Roberto Mania, la Repubblica 28/1/2014, 28 gennaio 2014
RESTO, NON SONO UN MOSTRO
[Antonio Mastrapasqua]
RISPONDE al telefono Antonio Mastrapasqua e premette che lo fa solo per cortesia. Non ha nessuna intenzione di parlare. Non vuole essere intervistato. Poi si sfoga, rigetta le accuse e spiega le sue ragioni in questa conversazione con Repubblica.
Come sta, presidente?
«Come sto? Il mio umore dipende da voi».
ABBIAMO pubblicato le accuse dei Nas. È tutto documentato. Ci sono le carte.
«Ho letto. Come ha visto non ho reagito e non mi lamento. Ho un buon carattere, forse troppo buono. Altri si dimenano, accusano, minacciano. Io non ho detto una parola. Non so se ho fatto bene o no».
Come fa ad essere sereno con le accuse che le muove la Procura di Roma? I reati ipotizzati sono truffa, abuso d’ufficio, falso ideologico.
«Mi dicono che la Procura stia chiudendo la cosa. Ecco perché sono sereno. Contrariamente a come mi dipingete sono un uomo mite e moderato. Taccio, sto fermo e aspetto».
Ma lei ha letto le contestazioni? Sono fatti precisi, documentati.
«Sì, le ho lette. Ma non riguardano me. Si vada a leggere il caso precedente. Sono due indagini fotocopia. La prima è durata quattro anni, un tempo enorme. E sapete come si è conclusa? Proclamando la mia totale estraneità. Poiché la seconda inchiesta è la fotocopia della prima, mi aspetto lo stesso esito».
Dunque, per questo lei è così tranquillo?
«Oddio, proprio sereno in questo Paese non è mai nessuno. Ma io sì perché sono cresciuto nella logica che se non fai nulla di male, non devi temere nulla di male».
Senta, ma quei venticinque incarichi che lei ricopre non sono un po’ troppi? Molti sono tra loro in evidente conflitto di interessi. Non se n’è mai accorto?
«Dite pure che sono quarantacinque i miei incarichi! Chi dice e scrive questa cose non sa nemmeno leggere una visura camerale. Ma se non sanno leggerla dovrebbero andare da un commercialista e farsi spiegare le cose ».
Vuol dire che lei non è seduto su tutte quelle poltrone? Lei non ha tutti gli incarichi che risultano dalle visure camerali?
«Quegli incarichi sono veri. Ma le camerali si compilano a stratificazioni. E lì ci sono tutte le cariche che ho avuto negli ultimi quindici anni di lavoro. Ha capito bene? Tutte quelle che ho avuto in quindici anni di lavoro. Non quelle che ho oggi».
Quali le sono rimaste, allora? Dov’è seduto oggi?
«Sono il presidente dell’Inps e il vicepresidente di Equitalia, per effetto di patti parasociali, e di Idea Fimit, sempre per patti parasociali che risalgono a prima che arrivassi io all’Inps. Questo è».
Questo è? Ma lei è un collezionista di incarichi. Quali sono i collegi sindacali di cui è presidente o membro? Questi li considera? Qui ci sono anche i potenziali conflitti di interesse.
«Guardi, io faccio parte di uno studio professionale e non l’ho abbandonato. A differenza di quello che fanno tutti gli altri, anche personaggi famosi, quando assumono un incarico pubblico che intestano l’attività professionale alla moglie, io non l’ho fatto».
Perché non l’ha fatto?
«Perché la legge dice che non sono incompatibili e quindi non ho dovuto intestare nulla a nessun altro. Si informi! La legge non vieta al presidente dell’Inps di far parte di un collegio sindacale».
Così nascono tutti i suoi incarichi? Solo perché la legge non li vieta esplicitamente? Ci sono anche ragioni di opportunità.
«Il mio studio professionale ha sessanta anni. È lo studio della mia famiglia. I clienti hanno da noi i collegi sindacali e io ci sono ».
Di quanti collegi sindacali è membro o presidente? Se li ricorda?
«Di sei. Non di sessantasei o di seicentosessanta. E sono tutti incarichi che ho assunto dal 2004. Punto».
Allora me li dica i collegi.
«Adr Engineering, Autostrade per l’Italia spa, Coni servizi, Loquenda, Mediterranean Nautilus Italy, Eur Tel. Ecco. Tutto qui. Ecco il mostro! Proprio stasera c’è chi mi ha detto che ho sbagliato a non ribattere, che avrei dovuto farlo. Ma io non sono capace. D’altra parte ciascuno di noi ha il proprio carattere. Io so leggere le visure camerali, ma non so scrivere due righe. Così nasce il mostro».
Presidente, devo insistere: ci sono accuse precise, altro che mostro.
«E io le ripeto che non riguardano me quelle accuse. Gliel’ho già detto».
In questa storia è coinvolto l’Inps, l’istituto delle pensioni di tutti gli italiani. È questo che colpisce l’opinione pubblica.
«Non mi risulta che l’Inps sia coinvolto».
Ma se c’è stata una cessione di crediti inesigibili dell’Ospedale israelitico, di cui lei è il direttore generale, proprio all’Inps di cui lei è presidente. Le pare normale? Corretto? Regolare? Qui non vede il conflitto di interessi?
«Non è così. Me lo dovete dimostrare che questa vicenda riguardi
l’Inps».
Ci sono i crediti inesigibili ceduti all’Istituto di previdenza. È scritto nelle carte.
«Le ripeto che non è così. Senta, tutte le fatture cedute hanno avuto una certificazione da parte delle Asl o della Regione Lazio. Tra l’altro sono cose che risalgono al ‘99, quando io avevo ancora i pantaloni corti... Piuttosto, dica lei quanti istituti sanitari nel Lazio hanno certificato i crediti ceduti. Lo sa? Le rispondo io: sono zero su zero. Noi abbiamo certificato il 100 per cento. Vada al Santa Lucia o al Fatebenfratelli a chiedere quante fatture hanno certificato. La riposta gliela posso anticipare io: zero».
Ma c’è l’inchiesta, ci sono i risultati dell’indagine dei Nas dei carabinieri.
«I Nas fanno il loro mestiere, ma non sono la Bibbia».
Ha pensato di dimettersi in questi giorni? Da più parti le si chiede di fare un passo indietro perché non vi siano ombre nella gestione delle pensioni degli italiani.
«No, assolutamente no. Non ci ho proprio pensato. Perché dovrei farlo? Io ho il massimo rispetto per i Nas e i carabinieri ma non le sembra un po’ eccessivo che per un’informativa dei Nas uno si debba dimettere o suicidarsi? Con questo sistema si manderebbe a casa il presidente del Consiglio o il presidente della Repubblica».
I fatti, presidente. I fatti per cui lei è indagato sono accaduti o no?. I Nas li hanno accertati.
«Abbia pazienza, questo è ancora uno Stato di diritto. Dunque lo decideranno i Tribunali non i Nas».
Lei ha parlato con il presidente del Consiglio Letta? Con il ministro del Lavoro Giovannini? Cosa le hanno detto? Le hanno chiesto di lasciare il suo incarico?
«Ma cosa mi chiede? Dove vuole arrivare? Ho risposto solo perché sono educato. Ma ora mi fermo qui».