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 2014  gennaio 29 Mercoledì calendario

UNO SU DUE È SINGLE MA LA POLITICA LITIGA SUI MATRIMONI GAY


Quasi una famiglia su due, a Milano, è composta da una sola persona. E questo dato è frutto di un aumento dei single del 34 per cento in dieci anni. Più notizia di questa, cosa pretendiamo. Pochi dati che scassano nello stesso tempo l’idea del «mammone » e della centralità della famiglia come istituzione sociale. Milano non sarà l’America, come cantavano i Timoria, ma certamente è simile a Londra, da questo punto di vista, ed è la città che, per mille ragioni, riesce ad anticipare tendenze che poi si diffondono su tutto il tessuto nazionale. E dunque, come succede altrove, l’inverno del nostro Paese, che invecchia e si intristisce, ci lascia immaginare gente che, alla sera, rientra in una casa silenziosa, rapporti reticolari e destrutturati, e metropoli ridotte a una collezione di solipsismi. Ne parleranno i futurologi. L’esercito in crescita dei single, ovviamente, è il frutto di un combinato disposto di precarietà, separazioni, individualismo, solitudine. È un dato che non deve creare allarme ma costringe a riflettere sul cambiamento radicale che sentimenti come l’affettività, la solidarietà, la familiarità, stanno conoscendo nella nostra epoca liquida. E dovrebbe aiutare chi assume decisioni pubbliche, in primis la politica, a far da parte i proclami ideologici e mettere al centro delle proprie analisi una lettura attendibile dei fenomeni sociali. Una volta tanto, che gli specialisti si mobilitino e ci raccontino a cosa stiamo andando incontro, e come un mondo single-a-metà cambierà il nostro sistema sociale. La singletudine di massa è un fatto che interesserà soprattutto i grandi centri urbani, dove la mobilità è maggiore e lo sradicamento una precondizione della residenza; ma sappiamo che la tendenza storica è quella all’inurbazione, e dunque, come si diceva, ciò che è già accaduto a Milano è scenario plausibile per l’Italia intera. Nel calderone dei single ci entrano i giovani precari, che non riescono a metter su famiglia (o non vogliono). Ci sono i single per scelta, che amano la loro libertà, e ci sono i single per sfiga, che si trovano a fare i conti con l’emarginazione. Ci sono i single di ritorno, padri e madri separati (padri soprattutto: quasi il 90 per cento di loro viene spedito fuori casa dalle ordinanze, senza che nessuno si ponga il problema di dove andranno a vivere), una categoria in crescita costante e progressiva, stando al fatto che ormai una coppia sposata su due è destinata a separarsi. E, infine, ci sono gli anziani, sempre meno sorretti dalle proprie famiglie nel bisogno di cura e attenzione. L’esplosione dei single sta già cambiando le abitudini sociali: fare la spesa solo per se stessi, ad esempio, rende il carrello del single comparativamente molto più costoso di chi fa la spesa per una famiglia. Aumenta il car sharing, per abbattere i costi del trasporto, e magari crescerà ancora la vendita di automobili biposto, adatte al traffico metropolitano e non a portare i figli in piscina. Precari, separati, anziani: queste categorie hanno bisogno di politiche ad hoc nell’housing, nell’assistenza, nei servizi sociali. Si tratta di milioni di persone. Se questi dati li presentiamo così, sarà difficile che qualcuno non ammetta che il fatto è evidente e il problema è serio. Solo che, finora, il dibattito politico e pubblico ha fatto finta di niente, sottovalutando l’enormità della faccenda. Magari dedichiamo grande spazio e attenzione alla battaglia civile sui Pacs, invischiando gli italiani in una frattura incapacitante, perché questa battaglia possiede meccanismi di radicalizzazione che la rendono decisiva non per una centralità oggettiva, ma per il tam tam mediatico che la sostiene. E il grande tema del futuro resta muto. Certo, dedicarsi a scoprire chi e quanti e come sono i single contemporanei non ha lo stesso appeal, non ha lobby e gruppi di pressione che sostengono la necessità di leggi ad hoc. Eppure è sufficiente una sosta a un supermercato o in un grande magazzino per capire dove sta andando l’Italia. Nazione di persone meglio sole che male accompagnate?