Adriana Bazzi, Corriere della Sera 29/1/2014, 29 gennaio 2014
L’IMMUNOLOGO MILANESE CITATO 77 MILA VOLTE: «COSÌ INSEGNO AI MIEI COLLEGHI»
«Più di 15 milioni di ricercatori di tutto il mondo, per la precisione 15.153.100, hanno pubblicato le loro scoperte sui giornali scientifici nei 16 anni fra il 1996 e il 2011: fra questi ne sono stati selezionati 400, i più influenti nel campo biomedico. E qui troviamo sei italiani». Parla Alberto Mantovani, immunologo, milanese, classe 1948, Direttore scientifico dell’Istituto Humanitas di Milano e docente all’università della città, primo fra gli italiani.
Gli altri: Antonio Colombo (cardiologo interventista) dell’università Vita-Salute San Raffaele sempre di Milano, Giuseppe Remuzzi (nefrologo) dell’Istituto Mario Negri di Bergamo, Giuseppe Mancia (cardiologo) dell’università di Milano-Bicocca, Vincenzo Di Marzo (biochimico) del Cnr di Pozzuoli e Alberto Zanchetti (cardiologo) dell’università di Milano. Cinque al Nord (nell’area Milano-Bergamo), uno al Sud. «E poi ci sono italiani che lavorano all’estero, ma che raggiungono posizioni di tutto rispetto: come l’oncologo Carlo Croce all’Ohio university o Napoleone Ferrara alla Genentech Incorporated che ha studiato i farmaci anti-angiogenesi per i tumori (quelli cioè che “affamano” i tessuti malati perché li privano dell’apporto di ossigeno e di nutrienti, ndr )», aggiunge Mantovani.
Allora: come si fa a stabilire il valore di un ricercatore? Ci sono diversi metodi e lo studio che ha selezionato i «magnifici quattrocento», coordinato da John Ioannidis della Stanford university (California) e appena pubblicato sull’European journal of clinical investigation , ha avuto il merito di combinare diversi sistemi di valutazione.
Il primo (e qui entriamo in qualche dettaglio tecnico) ha preso in considerazione il cosiddetto H-index (e cioè il numero di citazioni che un lavoro di un ricercatore riceve nella letteratura scientifica). Come dire: io pubblico un lavoro e se questo è interessante, i miei colleghi lo segnalano ad altri, sempre nei giornali scientifici. Un riconoscimento per la mia ricerca. Il secondo ha considerato il numero di lavori pubblicati da ogni ricercatore. Cioè: io faccio ricerca e quello che conta è quanti lavori riesco a pubblicare.
Risultato, appunto, una classifica dei migliori scienziati che ha una grande rilevanza nel mondo medico-scientifico. «Queste classifiche — commenta Mantovani, che può vantare 77 mila citazioni nelle riviste scientifiche nel corso della sua carriera — danno innanzitutto la misura di quanto un ricercatore può “insegnare” agli altri con i suoi studi (per esempio con la scoperta di un nuovo gene o di una causa di malattia e via dicendo, ndr ). È questo l’aspetto scientifico che riguarda il progresso della medicina. Ma c’è anche un risvolto più pratico. Le università hanno tutto l’interesse a reclutare scienziati che sono citati nella letteratura scientifica perché questo le fa salire nelle classifiche internazionali (come quella di Shanghai delle migliori università al mondo che quindi possono attrarre studenti, ndr ). E poi i ricercatori che pubblicano bene possono accedere a finanziamenti di ricerca». Che, in una situazione di grande competitività nel campo della ricerca scientifica, è un aspetto da non trascurare.
Un esempio: il progetto Ideas dell’European research council , che stanzia finanziamenti per la ricerca biomedica, si basa su questo tipo di valutazioni.
Ma quanto conta la tipologia della ricerca scientifica (per esempio: Eugene Braunwald, un guru americano della cardiologia, è al top della classifica selezionata dallo studio citato) per scalare le graduatorie dei migliori scienziati? Come dire: conta di più chi si occupa di genetica, chi si dedica ai tumori, chi studia le malattie cardiovascolari o chi, come Mantovani, lavora nel campo dell’immunologia?
«L’immunologia sembrerebbe un settore limitato — risponde Mantovani, parlando ovviamente della sua disciplina — perché si occupa di come l’organismo umano si difende in certe situazioni di pericolo come per esempio le aggressioni da agenti infettivi o la presenza di tumori. Può sembrare di poca importanza, ma non dimentichiamo che fra gli ultimi Premi Nobel molti sono andati a chi si occupa di questa disciplina».
E infatti l’immunologia, come le ricerche di Mantovani hanno certificato, ha un grande futuro: Mantovani, per esempio ha scoperto quei «poliziotti corrotti» cioè quelle cellule del sistema immunitario che dovrebbero difenderci dai tumori, che invece aiutano il cancro a crescere. È questo uno dei più importanti contributi che Mantovani ha dato alla ricerca scientifica e che lo ha fatto entrare nel Gotha della ricerca mondiale.