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 2014  gennaio 25 Sabato calendario

IL PENSIERO CONFUSO DI SCALFARI FILOSOFO

Il pensiero debolissimo di ES, al secolo Eugenio Scalfari. «Intellettuale dilettante» che celebra senza sosta «la festosa incoerenza delle idee». Dopo aver colpito un altro pilastro “repubblicano”, nel senso editoriale di Umberto Galimberti e dei suoi plagi, lo studioso Francesco Bucci si sottopone a uno sforzo titanico: passare in rassegna il pensiero filosofico di Scalfari nelle varie produzioni del Fondatore, che già dai titoli vola altissimo: Incontro con Io, Alla ricerca della morale perduta, Attualità dell’Illuminismo, L’uomo che non credeva in Dio, Per l’alto mare aperto, Scuote l’anima mia Eros.
Il risultato è spietato ed esilarante allo stesso tempo, e rigorosamente scientifico. Nonostante l’impegno, le citazioni e l’analisi, ES, come viene definito dall’autore, s’imprigiona da solo in una gabbia di «intima contraddittorietà» e «complessiva insensatezza». Il cruccio scalfariano è la fine della modernità. Il suo punto di partenza è «un crocianesimo di risulta». E qui il Filosofo Fondatore incappa nel primo scoglio. Si professa illuminista e crociano ma «come può un illuminista come Es non solo amare Croce, ma sposarne addirittura lo storicismo?».
Bucci scava a fondo nelle opere scalfariane, da poco raccolte addirittura in un prestigioso Meridiano, e sulla questione della modernità scolpisce uno strepitoso quadro sinottico. Nel conto totale, e muovendosi con disinvoltura da un sentiero all’altro, ES si smentisce e contraddice con ben sette date fissate per l’inizio della modernità. Una volta è il XV secolo con la negazione della metafisica (Rinascimento), un’altra ancora è il XVI secolo con il relativismo (Montaigne). Poi, in un vortice caotico più che speculativo: XVI-XVII secolo raffigurazione dell’io cangiante (Shakespeare); XVII secolo gnoseologia razionalista (Cartesio); XVII secolo scienza (Galileo); XVII secolo romanzo (Cervantes); illuminismo (Diderot, Voltaire).
La modernità comincia per sette volte nella storia dell’umanità. Come se ci fossero sette Natali, anziché uno solo, per i cattolici. Comincia per sette volte e termina in sei modi diversi. Non solo. Ma avrebbe, la modernità, pure tre culmini (Montaigne, l’illuminismo e Leopardi) e un baricentro (Goethe). Scalfari è un instancabile pensatore omnibus che mischia e confonde il relativismo e il realismo, esalta Platone ma dimentica Aristotele, s’impegna finanche a moralizzare l’impossibile, cioè Nietzsche. I suoi testi sono tra «il diario spirituale adolescenziale, con cui spesso i giovani dialogano con loro stessi ponendosi le eterne domande prive di risposta, e la tesina scolastica». L’altro cruccio del Filosofo Fondatore, FF, è la morale e qui il compito, nota Bucci, è «proibitivo». Un obiettivo fallito dalle «menti dei massimi pensatori dell’umanità». Ma Scalfari non demorde. La sua fortuna è che «un dilettante che diletta solo se stesso». FF. ES. che mi hai portato a fare sopra alla filosofia se non me la spieghi?