Paolo Conti, Corriere della Sera 29/1/2014, 29 gennaio 2014
IL MONUMENTO ALL’INSAPUTA DEL SINDACO
A Roma puoi fare di tutto. Anche issare un tuo monumento di tre metri per tre, due tonnellate di acciaio, e piazzarlo in una delle aree più tutelate d’Italia: di fronte alla cavea del Circo Massimo, sullo sfondo delle rovine del Palatino, delle residenze di Augusto, Tiberio e Domiziano. Tanto nessuno controllerà le autorizzazioni e i permessi. Non arriverà né un vigile urbano, né un funzionario della sovrintendenza comunale (peraltro vacante da ben sette lunghissimi mesi, ed ecco i frutti) o statale a capire cosa sia accaduto.
Siamo nella notte tra il 24 e il 25 novembre 2013, ore 3. Dopo numerosi sopralluoghi (indisturbati anche quelli) l’artista romano Francesco Visalli arriva con un camion, devia il traffico con l’aiuto di collaboratori armati di segnaletica stradale e apposite luci, e pianta nell’aiuola di fronte al Circo Massimo il suo monolite «Place de la Concorde» che si colloca – dice l’autore – in un più vasto progetto «Inside Mondriaan». Il rinvio al grande artista olandese celebre nel mondo dell’arte e della pubblicità per il minimalismo geometrico dei suoi riquadri in cui il bianco si alterna al grigio e ai colori primari, è evidente. Racconta la curatrice dell’artista, Valeria Arnaldi: «Quella notte ridevamo tutti, sembrava una scena di “Amici miei” di Monicelli». Da quel giorno la scultura-installazione resta al suo posto. Nessuna ispezione. Nessun interrogativo.
Ieri sul sito www.artribune.com diretto da Massimiliano Tonelli (la casa editrice è presieduta da Paolo Cuccia) è apparso un intervento molto polemico sulla qualità della scultura e sulla scarsa notorietà dell’artista: «Come ha fatto Visalli a installare un’opera permanente laddove ogni artista del mondo sognerebbe di installarla e avendo un curriculum molto distante dagli artisti più grandi del mondo?». Lunedì notte, un servizio sul Tg5. Di lì è partita la caccia alla storia, e al perché. Visalli, che ha investito 23 mila euro nell’impresa, ha emesso una nota intitolata: «Monumento al Circo Massimo all’insaputa del sindaco». Scrive l’artista: «Non è una trovata pubblicitaria ma un vero e proprio esperimento e, soprattutto, una denuncia. Testare l’attenzione dell’Amministrazione comunale sulla città in generale, e sull’arte in particolare. A due mesi dall’installazione il bilancio è drammatico: nessuna notifica all’artista, nessuna domanda, nessuna verifica sull’opera e neppure nessun controllo in termini si sicurezza. Nonostante le dimensioni decisamente evidenti, i colori accesi, la posizione centralissima e poco distante dagli uffici del Comune». Nessuno ha chiesto alcunché nemmeno durante i sopralluoghi delle tante forze dell’ordine prima del gran concerto di Capodanno, lì al Circo Massimo. Dice sconsolato l’artista: «Speravo che l’opera fosse ‘scoperta’ dopo pochi giorni. Con tristezza per Roma, vedo che ci sono voluti due lunghi mesi. La mia intenzione era dissacratoria, nel senso di voler violare uno spazio culturalmente sacro come quello».
Ammette Flavia Barca, assessore alla Cultura della giunta guidata da Ignazio Marino: «È vero, non c’è stato alcun controllo proprio perché non c’è stato un avvio formale di nessuna richiesta. Perché nessuno se n’è accorto? Forse proprio perché Roma è una città straordinariamente ricca di arte e cultura: e può capitare di passare di fronte a un’opera senza chiedersi il perché della collocazione. Vorrei cogliere l’aspetto positivo della provocazione, che è in qualche modo una forma di street art. La accoglieremo come capita anche con altre provocazioni, magari più accese»
C’è dell’altro, però. La provocatoria installazione di Francesco Visalli ricorda e sottolinea, con la sua massiccia presenza clandestina, un altro vero, intollerabile scandalo. L’inamovibile, immenso camion-bar di bibite e panini che da mesi deturpa il panorama sul Circo Massimo e il Palatino. Ha resistito alla gestione Alemanno e ora prospera indisturbato anche sotto la giunta guidata da Ignazio Marino. Presidio sprezzante e volgare di uno imbattibile strapotere romano: le famiglie degli ambulanti che presidiano gli spazi di fronte ai monumenti romani, un dominio forte quasi quanto quello dei burocrati e di certi costruttori.
Paolo Conti