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 2014  gennaio 29 Mercoledì calendario

DE FANIS, L’AMANTE, LA MOGLIE E IL VELENO


Lui, lei, l’altra: l’appuntamento in procura, domani, può segnare la svolta nel noir abruzzese d’inizio anno. Lui è l’ex assessore regionale alla Cultura, Luigi De Fanis, campione regionale nella specialità avvisi di garanzia. Coinvolto in tre diverse inchieste, ha accumulato accuse per peculato e concussione, ma all’appuntamento di domani si presenta con l’accusa di tentato omicidio. Lei si chiama Rosanna Ranieri, è la moglie del De Fanis, e veste il ruolo di presunta vittima del presunto uxoricida. L’altra è Lucia Zingariello, 34enne, che dell’ex assessore è stata segretaria e anche amante.

L’IDEA DI CONVOCARLI insieme – per un “confronto all’americana” – è del procuratore di Lanciano, Francesco Menditto, alle prese con un giallo davvero singolare. Ed è stata propria l’ex amante segretaria, la signora Zingariello, a mettere gli inquirenti sulla pista del tentato omicidio. La storia d’amore tra De Fanis e Zingariello aveva già offerto un colpo di scena: la procura di Pescara, indagando sull’assessore, ha scoperto che De Fanis aveva proposto alla sua segretaria un contratto molto particolare. L’accordo – per uno stipendio mensile di 3mila euro – prevedeva che la segretaria amoreggiasse con l’assessore per quattro volte ogni mese. Il contratto non è mai stato firmato e, in realtà, si tratta di un foglietto vergato a mano, prima strappato, poi recuperato dalla Zingariello, infine acquisito dalla procura. La segretaria, però, agli inquirenti aggiunge un dettaglio inquietante: Luigi De Fanis – ossessionato dal suo sentimento per la Zingariello – avrebbe progettato e poi tentato di uccidere la moglie. Avvelenandola. Interrogata dal pm pescarese Giuseppe Bellelli, la segretaria racconta di essere stata ossessionata dalle attenzioni dell’assessore, spiegando che De Fanis le aveva confidato di voler uccidere la moglie. Il pm stralcia il fascicolo – l’assessore viene indagato per tentato omicidio – e lo trasmette alla procura di Lanciano. Il punto è che la Zingariello – non indagata – è in possesso di ben tre registrazioni audio, anch’esse acquisite dalla procura, nelle quali si possono ascoltare le imbarazzanti conversazioni con De Fanis sul presunto tentativo d’omicidio. Nella prima registrazione – avvenuta in automobile – l’ex assessore dichiara per l’ennesima volta il suo amore alla segretaria spiegandole che potrebbe decidere di uccidere la moglie . Poi – siamo nel febbraio 2013 – le altre due registrazioni, questa volta telefoniche, durante le quali De Fanis confida alla Zingariello di aver appena provato ad avvelenare la consorte. In una delle registrazioni, l’ex assessore, si spinge a far sentire all’amante gli spasmi della moglie che sta vomitando: l’obiettivo di De Fanis – secondo la ricostruzione dell’amante segretaria – era di provocarle un infarto versando un farmaco in una bibita. Di certo, per il momento, c’è che davvero la signora Ranieri, quella sera di febbraio, ebbe un problema di digestione che la portò a vomitare. Ed è altrettanto certo che la signora Ranieri ha pubblicamente difeso suo marito. Persino con una lettera aperta: “Non corro alcun rischio, visto che convivo con mio marito sotto lo stesso tetto”, ha scritto, anche se in qualche modo si tratta di una convivenza obbligata, poiché De Fanis è da tre mesi agli arresti domiciliari. Ed è proprio mentre era agli arresti domiciliari, che la vicenda del presunto avvelenamento è diventata pubblica, l’inchiesta è stata trasmessa a Lanciano e la signora Ranieri è stata interrogata dalla pm Rosaria Vecchi. Confermato il malore, la donna ha però raccontato un particolare fondamentale, a discarico del proprio marito: “Abbiamo bevuto una birra, quella sera, dalla stessa bottiglia”.

LA SIGNORA DICE il vero o tenta di coprire il marito? La procura di Lanciano ha deciso che, dopo aver ascoltato la versione di De Fanis, domani potrebbe far incontrare i tre protagonisti della vicenda, in un faccia a faccia, che potrebbe far emergere contraddizioni e incongruenze. E per De Fanis è solo l’inizio di una serie ravvicinata d’interrogatori. Il 4 febbraio, a Pescara, sarà interrogato dai pm Giuseppe Belleli e Gianpiero di Florio, per l’inchiesta sui rimborsi nelle missioni istituzionali. Dovrà spiegare perché, facendosi rimborsare con soldi pubblici, ha acquistato una bottiglia di Barolo da 90 euro. Due giorni dopo, il 6 febbraio, il Tribunale del Riesame dell’Aquila dovrà decidere se revocare i domiciliari per l’inchiesta che lo vede indagato, con l’accusa di concussione, truffa e peculato, per l’erogazione di alcuni contributi di eventi culturali.