Jaime D’Alessandro, la Repubblica 28/1/2014, 28 gennaio 2014
“QUI PAGHI CON I SOLDI VIRTUALI” IL PARRUCCHIERE, IL LIBRAIO E IL BAR ORA I NEGOZI ACCETTANO BITCOIN
Non ha nemmeno il pos per il bancomat, né accetta carte di credito. Ma da circa un mese al Salone Boschetto di Cavalese, provincia di Trento, si può pagare anche in Bitcoin. La moneta elettronica che tanto fa parlare di sé, scambiata attualmente attorno ai mille dollari, inizia a farsi largo in Italia. E i Boschetto, barbieri da cinque generazioni, hanno deciso di passare dal contante al virtuale in un sol colpo. Come stanno facendo molti esercizi commerciali: agriturismi in Sicilia, una psicologa ad Avellino, un avvocato a Chieti, un supermercato ad Ancona, uno spedizioniere vicino Lucca, un venditore di giocattoli a Torino. Solo a Roma sono 13, una decina a Milano, altrettanti a Venezia, per un totale di circa 100 sparsi su tutta la penisola. «L’idea è stata di uno dei miei due figli», racconta al telefono Guido Boschetto, 55 anni. «Abbiamo scaricato il programma e ora, attraverso un codice a barre visualizzabile su cellulare (qr-code), accettiamo la moneta elettronica. Siamo i primi a farlo nel nostro campo e i secondi in Europa, dopo un parrucchiere polacco», continua Guido. Peccato che la maggior parte dei clienti abituali del salone non sappia cos’è un Bitcoin. Però ha chiamato un signore assicurando che se li avesse acquistati sarebbe passato a frasi tagliare i capelli. Tutto qua. «Più o meno», ammette il barbiere. «Come mossa promozionale però ha funzionato».
Inventato nel 2008, per diverso tempo il Bitcoin è stato praticamente carta straccia. Oggi invece viene accettato a macchia di leopardo soprattutto in Inghilterra, Germania e Stati Uniti. Si sono aggiunti perfino un paio di atenei. L’Università di Nicosia a Cipro, seguita una settimana fa dalla University of Cumbria, a Carlisle, nord est del Regno Unito. «Solo come forma di sperimentazione », ha sottolineato un docente. Del resto il Bitcon è una sperimentazione tout court: un network di computer (basta iscriversi e scaricare il software per aderirvi) che mettono a disposizione la propria potenza di calcolo. Questa rete crea e distribuisce in maniera casuale un certo numero di monete ai propri membri, al ritmo di sei all’ora, conservate in portafogli personali criptati. Il tetto massimo previsto di Bitcoin circolanti è di 21 milioni e dovrebbe esser raggiunto nel 2017.
«Lo sa? Lei è il primo che mi chiede dei Bitcoin», rivela Michelle Müller della libreria Libri Necessari di Roma. «Un mio amico mi ha convinto a offrire questo servizio. Ma nessuno si è fatto avanti». Stessa musica nello studio dei commercialisti Tudini dove però, spiega il titolare, alcuni clienti non hanno pagato in moneta virtuale solo perché se la tengono stretta considerando il suo valore.
Intanto a Davos, al World Economic Forum, c’è stato uno scontro fra chi crede nel futuro del Bitcoin e chi pensa sia un mezzo per riciclare denaro sporco. Venerdì sir Richard Branson della Virgin ha difeso apertamente la valuta elettronica attaccata da Jamie Dimon e Jack Lew, amministratore delegato di Jp Morgan il primo e segretario al Tesoro degli Stati Uniti il secondo. «Presto una valuta globale, poco importa che sia il Bitcoin o qualcosa di simile, farà piazza pulita dei Jamie Dimon e delle altre banche», ha detto il gran capo della Virgin. In attesa di vedere come andrà a finire, se siete fra quei fortunati ad aver comprato dei Bitcoin ad ottobre del 2009, quando per un dollaro ve ne davano 1300, li potete spendere per l’acquisto di un biglietto della compagnia di Branson. Ma non la Virgin, la Galactic: quella dei viaggi spaziali. Servono 250 mila dollari, appena 2500 bitcoin. Un affare.