Flavia Amabile, La Stampa 29/1/2014, 29 gennaio 2014
BADANTI E COLF ECCO CHI SONO I LETTORI FORTI
Andate in un giardino pubblico. Oppure in autobus o in metropolitana. La stragrande maggioranza ha un telefonino e legge i messaggi arrivati su WhatsApp o sbircia le novità su Facebook. Poi ci sono loro: colf, badanti, e tate, immerse nei libri. Li divorano pagina dopo pagina, uniche a farlo con una maggioranza schiacciante.
Mentre una settimana fa Federculture levava il consueto grido di dolore sui dati scoraggianti della lettura in Italia, ad alcuni chilometri di distanza, lontano dai riflettori, in una biblioteca di periferia si inaugurava una mostra.
Protagoniste proprio loro, tate, colf e badanti, da Mary Poppins a Tata Matilda attraverso testi e immagini, ma soprattutto attraverso i dati ricavati da una ricerca condotta su un campione di 100 collaboratrici (con una minima percentuale di collaboratori uomini, per rispettare la realtà) originarie di 27 diversi Paesi del mondo, che entrano nelle case degli italiani.
Per un anno le donne delle associazioni Lipa e No.Di, hanno rintracciato donne straniere di differenti generazioni. «Per la prima volta un’indagine si è concentrata sulle loro vite», spiega il curatore, Vinicio Ongini, ideatore della ricerca, esperto di immigrazione, funzionario della Direzione generale per lo studente, l’integrazione, la partecipazione e la comunicazione del Ministero dell’Istruzione. «In genere le analisi si occupano degli aspetti sociali, stavolta ci si è chiesti se leggono, che cosa leggono, in quale lingua, quali sono i loro consumi, i bisogni, i sogni».
L’idea è stata poi promossa dalla Provincia di Roma nell’ambito del Progetto Biblioteche del Mondo ed è così che è emerso un dato che sembra sorprendente, ma in realtà non lo è. Il 76,5% legge abitualmente, e legge soprattutto in italiano perché trovare volumi nella lingua del Paese d’origine è difficile. «Leggo un libro alla settimana, più o meno, quindi 4-5 libri al e mese, di conseguenza una cinquantina di libri all’anno», racconta D., croata di Tivoli.
Leggono ovunque, in autobus nel tragitto per il lavoro oppure nei momenti di riposo. Leggono di tutto ma alcune di loro arrivano in Italia anche sulla scia della suggestione lasciata proprio da alcuni autori, da Calvino a Baricco, Rodari, Eco. In molti casi si tratta di lettrici forti, il 15,3% del campione legge più di 20 libri l’anno e il 16% ne legge tra 10 e 20.
Più della metà delle intervistate, il 58,8%, afferma che nella terra d’origine leggevano anche di più. Il 15% delle intervistate va in biblioteca per prendere i libri in prestito, il 68% preferisce acquistarli e l’8% li ottiene attraverso i datori di lavoro. Per capire in pieno il significato di queste cifre bisogna ricordare che in Italia i lettori forti con 12 o più libri letti nello stesso periodo, sono soltanto il 14,5% del totale. E ad aver letto almeno un libro in un anno per motivi non strettamente scolastici o di lavoro, sono il 46%.
Non solo leggono, conoscono molto bene le lingue e hanno grande dimestichezza con la tecnologia per la necessità di rimanere in contatto con i parenti rimasti in patria attraverso mezzi poco costosi come Skype o i social network. Più della metà delle intervistate parla almeno un’altra lingua straniera oltre alla lingua madre. Il 35% delle donne intervistate parla un’altra lingua straniera e il 20 % altre due o più lingue.
La lettura, la famiglia e gli amici sono il modo preferito di passare il tempo libero. La lettura, che ha un alto livello di gradimento (il 19,7%), per alcune di loro non è intesa solo come fonte di intrattenimento - come precisa la ricerca - bensì come fonte di riflessione, input prezioso per tutte coloro che continuano, nonostante i tempi e la fatica del vivere altrove, a intendere la letteratura come forza incentivante del proprio progresso e della propria evoluzione personale, a volte preferibilmente anche in varie lingue.
Infatti, una delle intervistate di Mazzano Romano afferma: «Leggo dei libri, io leggo tutto in italiano, in francese e in rumeno, l’unico problema è che qui non ci sono libri in rumeno, quelli che stanno in biblioteca sono quelli che ho già letto».