Fabio Tonacci e Francesco Viviano, Aldo Fontanarosa e Roberto Mania, la Repubblica 29/1/2014, 29 gennaio 2014
MASTRAPASQUA, L’INPS APRE UN’INDAGINE
ROMA — Qualcosa viene fuori dall’istruttoria, riservata e tuttora in corso, richiesta dal premier Letta al ministro del Lavoro Enrico Giovannini sul caso Mastrapasqua. È stato acquisito, ad esempio, l’atto di ricognizione del saldo contributivo degli enti morali, tra cui l’Israelitico, datato 2010 e con in calce solo la firma del presidente dell’Inps. Ci sono anche le carte che certificano i 23 milioni di euro di debito previdenziale che la clinica romana di cui è direttore generale accumula al primo gennaio del 2012. Primi risultati di una relazione ancora esigua («aspetto sia conclusa» diceva ieri il ministro) che ha bisogno di qualche giorno di lavoro in più. E a cui da ieri si affianca, in parallelo, un’indagine dell’audit interno dell’Ente pensionistico sull’operato di Mastrapasqua negli ultimi anni.
«Il caso Scajola non ha insegnato niente», dice Domenico Aiello, il legale del presidente dell’Inps, che ha depositato una memoria difensiva al pm Maria Cristina Palaia. Un documento che ripercorre il ruolo e i passaggi della vicenda e che si propone di smontare punto per punto l’accusa, soprattutto nei confronti di quella cessione all’Inps di crediti definiti «inesigibili e non certi» dai Nas, nell’informativa del 16 settembre scorso. «Non c’è neanche una fattura di quelle sotto indagine che sia stata
ceduta. Tutte quelle trasferite all’Inpdap prima e, dopo il 1 gennaio 2012, all’Inps hanno il certificato di validità sottoscritto dal notaio e sono state vagliate dal sistema sanitario regionale », aggiunge Aiello.
Dunque, secondo l’avvocato, nessuna di quelle 12.164 schede con codici di dimissione «falsificati », e le relative richieste di rimborso, sarebbero oggi nella pancia dell’Ente previdenziale.
I magistrati stanno analizzando le carte, per capire se è davvero così. Rimane però il sospetto. Ed è un fatto che Mastrapasqua fosse a conoscenza di qualche anomalia nella clinica da lui diretta almeno dal 23 dicembre del 2009. Porta quella data la prima segnalazione della Asl Roma D (protocollo n.117904) di presunte irregolarità all’Ospedale Israelitico. Il documento che ha dato il via a tutta l’inchiesta.
Su un campione di 69 schede, relative alle prestazioni di gengivoplastica e chirurgia maxillofacciale eseguite in day hospital, 2 risultavano «inappropriate», 67 erano «non congrue». Non solo. Già quattro anni fa alla Regione Lazio si accorgono che l’Israelitico «ancorché autorizzato — si legge nella nota — a variare l’organizzazione interna dei 120 posti letto, non è mai stato accreditato per odontoiatria». A questo controllo ne seguono subito altri, effettuati dall’agenzia Asp, in parte su richiesta dell’autorità giudiziaria che già allora si muove. E con la nota dell’8 aprile del 2010, la direzione regionale invita l’Ospedale «a sospendere le prestazioni terapeutiche in questione». La domanda, a cui stanno cercando risposte i magistrati, rimane sempre la solita: chi ha dato l’ordine al personale sanitario di modificare i codici delle schede?
«Senza entrare nel merito dell’indagine penale — dice Marianna Madia, responsabile Lavoro del Pd — ricordo che i deputati del partito democratico avevano già posto, nella scorsa legislatura, il tema dei tanti incarichi di Mastrapasqua». E anche il compagno di partito Roberto Morassut, capogruppo in commissione bicamerale di vigilanza sugli enti previdenziali, chiede le sue dimissioni. In attesa dell’istruttoria di Giovannini e degli sviluppi dell’inchiesta della procura, la politica prende le distanze.
Fabio Tonacci e Francesco Viviano
ANCHE LA MOGLIE COLLEZIONA POLTRONE I VENTI INCARICHI, DALLA RAI ALL’ACI –
LA CONSORTE, Maria Giovanna Basile, nativa di Avellino, classe 1962, commercialista di professione, accumula 20 presenze nei collegi di sindaci delle più svariate aziende, dalla Rai ad alcune controllate dell’Aci, fino all’Acea, municipalizzata romana crocevia dei grandi giochi di potere della Capitale. Una coppia incaricata, verrebbe da dire.
Una coppia della Roma borghese, casa ai Parioli, studi ai Parioli. Fuori dalla politica nazionale fino al 2004 (quando Antonio viene cooptato in quota Forza Italia nel Consiglio di amministrazione dell’Inps), ma già immersa nella politica e negli affari capitolini da molti anni prima. Decisivi, nell’ascesa di moglie e marito, il legame con Alfredo Antoniozzi, prima democristiano poi forzista, che sfidò, perdendo, Nicola Zingaretti alle elezioni per la Provincia di Roma; ma anche, se non soprattutto, l’amicizia di Antonio Mastrapasqua con Giampaolo Letta, figlio di Gianni, nata al Liceo del San Leone Magno. Un sodalizio che non si è mai interrotto e che si è esteso al padre, gran regista delle trame del potere nel ventennio del berlusconismo. E che ha portato su, sempre più su, il commercialista romano fino alla presidenza del Grande Inps, che ha inglobato in sé praticamente tutti gli altri enti previdenziali, dall’Inpdap all’Enpals. E da lì a tutti gli altri incarichi, presidenza di Idea Fimit, vicepresidenza di Equitalia, presidenze di collegi di sindaci, partecipazioni in altri collegi. Nove incarichi in tutto, ha precisato Mastrapasqua. Come se fossero pochi.
Ma non c’è solo Antonio. La moglie ne ha di meno importanti di incarichi, ma sta sempre lì dove la politica e gli affari si intrecciano, dove tirando i fili si può arrivare al centro dei poteri. E dei potenziali conflitti di interesse. È nel collegio dei sindaci della Rai, l’azienda dei partiti e dell’antica lottizzazione. Presente pure nei collegi di due importanti società controllate da Viale Mazzini: Rai Way (installazione impianti) e Rai Cinema.
Poi ci sono le controllate del-l’Aci, l’Automobile club d’Italia. Anche qui non si risparmia lady Mastrapasqua: Aci Global (servizi di sostegno all’impresa), Aci Infomobility, Ventura (agenzie di viaggio e tour operator), Aci Vallelunga (gestione
impianti sportivi), Targasys. Nell’arcipelago dell’Aci, però, la Basile ci è arrivata, presumibilmente, non per legami coltivati con il consorte, bensì attraverso il suo socio dello studio di consulenza, Guido Del Bue, figlio di uno storico dirigente dell’ente parapubblico.
Non basta. L’Acea ai non romani dice poco, ma in città è un po’ come Mediobanca per Milano: chi conta vuole esserci perché sa che molte partite chiave si giocano proprio lì. Clamoroso è stato il braccio di ferro, nell’ultima campagna elettorale, tra il candidato sindaco Ignazio Marino e il costruttoreeditore Francesco Gaetano Caltagirone, per il ricambio dei manager di Piazzale Ostiense. E nell’Acea c’è anche una poltrona occupata dal signora Mastrapasqua: è sindaco con scadenza fino all’approvazione del bilancio al 31 dicembre 2014.
Più difficile da esplorare il capitolo delle aziende impegnate nel settore della sanità delle quali la Basile è membro del collegi di controllo. Sono più d’una, fiorentine e romane. C’è la Santa Chiara Firenze, società attiva nei servizi ospedalieri; e anche la Giomi Rsa che opera nel settore delle case di cura per lunga degenza.
Poi aziende in altri campi: dall’impiantistica (la Ecosuntek di Gualdo Tadino in provincia di Perugia) all’immobiliare (la Salic e la Giomi real estate); dalla consulenza e pianificazione aziendale (la Giomi spa, che sta per Gestione istituti ortopedici nel mezzogiorno d’Italia, e anche la Cappellani Giomi spa). C’è anche infine una merchant bank (la Finemi spa). Venti poltrone. Tante. Che, nella passata legislatura, fecero insospettire il senatore Elio Lannutti (Idv) il quale, in una interrogazione scritta, domandò al governo se riteneva che potessero configurarsi possibili conflitti di interesse proprio per il delicato ruolo che esercitata il marito. La risposta non c’è mai stata.
Aldo Fontanarosa e Roberto Mania