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 2014  gennaio 28 Martedì calendario

IL NETWORK DELL’ULTIMO ANDREOTTIANO

E così anche Antonio Mastrapasqua s’appresta a seguire il triste destino degli altri eroi della Razza Padrona che fu: conquista di un impero di poltrone su cui non tramonta mai il sole, guida aurea del regno, triste caduta. Di più: si potrebbe dire che con l’attuale presidente dell’Inps finisce l’andreottismo, seppure quella forma per così dire impolitica che ha assunto nella Seconda Repubblica: la catena di potere che fa di Mastra-pasqua il commercialista più impegnato d’Italia è infatti incistata nel demi-monde di cui il Divo Giulio ha inconsapevolmente fatto dono al Paese.
Principali sponsor politici del nostro in questi anni sono stati, infatti, Gianni Letta e Luigi Bisignani, terze file andreottiane un tempo, passate in prima nell’era del Cavaliere. Fu il Gran Visir di Silvio Berlusconi - col discreto aiuto dell’uomo “che sussurra ai potenti” - a portare Mastrapasqua nel consiglio dell’Inps nel 2004. Fu sempre lui - quando fu creata Equitalia, un paio d’anni dopo - a portargli in dote la poltrona di vicepresidente che sarebbe dovuta spettare all’ora presidente dell’ente previdenziale Gian Paolo Sassi (e da quella procedettero il diluvio di poltrone nelle società regionali spartite da fraternamente con l’amico Attilio Befera, presidente di Equitalia). Poi nel 2008, re Silvio di nuovo in sella, il nostro diventa il padrone unico dell’Inps: commissario prima, presidente monocratico poi con tale concentrazione di poteri da aver sconvolto persino la solitamente accomodante Corte dei Conti.

LO STRAORDINARIO NETWORK di Antonio Mastrapasqua non finisce certo qua. Anche Antonio Catricalà, gran commis d’Etat se ce n’è uno, sottosegretario a palazzo Chigi con Mario Monti, viceministro oggi, ne fa parte: fu lui - anche se la pudica Elsa Fornero, nella sua intervista a La Stampa, non lo dice - a bloccare il suo tentativo di farlo fuori dalla guida dell’Inps modificando la governance dell’istituto nel 2012. L’interessato, d’altronde, s’era già difeso da sé facendo circolare - era il giugno di due anni fa - numeri sugli esodati che smentivano quelli consolatori della ministro del Lavoro: da allora nessuno l’ha presa più sul serio. Classe 1959, laurea in economia proprio sui fondi pensione, da commercialista e revisore ha lavorato praticamente per tutta Italia: da Finmeccanica a Telecom, da Bnl al settore energetico. Democristiano per carattere più che per tessera, la Cisl di Raffaele Bonanni - che nell’Inps qualcosa conta - va sicuramente annoverata tra i suoi sostenitori. Anche la sezione italiana della multinazionale Kpmg - per dire che non parliamo di uno il cui orizzonte è il Canottieri Aniene di Giovanni Malagò, che pure frequenta - ama assai il buon Mastrapasqua: sotto il dominio del nostro, infatti, il potere dei suoi consulenti all’interno di Inps s’è esteso fino a livelli inauditi nella Pubblica amministrazione.
Da quando Monti - con l’incorporazione Inpdap e Enpals e relativo debito e ricco patrimonio immobiliare - gli ha regalato il SuperInps, è diventato pure presidente di Idea Fimit, la più grossa società di Real Estate italiana, poltrona rigorosamente non operativa da cui ha potuto benedire l’acquisto dell’area Santa Rita a Milano, progetto di Luigi Zunino affossato da bonifiche fatte male, lavori costosi e deprezzamento della zona, oltre che dalla crisi del mercato immobiliare. Operazione magari rischiosa dal punto di vista dei risultati finanziari attesi, ma assai benvista dalle banche creditrici della fu Risanamento, da Intesa e Unicredit in giù.
Una casa ai Parioli, una passionaccia per le vacanze a Cortina, un figlio adolescente e una collega per moglie (Maria Giovanna Basile, revisore, tra le altre cose, anche della Rai), lo chiamano “il maratoneta” per via di una certa sua passione per la corsa, esercizio fisico che pratica spesso - dicono - assieme a Gianpaolo Letta, figlio di Gianni. Una riserva extra di fiato, d’altronde, gli serve per fare tutti i lavori per cui lo pagano (l’ultima dichiarazione dei redditi nota riporta guadagni per 1,2 milioni di euro): oltre a quelli già citati vanno almeno ricordate le poltrone in Eur spa, Coni Servizi, Autostrade per l’Italia e, dal 2001, quella da direttore generale all’Ospedale Israelitico che l’ha messo nei guai. Succederà col tempo, ma la caduta è iniziata. Il segnale? Persino il presidente del Civ (Consiglio di indirizzo e vigilanza) dell’Inps, Pietro Iocca della Cisl, si permette di dire che il presidente dell’Istituto non dovrebbe avere altri incarichi.