonate intercorse tra lo stato maggiore democratico e forzista. Infine anche il via libera di Alfano e di Scelta Civica che ha considerato prioritario introdurre la soglia del 37%. Altra novità è l’accordo sulla delega al governo per il disegno delle circoscrizioni elettorale, che dovrà arrivare entro 45 giorni.
"Bene così. Adesso sotto con il Senato, le Province, il titolo V. E soprattutto con il Jobs act. Dai che questa è la volta buona", ha commentato Renzi su Twitter. "Mai più larghe intese grazie al ballottaggio - ha aggiunto - mai più potere di ricatto dei piccoli partiti, mai più inciuci alle spalle degli elettori, mai più mega circoscrizioni. Con l’intesa sulla legge elettorale, nonostante i professionisti della critica, il passo avanti è enorme".
L’accordo siglato oggi continua però a non convincere la minoranza del partito. "Bene che si sia alzata la soglia a 37 - spiega il bersaniano Alfredo D’Attorre - ma restano i nodi delle liste bloccate e delle soglie. E’ una legge troppo sbilanciata a favore di Berlusconi e di Forza Italia".
Resta scettica anche Scelta civica. "L’intesa raggiunta tra Renzi e Berlusconi non convince - spiega il segretario Stefania Giannini - Nel merito perché, se da un lato la soglia per il premio di maggioranza al 37% rappresenta un passo avanti, di cui anche Sc è stata promotrice, fissare lo sbarramento al 4,5% per i partiti che si coalizzano è un compromesso che sa di vecchia politica e di scarsa dignità. Il dibattito Parlamentare potrà solo migliorare questo testo ".
La guerra degli emendamenti. Nella seduta notturna di ieri si era conclusa la discussione generale sul complesso degli emendamenti, mentre oggi inizieranno le votazioni. Nella notte era circolata la voce che Forza Italia avesse ritirato gli emendamenti. Notizia smentita in mattinata. Resta anche l’emendamento che fa entrare in vigore la legge solo dopo l’abrogazione del Senato, presentato da Giuseppe Lauricella, deputato Pd dell’area Cuperlo, a cui si sono aggiunte le firme di Rosy Bindi e di altri parlamentari della minoranza interna del Pd.
Letta resta nel mirino. Malgrado il riavvicinamento con i democratici sull’Italicum, Forza Italia continua comunque a sparare contro Enrico Letta. "Noi siamo all’opposizione di questo governo che è assolutamente inadeguato rispetto ai problemi del Paese", dice Renato Brunetta, capogruppo alla Camera. "Basti pensare a quello che sta succedendo in aula sul decreto Imu-Banca d’Italia".
Attacchi che il presidente del Consiglio si sforza di neutralizzare ricordando l’importanza della stabilità in vista del semestre italiano di presidenza Ue. "L’Italia dimostrerà di saper guidare bene l’Unione e per farlo dobbiamo avere i conti in ordine, stabilità, e le infrazioni delle normative europee risolte o in via di risoluzione", afferma Letta.
Il Movimento 5 Stelle ha denunciato la "perdita di tempo" e ha deciso di non intervenire finché non si passerà al voto degli emendamenti. Severe critiche all’Italicum e al meccanismo delle soglie di sbarramento e del premio di maggioranza sono state espresse dai rappresentanti dei piccoli partiti. "Non accetteremo una legge elettorale ’Vampirellum’ nella quale i partiti più forti succhiano i voti di quelli più piccoli", ha detto Gaetano Quagliariello intervistato dalla Telefonata di Canale 5. Il ministro delle Riforme ha spiegato che a suo avviso i voti assegnati ai partiti che non raggiungono la soglia di sbarramento "non possono essere spalmati su quelli vincitori, anche perché in questo modo non si rispetta la sentenza della Corte Costituzionale. Fi deve capire che la nostra Carta non è una sovrastruttura". Secondo Quagliariello se si approva la legge elettorale, "il governo deve ripartire includendo gli esponenti renziani perché il quadro politico risulterebbe cambiato".
I tempi. La commissione dovrebbe finire i suoi lavori domani per consentire la presentazione in aula nel pomeriggio di giovedì del testo "emendato" con le modifiche decise dall’accordo tra il leader del Pd e il leader di Forza Italia.

CORRIERE.IT
È stato chiuso l’accordo tra Pd e Forza Italia sulla nuova legge elettorale. L’intesa, confermata da diverse fonti parlamentari, prevede alcune modifiche al testo base dell’Italicum, già approvato dalla commissione Affari costituzionali di Montecitorio. In particolare, la soglia per far scattare il premio di maggioranza - che dovrebbe essere al massimo del 15% - passerà dal 35 al 37 per cento. Viene poi recepita la norma cosiddetta «salva-Lega»: il quorum minimo per l’ingresso in Parlamento è stato fissato al 4,5% rendendo dunque più facile il superamento della soglia per il partito di Matteo Salvini, storico alleato degli azzurri. Una coda di trattativa potrebbe tuttavia ancora riguardare ritocchi alla soglia di accesso per i partiti non coalizzati (oggi all’8%) e per le coalizioni (12%). Decisivi, per l’uscita dall’impasse, i nuovi contatti telefonici avvenuti in mattinata tra Renzi e Berlusconi.

«MAI PIU’ LARGHE INTESE» - Nel primo pomeriggio è stato lo stesso Matteo Renzi a postare un commento sul suo profilo Facebook da cui traspare la sua soddisfazione per l’accordo raggiunto: «Mai più larghe intese grazie al ballottaggio, mai più potere di ricatto dei piccoli partiti, mai più inciuci alle spalle degli elettori, mai più mega circoscrizioni. Con l’intesa sulla legge elettorale, nonostante i professionisti della critica, il passo avanti è enorme. Dopo la melina, in qualche settimana si passa dalle parole ai fatti. Ma non fermiamoci qui». Il sindaco guarda già avanti: «Adesso possiamo passare al superamento del Senato e delle Province, all’eliminazione dei rimborsi ai consiglieri regionali e alla semplificazione delle competenze. Ma soprattutto al JobsAct, il piano per il lavoro. Stiamo semplicemente mantenendo gli impegni presi con le primarie dell’8 dicembre. Senza paura, a viso aperto». E Maria Elena Boschi, responsabile Riforme del Pd: «Ognuno ha la sua legge ideale in testa. Ma abbiamo fatto una legge che migliora l’attuale nell’interesse dei cittadini, non nell’interesse del Pd».

LA MINORANZA PD- Non è detto però che l’intesa raggiunta equivalga ad un percorso in discesa del provvedimento. Anzi. Dalla minoranza del Pd non nascondono i malumori: «È una proposta troppo sbilanciata sugli interessi di Berlusconi e di Forza Italia - ha spiegato il deputato bersaniano Alfredo D’Attorre —. Il salva-Lega poi è disegnato sull’alleato di Berlusconi e per costringerlo ad allearsi». I dubbi, secondo l’esponente della sinistra, riguardano anche « liste bloccate, soglie di sbarramento e rappresentanza femminile». Ma perplessità sono arrivate anche dal moderato Beppe Fioroni, in particolare sulla soglia di accesso al Parlamento: «Fate uno sforzo: salvata la Lega e contento Berlusconi, evitiamo di sopprimere politicamente coloro che si possono coalizzare con noi» ha scritto via Twitter.

«NO AL VAMPIRELLUM» - Ma Renzi dovrà fare i conti, oltre che con i dissidenti del suo partito, anche con le forze politiche più vicine al Pd, che ancora oggi hanno mostrato insofferenza: il ministro delle Riforme, Gaetano Quagliariello, esponente di punta del Nuovo Centrodestra di Alfano, oggi alleato di governo, ribadisce il veto sulla combinazione fra premio di maggioranza e sbarramento per le forze minori, che consentirebbe al partito vicente, a cui andrebbero i seggi non assegnati a chi non raggiunge il quorum, di portarsi a casa un bonus del 20-25%. «In questo modo si passerebbe dal Porcellum al Vampirellum - ha detto intervistato su Canale 5 -. Se l’accordo fosse portato avanti solo da Renzi e Berlusconi, verrebbe bocciato al primo voto segreto».

«IL CAIMANO PORTA MALE» - Negativo anche il commento di Nichi Vendola, possibile alleato del Pd alle elezioni, che in un’intervista sulla Gazzetta del Mezzogiorno ricorda tra l’altro che la legge non prevede condizioni di ineleggibilità per conflitto di interesse e il giudizio che ne dà è quello di un provvedimento «utile a saziare l’ingordigia dei grandi partiti» e che «disprezza le minoranze». Una legge «che non a caso Berlusconi ha rivendicato a sè». Poi il monito a Renzi e all’intero Pd: «L’abbraccio con il Caimano ha sempre portato male alla sinistra».