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 2014  gennaio 29 Mercoledì calendario

L’ESPERIMENTO DI SIEMENS E LO SCAMBIO TRA PAGA E UTILI


FRANCOFORTE — Lavorare di più, a parità di salario, per risparmiare il 30% sul costo del lavoro, salvare i posti e impedire la delocalizzazione. Era questa, in sintesi, la nuova filosofia scelta da Siemens, colosso dell’elettronica tedesco, con un contratto pilota siglato nella fabbrica di Bocholt, nel Nordreno-Vestfalia. Era l’aprile del 2004, quando la Germania veniva ritenuta «il malato d’Europa», a crescita piatta, scarsa competitività e costi del lavoro eccessivi. Pochi giorni prima della sigla del contratto, i dipendenti e i sindacati della piccola fabbrica renana di componenti per la telefonia si erano dovuti confrontare con un progetto di chiusura e trasferimento degli impianti in Ungheria, per ridurre i costi del 30%. A quel punto Ig-Metall, guidata dall’oltranzista Juergen Peters, dopo un lungo negoziato accettò l’accordo.
Nella fabbrica di Bocholt il contratto siglato per 230 dipendenti aumentava l’orario di lavoro dalle 35 alle 40 ore settimanali, a parità di salario, sfruttando una deroga alle 35 ore del contratto nazionale. E abbassava il costo del lavoro di circa il 30%, rendendolo competitivo rispetto a quello di un lavoratore dell’Est europeo. L’orario di lavoro è salito senza includere alcun extra su straordinari e sabati lavorativi e abolendo la tredicesima e la quattordicesima, legate in futuro a una compartecipazione agli utili.
Un primo esperimento, che fu esteso a molte alte fabbriche di Siemens e seguito a grandi linee da molti altri colossi tedeschi, e gettò le basi per
il recupero di credibilità e di competitività dell’industria tedesca. Di particolare importanza furono le condizioni quadro con le
quali il governo Schröder accompagnò la svolta degli industriali: forti sgravi fiscali e una riforma del lavoro che sfociò nelle riforme dell’Agenda 2010, citata come modello del sistema Paese tedesco in tutto il mondo, mentre su Berlino incombeva lo sfondamento dei parametri di Maastricht per il deficit eccessivo.