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 2014  gennaio 28 Martedì calendario

TOTI: IL PARTITO HA BISOGNO DI ARIA FRESCA SÌ A UN GOVERNO DI SCOPO CON RENZI


Per Berlusconi fu un ipermercato, per lui è stata una beauty farm di lusso. C’è sempre un luogo a segnare visivamente una discesa in campo, e 20 anni dopo a Giovanni Toti ne è toccato uno tanto comodo quando pericoloso. La sua foto accanto a Silvio Berlusconi sul balcone di Villa Paradiso — in all black il Cavaliere, in tuta candida del resort lui — simboleggia una consacrazione, ma rischia di fare del nuovo prediletto del Capo una figura con meno autorevolezza di quanto il ruolo di consigliere politico, magari di numero due, imporrebbe. Forse è per questo che l’ex direttore di Tg4 e Studio Aperto sceglie l’autoironia: «Stavo pensando che in tuta bianca potrei fare la campagna elettorale per le Europee, potrebbe essere un’idea: d’altronde, in questi giorni di dieta ho già perso 4 centimetri di girovita, ne vado fiero...».
È scherzandoci su che ci si prepara a diventare l’anti-Renzi?
«Non mettiamola così, io non sono l’anti-Renzi».
E chi è l’uomo che ha provocato un mezzo terremoto in Forza Italia?
«Sono un professionista che ha lasciato il lavoro che amava e che ha scelto la politica non per interesse o per avere un ruolo, ma per la constatazione che la grande richiesta di cambiamento che viene dal Paese spinge anche noi della società civile a metterci in gioco. Renzi da una parte, Berlusconi dall’altra, hanno capito questa esigenza. E quando il presidente ha chiamato i moderati, i professionisti, gli imprenditori ad un impegno, ho detto sì».
Quindi lei non aspira a galloni sul campo?
«Lo dico brutalmente: non me ne frega niente degli incarichi, di fare il segretario o il coordinatore unico: mi interessa esserci quando Berlusconi chiede di far entrare aria fresca in un partito che — con un allargamento a persone nuove senza alcuna rottamazione — deve competere con il Pd che il suo cammino di rinnovamento lo sta facendo a grandi passi».
Perché c’è tanta diffidenza in FI nei suoi confronti?
«Non so perché la nutrono, ma so che se lo fanno sbagliano. Non si può aver paura delle novità, si chiamino Toti, Cattaneo o Mario Rossi. E sbagliano alla grande a non aver capito la volontà profonda di Berlusconi, il suo entusiasmo che si concretizza nel ritorno allo spirito di FI e nel rinnovamento e allargamento della classe dirigente. Da temere c’è solo la chiusura, mai l’apertura a spinte nuove».
Lei fa un parallelo con il Pd, ma loro fanno primarie, coinvolgono milioni di elettori: lei appare come un uomo dell’azienda cooptato dal capo.
«Che io arrivi dall’azienda non è determinante, io sono un giornalista e in questo ruolo ho conosciuto Berlusconi. Poi, niente ipocrisie: ogni partito si rinnova con dinamiche proprie del suo Dna. Non è che la scelta attuale di Berlusconi di nuove personalità da affiancare alla classe dirigente sia diversa da quelle del passato... L’ultimo congresso di FI si è tenuto nel ‘98, i parlamentari sono stati eletti con il Porcellum, tutte le scelte in tutti i ruoli sono state di Berlusconi e solo sue ed è lui il motivo per cui il 95% degli elettori ha sempre scelto Pdl o FI. Ricordo infine che all’ultimo Consiglio nazionale a lui sono stati dati tutti i poteri: mettere le sue scelte in discussione oggi non mi sembra nè logico nè generoso».
Ma lei alla fine che farà? Guiderà questa sorta di Comitato-segreteria ristretto?
«Io vorrei contribuire al programma e al progetto, più importanti di qualsiasi organigramma. Comunque penso a una gestione collegiale di FI, magari un comitato ristretto con dentro capigruppo, responsabili delle principali aree organizzative, esponenti delle diverse sensibilità di un partito grande come il nostro. Io non voglio rapportarmi agli altri come vice Berlusconi, vorrei essere la persona che coagula una squadra che affiancherà Berlusconi nella costruzione della proposta politica da offrire al Paese».
Nel Comitato c’è posto anche per Verdini, per Fitto?
«Io ci vedo tutti quelli che il presidente vorrà metterci. È manicheo mettere in contrapposizione me a Verdini, a Fitto che è stato un bravissimo ministro, un dirigente molto amato e che deve continuare a esserlo».
Si è detto che la sua ascesa serve anche per ricucire i rapporti con Alfano e i suoi. Ed è vero che la De Girolamo sta tornando a casa?
«Il rientro della De Girolamo non mi sembra all’ordine del giorno, non vedo per quale motivo politico ad oggi dovrebbe avvenire. Nel Ncd hanno sbagliato moltissimo: umanamente, rompendo con Berlusconi in un momento drammatico dopo che lui aveva dato loro tutto; politicamente, perché hanno indebolito la posizione dei moderati nel governo; strategicamente, visto che con l’accordo Renzi-Berlusconi si va verso un inevitabile e forte bipolarismo».
Ma?
«Ma se guardo ai sondaggi vedo che il centrodestra vince solo se è unito. E se penso a Berlusconi, lo penso come il federatore dei moderati italiani, l’unificatore dell’unificabile, sempre. Perché l’obiettivo è vincere. Bisognerà ritrovare un dialogo con tutte le anime del centrodestra, Ncd ma anche Fratelli d’Italia, Lega».
Sinceramente, pensate ancora al voto subito?
«Secondo me, prima si va al voto e meglio è, perché questo governo non è in grado di dare risposte al Paese con una legge di Stabilità timida e inefficace, con un caso al giorno, con dimissioni di ministri, guerre intestine nel Pd e il dubbio se Renzi lo appoggi davvero. Ogni mese è un mese perso».
Ma non dovete fare la legge elettorale e le riforme?
«Per me la soluzione migliore sarebbe un governo di scopo per fare la legge elettorale: si vota e chi vince imposta e fa le riforme, a partire da quella del lavoro».
Un governo di scopo con chi, con Renzi premier?
«Abbiamo fatto un governo con un esponente del Pd una volta, non sarebbe un problema una formula di questo tipo, se l’obiettivo è chiaro».
E poi alle elezioni con chi andreste? Berlusconi è incandidabile. Marina forse?
«Bisognerebbe parlarne con lei, ma ha sempre detto che avrebbe voluto restare in azienda... Una cosa è certa. Berlusconi è e sarà il nostro leader, nessuno pensi di privare i moderati in campagna elettorale del proprio punto di riferimento. Quando vinceremo le elezioni, faremo una forte squadra di governo. E sarà il governo di Berlusconi».
Paola Di Caro