Paolo Siepi, ItaliaOggi 29/1/2014, 29 gennaio 2014
PERISCOPIO
Per mantenere la soglia di sbarramento, ma nel contempo far rientrare tutti, è stata proposta la sogliola di sbarramento, che è così piatta da far entrare in Parlamento cani e sorci. Marcello Veneziani. Il Giornale.
Sandra Milo è stata raggiunta da un mandato di scomparizione. Amurri & Verde, News. Mondadori.
Giorgio Napolitano veniva ricordato solo per un’imbarazzante somiglianza con Umberto di Savoia di cui qualcuno insinuava fosse figlio naturale. Ma questa mi pare una malignità gratuita. Ai danni del Re. Massimo Fini. Il fatto quotidiano.
A maggio, in definitiva, i cittadini saranno chiamati a scegliere se dare il proprio consenso a un’Europa di banchieri che lavora per creare una società sempre più ingiusta, oppure dare una mano all’avanzata del nuovo fascismo. Mi domando perché non esista da nessuna parte, con l’eccezione parziale del partito greco Syriza, una terza via che rappresenti i tanti elettori, come me, fortemente europeisti, ma contrari a questo modello di Unione europea. Soprattutto mi domando perché ciò non avvenga nel mio Paese, visto che l’Italia è, a un tempo, il più danneggiato da questo modello di Europa e il più esposto ai populismi di ogni risma. Curzio Maltese. ilvenerdì.
Serve adesso un rimpasto forzato del governo Letta. È ora che il premier metta il turbo per diventare, sul fronte delle riforme economico-sociali, l’altra faccia dell’accelerazione che Renzi sta imprimendo sul versante delle riforme istituzionali. Perché la legge elettorale è importante, ma gli italiani mangiano con la crescita e il lavoro. Linda Lanzillotta, senatrice di Scelta Civica. la Stampa.
Il piglio di Renzi ricorda molto a De Michelis «il decisionismo craxiano. In realtà, Craxi era timido, chiuso, mentre Renzi è aperto ed espansivo. Diventano bruschi e sprezzanti perché si pongono un obiettivo e lo perseguono radendo al suolo burocrazie, rallentamenti formalistici, piccoli sabotaggi». De Michelis avverte Renzi che Craxi ne raggiunse molti perché seguì il suo schema «arrogante» dal 1976 al 1992 e perché gli andò sempre bene. «Poi, quando gli andò male, gli andò molto male». Craxi era a tavola, anno 1991. Si votava per il referendum sul maggioritario, un giornalista gli fece una domanda, Craxi l’ascoltò, poi, per tutta risposta, si rivolse verso un commensale: «Passami l’olio». Ma, a un certo punto, l’aria era cambiata e lui, Craxi, non se ne accorse. Nel frattempo, Montanelli lo aveva definito «personaggio guappesco» ed Enrico Berlinguer un «pericolo per la democrazia». Mattia Feltri. la Stampa.
Più sono incapaci e più i nostri politici diventano burattini della lobby. La supertecnica Fornero allungò l’età pensionabile poi si stupì molto nel constatare che aumentavano gli esodati, cioè i lavoratori espulsi in anticipo e rimasti senza più uno stipendio e senza ancora una pensione. Chi l’avrebbe mai detto, eh? Pure Saccomanni pareva questo granché, poi l’abbiamo visto in azione con l’Imu. La Cancellieri ha passato la vita a fare il prefetto: se la macchina dello Stato non la conosce lei, stiamo freschi. Invece conosce solo Ligresti. Ha fatto una legge svuotacarceri che non svuota una mazza, come le precedenti di Alfano e Severino. Marco Travaglio. Il Fatto quotidiano.
LA SCUOLA. «Noi socialisti dobbiamo essere propugnatori della scuola libera, della scuola lasciata all’iniziativa privata e ai Comuni. La libertà nella scuola è possibile solo se la scuola è indipendente dal controllo dello Stato. (?) Noi dobbiamo farci propugnatori della scuola libera e conquistarci la libertà di creare la nostra scuola. I cattolici faranno altrettanto dove sono in maggioranza; chi avrà più filo tesserà più tela». Antonio Gramsci in Il grido del popolo.
Non credo alla scuola. Mi annoiano i genitori che parlano sempre di insegnanti. Io, a scuola, non ero felice. E posso ripetere ciò che diceva Ennio Flaiano: «Tutto quello che non so l’ho imparato a scuola». Ho fatto il liceo a Napoli, dai salesiani. Anche Toni Servillo, del resto. E benché lui sia più grande di me, abbiamo avuto lo stesso professore di latino, don Cesareo: non ho mai capito a cosa servano il latino e il greco. Paolo Sorrentino, regista de La Grande bellezza. GQ.
Chi ha stabilito che la Rai debba avere 14 canali tv e 10 canali radio, come vanta in questi giorni lo spot promozionale sul canone di abbonamento in scadenza il 31 gennaio? Giovanni Valentini. la Repubblica.
Tendo l’orecchio a cogliere i rumori che normalmente non sento. Oltre il cortile, il correre di un autobus nelle strade deserte. Lontano, l’abbaiare di un cane. E il rombo di un aereo, stranamente basso sulla città. Una persiana che sbatte, con un colpo secco. Dal quartiere attorno, nulla: non furgoni in sosta a motore acceso nella fretta di una consegna, non eco di lavori in corso, di pale, trapani, martelli. Milano così muta, mi smarrisce; quasi che il frastuono del fare, dell’andare, del correre fosse della città la voce. Qui in casa, le fusa dei gatti, felici nella insolita pace. Ci vorrebbe, mi dico, un camino: lo schiocco delle scintille in un camino sarebbe già una voce con cui discorrere (come scoprendo, in un’ora appena di silenzio, che siamo inesorabilmente tesi ad altro da noi. O, come scrisse il poeta Holderlin, che «noi siamo un colloquio»). Marina Corradi. Avvenire.
Vocabolario creativo - CERVINO: domanda dei clienti all’oste romano.
Una vecchia, in chiesa, appoggia una bottiglia verde, piena di latte, sulla balaustra di marmo di una cappella, poi si inginocchia. Due bianchi angeli di gesso, con grazia mondana, s’alzano sulle punte dei piedi per porgere fiori a un brutto quadro. Un ufficiale della Milizia finge di pregare e sbircia una signora bionda con una volpe argentata su una spalla. È l’ultimo barocco romano. Leo Longanesi, Parliamo dell’elefante. Longanesi, 1947.
Dove concepire un labirinto (sarà il maggiore nell’universo mondo) se non nel Parmense? Tra l’officina esoterica di Francesco Maria Mazzola, il Parmigianino, una dubitosa aria verdiana («Non m’inganna quel fioco lume?»), la «vaghezia», la parabola di Alberto Bevilacqua sul grande fiume, sulla sua possanza, che «confonde il diritto e il rovescio». Bruno Quaranta. la Stampa.
Lascia l’ascia e accetta l’accetta. Stefano Bartezzaghi, il venerdì.
Non ho mai desiderato la donna d’altri per paura che lei desiderasse me e lasciasse l’altro. Roberto Gervaso, il Messaggero.