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 2014  gennaio 29 Mercoledì calendario

DIEGO ABATANTUONO «COMBATTO LA ’NDRANGHETA CON UN SORRISO»


Attore al cinema e per fiction, regista in teatro e futuro conduttore televisivo. Diego Abatantuono (58 anni) si divide tra mille impegni, «ma sono molto contento di lavorare» esordisce entusiasta. Lunedì prossimo (il 3 febbraio) vestirà i panni di Giancarlo Ferraris, protagonista della fiction di Raiuno L’Assalto, e da domani sarà nelle sale con La gente che sta bene di Francesco Patierno. Nel mentre, sta girando un altro film per il grande schermo e da metà marzo torna a casa, a Colorado, nella veste di presentatore, insieme con Chiara Francini. Da quando, a 15 anni, si esibiva al «Derby» ne ha fatta di strada, «ma nell’ani - mo mi sento sempre quel ragazzino 15enne a cui piace ridere, ho solo qualche “cacchio” in più».
Partiamo da L’Assalto, chi è Giancarlo Ferraris?
«È un imprenditore della provincia milanese, un gran lavoratore che ha sempre tenuto in mano le redini della sua azienda con grande scrupolo e onestà. Complice la crisi economica, a un certo punto, la sua azienda versa in cattive acque, lui si rivolge alle banche che però non gli danno una mano ma piuttosto spifferano le informazioni alla ’ndrangheta che inizia così a corteggiare Ferraris, ad avvicinarsi alla sua famiglia e servirgli la soluzione ai suoi problemi».
È una storia attuale, ma anche drammatica.
«È attuale, ma non così drammatica, soprattutto all’inizio è raccontata con grande leggerezza».
In che cosa le somiglia Ferraris?
«Ho scoperto che in realtà hanno fatto in modo che lui somigliasse a me. Nel senso che il regista Ricky Tognazzi ha scritto quel ruolo pensando a me. Era necessario infatti che l’attore riuscisse a tenere insieme le due anime, quella drammatica e quella ironica. In Italia non siamo in tanti quelli che sanno far ridere ed emozionare».
Nella pellicola di Patierno invece che personaggio interpreta?
«Sono uno stronzo (ride, ndr). A parte gli scherzi, sono davvero cattivissimo. Un avvocato senza scrupoli. Ma è stato divertente anche calarsi in questi panni».
Al suo fianco sul set c’era Claudio Bisio.
«Claudio è un amico, una persona splendida e un grande professionista. Bisio è l’emblema dell’attore/presentatore, a mio parere il più bravo in Italia. Dopo di lui c’è Paolo Ruffini, un ragazzo molto in gamba».
A cui subentrerà nella seconda parte di Colorado. Perché ha deciso di accettare anche questa sfida?
«Ho detto di sì perché sono stato tra i padri fondatori di Colorado e poi è un rientro divertente e stimolante ».
Come si fa a far ridere la gente?
«È la cosa più difficile. Non c’è una ricetta studiata a tavolino. Bisogna avere del talento comico, non si può improvvisare. Una volta si faceva tanta gavetta, oggi un po’ meno, anche perché la televisione fagocita un po’ i comici, nel senso che ne ha tanto bisogno e li butta subito nella mischia».
È per questo che Zelig 1 non sta avendo tanto successo?
«Credo che abbia inciso anche l’assenza di Bisio. Poi, capitano sempre dei periodi più alti e altri più bassi. Gino e Michele sono bravissimi, sapranno risolvere».
Cinema, teatro, tv. Cosa le piace fare di più?
«Io sono un attore di cinema, il resto lo faccio perché mi diverto e perché me lo chiedono».
A proposito di cinema, La Grande Bellezza è candidata all’Oscar.
«Sono molto felice e spero vinca. Il film non l’ho visto, ma portare in Italia un riconoscimento così autorevole sarebbe meraviglioso. In bocca al lupo a Sorrentino e ai suoi attori».
Cosa c’è nel futuro?
«Ci sono in ballo tante cose, un film da promuovere, uno da girare, la tournée teatrale, una trasmissione radiofonica per i mondiali e il matrimonio di mia figlia».