Simona Spaventa, la Repubblica 29/1/2014, 29 gennaio 2014
ABATANTUONO E LA ’NDRANGHETA A MILANO
MILANO — Diego Abatantuono torna a un ruolo drammatico, e lo fa nei panni di un impresario edile lombardo che si è fatto da sé, solido e onesto. Eppure, stritolato dalla crisi che lo stringe tra fornitori da saldare, creditori insolventi e banche che gli chiudono le porte, piega il capo alla criminalità organizzata. Succede nel film tv L’assalto, diretto da Ricky Tognazzi (lunedì su Rai Uno).
Prodotto da Rai Fiction e realizzato da Iter Film, scritto da Monica Zapelli (già sceneggiatrice dei Cento passi di Giordana), il film affronta un tema di drammatica attualità, con un giro d’affari di 15 miliardi l’anno, ricordano i titoli finali, «una storia di denuncia — sottolinea Eleonora Andreatta, direttore di Rai Fiction — che riporta in tv la tradizione del nostro grande cinema civile. La dedichiamo alle vittime che hanno avuto il coraggio di alzare la testa». Un prodotto di livello, dove la regia di Tognazzi ritrae con toni asciutti una Lombardia grigia, tra cantieri di provincia avvelenati da rifiuti tossici, assediata da una doppia ‘ndrangheta, quella primitiva e rurale dei vecchi (con un ottimo Luigi Maria Burruano, il boss) e quella ripulita e manageriale della nuova generazione (il nipote di Paolo Mazzarelli). Entrambe subdole e feroci, come scoprirà sulla sua pelle il geometra Giancarlo De Ferraris di Abatantuono, che troverà la forza di denunciare: «Un personaggio intrappolato nel dubbio — racconta l’attore, che torna a una fiction Rai dopo vent’anni — Sa fin dall’inizio che le cose andranno a finire male, ma fa buon viso a cattivo gioco. Noi indichiamo una strada molto coraggiosa, ma essere coraggiosi non è obbligatorio. Specie se bisogna affrontare le cose da soli. La polizia c’è, ma il finale resta aperto, mi piacerebbe sapere cosa accadrà dopo».