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 2014  gennaio 29 Mercoledì calendario

OTTO ITALIANI TRA GLI SCIENZIATI PIÙ INFLUENTI


Fra i primi 400 ricercatori più influenti al mondo vi sono anche otto italiani, sei dei quali rimasti a lavorare in patria. Il campo è quello della medicina. La classifica è stata ottenuta secondo un nuovo metodo di misurazione sviluppato da un gruppo di ricercatori americani. Pubblicato sull’European journal of clinical investigation , lo studio combina per la prima volta diversi parametri di rilevamento della qualità della ricerca. Un conteggio che, secondo gli autori, consente una migliore valutazione, a vantaggio del merito e di una migliore gestione dei finanziamenti. Un «calcolatore meritocratico», quindi. I 400 sono in ordine alfabetico, ma incrociando i dati si può stilare una classifica. E lo scienziato italiano che, senza emigrare, guadagna la posizione migliore nella «top 400» è Alberto Mantovani, immunologo, direttore scientifico dell’Humanitas di Rozzano. E’ collocabile tra i primi trenta. Punti: 0,455. Settantasette mila le citazioni alle sue pubblicazioni.
Gli altri cinque «cervelli non in fuga» in classifica sono, nell’ordine: Giuseppe Remuzzi (punti 0,420) del Mario Negri di Bergamo, Antonio Colombo (0,415) del San Raffaele di Milano, Giuseppe Mancia (0,407)dell’università Milano-Bicocca, Vincenzo Di Marzo (0,383) del Cnr di Pozzuoli, Alberto Zanchetti (0,310)dell’università degli Studi di Milano. Prevale il capoluogo lombardo, a conferma dell’alto livello di ricerca nonostante i pochi finanziamenti circolanti nel nostro Paese. Tra i top anche due italiani all’estero: Carlo Croce (che batte Mantovani e ha un punteggio di 0,503)dell’università dell’Ohio e Napoleone Ferrara (0,304) della Genentech incorporated . Assenti, invece,stranieri di alto livello che lavorano in Italia. Bravi ad esportare «cervelli», meno ad attirarne. Il primo in assoluto della classifica dei 400 è il giapponese Shizuo Akira.
Lo studio è stato coordinato da John Ioannidis, direttore del Prevention Research Center della Stanford university school of medicine . Il team di Ioannidis è partito dal database Scopus, che contiene i dati identificativi degli oltre 15 milioni di autori di articoli scientifici dal 1996 al 2011 e il numero di successive citazioni delle loro pubblicazioni. Limiti dello studio? Ve ne sono. Riguardano l’accuratezza delle liste di identificativi e la mancanza di dati precedenti al 1996. Non si è tenuto conto, inoltre, della posizione di un ricercatore fra i nomi che firmano un articolo e del suo reale contributo.