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 2014  gennaio 28 Martedì calendario

NEL TREVIGIANO IL PARTO SENZA DOLORE. GRAZIE A UN GAS


Il dibattito irrisolto dell’ostetricia internazionale è sempre e solo uno: parto naturale o cesareo? Fino a che punto è legittimo indurre un parto naturale, pur in presenza di sofferenze atroci della gestante oppure procedere subito con un taglio cesareo? La teoria della medicina nazionale è quasi onomatopeica: infatti, secondo tale verbo il dolore peripartum si chiama travaglio, perché fa parte del disegno divino che precede la nascita. Non oso certo mettere in discussione dogmi così ferrei, ma quando vidi la mia compagna soffrire le pene dell’inferno per 22 interminabili ore, domandai al primario se ci fosse qualche lenitivo. La risposta fu che la struttura pubblica non poteva somministrare palliativi nemmeno a pagamento: questione etica!
Ho appreso quindi con gran favore che l’ospedale di Montebelluna è il primo o tra i primi in Italia ad aver introdotto da qualche mese nell’ambito dei trattamenti sanitari peripartum una procedura sperimentale: la somministrazione durante le contrazioni di un gas che annulla quasi totalmente il dolore. Pare che questa novità abbia gran successo al punto che più dell’85% delle gestanti ha scelto di farne uno: più di mille parti su 1.400.
Il gas è protossido di azoto e viene inalato con una mascherina da una bombola al momento delle contrazioni. La somministrazione richiede personale formato ad hoc e pertanto anche presso il nosocomio montebellunese la procedura rimane sperimentale, sebbene ci sia la volontà di introdurla a livello di protocollo ordinario.
Per fortuna anche in Italia la scienza inizia a prevalere sull’etica. Non è mai troppo tardi, anche se i parti con il gas c.d. esilarante avvengono da quasi cent’anni nei Paesi anglosassoni e in America, e sono ormai introdotti in pianta stabile in Australia e in Scandinavia. Il gas viene smaltito dall’organismo della gestante e dal feto con pochi respiri e quindi l’uso non presenta controindicazioni. Pare anzi che l’assenza di dolore e la miglior collaborazione della futura mamma al parto consentano nei Paesi ove il metodo è ormai routinario di tornare al parto domiciliare con notevole risparmio di denari pubblici. Insomma l’ostetricia dell’ospedale di Montebelluna, ricca e piccola cittadina del trevigiano, apre la strada al parte indolore. Attualmente l’unica alternativa presso la stragrande maggioranza delle ostetricie nazionali è l’anestesia epidurale che, seppur preferibile alla sofferenza sic et simpliciter, presenta moltissime controindicazioni.
Per la scienza medica il dolore da parto è superiore a quello neoplastico e a quello secondario a frattura ed è più lieve soltanto dell’amputazione del dito di una mano. Non sono femminista, ma civiltà impone che Montebelluna diventi la regola.