L.C., Il Fatto Quotidiano 28/1/2014, 28 gennaio 2014
LESBICHE E NAVI DA GUERRA, I DISPETTI USA CONTRO LE PUTINIADI
I media americani criticano le Putiniadi, gli sperperi olimpici e alimentano dubbi sull’effettiva capacità tecnologica russa di gestire le Olimpiadi Invernali? Mosca inasprisce le misure di sicurezza, e se la piglia coi militanti dell’opposizione. Nikolaj Levshiz, un blogger moscovita (volontario di Rus Sidiaschaja, associazione che si occupa dei prigionieri politici e di coloro che sono stati arrestati per motivi economici) voleva acquistare i biglietti per assistere a qualche gara olimpica. Gli hanno rifiutato l’ingresso a Sochi. Stessa sorte per Aleksandr Baturin, membro del comitato politico di Solidarnosc e affiliato all’Rpr-Pamas di Boris Nemtsov: persona non grata. L’elenco dei “rifiutati” è lunghissimo.
I “dispetti” Mosca-Washington hanno radici lontane, partono dal “caso Snowden” e proseguono sul delicato fronte dei diritti civili. Per protestare contro le politiche repressive di Mosca in materia di diritti umani, il presidente Obama ha provocatoriamente deciso di inviare al suo posto l’ex campionessa di tennis Billie Jean King, icona del movimento gay, e di affiancarle un’altra ex atleta dichiaratamente omosessuale, l’hockeista Caitlin Cahow. Con la scusa poi della minaccia terroristica islamica, il Pentagono ha offerto alle autorità russe l’appoggio di Marina e Aviazione, e ha fatto sapere che un’unità navale sarebbe stata dislocata al largo delle costa di So-chi, pronta in caso di necessità a imbarcare i cittadini Usa in pericolo. Il Cremlino ha fatto orecchie da mercante: “Bastano i nostri 37mila uomini” inviati e infiltrati nella regione olimpica, vietando contestazioni o manifestazioni.
Molti leader europei hanno deciso di disertare la cerimonia inaugurale. Il premier belga Di Rupo, che non ha mai nascosto la sua omosessualità, ha detto di non avere i “Giochi Invernali nell’agenda”. La cancelliera Merkel, il presidente francese Hollande, il premier israeliano Netanyahu, quello britannico Cameron e la presidentessa lituana Grybauskaité hanno deciso di restarsene a casa. Un boicottaggio che il Cremlino non poteva lasciar correre. Bruxelles stava trattando con Kiev l’associazione dell’Ucraina con l’Unione europea. Putin ha offerto 15 miliardi di dollari e la riduzione di un terzo del prezzo del gas. Il presidente ucraino Viktor Yanukovich ha accettato e voltato le spalle all’Ue. Mosca ha accusato l’Occidente di soffiare sul fuoco della rivolta. Che succederà ai Giochi? C’è chi ricorda le Olimpiadi di Melbourne del 1956: il 6 dicembre, poche settimane dopo l’invasione dell’Ungheria da parte delle truppe sovietiche, si svolse la semifinale di pallanuoto tra ungheresi e sovietici. La piscina si arrossò di sangue. Vinsero gli ungheresi. Vinsero i patrioti.
L.C.