Fil. Cal., Il Tempo 28/1/2014, 28 gennaio 2014
DIAMANTE, RIFUGIO ANTICRISI. VALORE SU DEL 41% IN 9 ANNI
Non è stato scalfito dalla crisi delle compagnie internet né da quella dei bond sovrani. Il diamante oltre a essere «per sempre» ha mantenuto il suo valore nelle quotazioni internazionali e, noncurante delle tensioni finanziarie, ha continuato a ad accrescerlo. Negli ultimi dieci anni, comparando i prezzi delle pietre preziose sui listini ufficiali, si ottiene che questi sono aumentati di valore di circa 2 punti percentuali sopra l’inflazione. Questo significa un rendimento tra il 3,5 e il 5% all’anno. Solo a titolo di esempio, e listini alla mano, l’acquisto di una pietra per un valore di 7600 euro nel 2005 oggi ne varrebbe 10.663 con un incremento del 41%. Le quotazioni sono aggiornate trimestralmente e sono pubblicate sui principali quotidiani economici in tutto il mondo.
Un investimento, dunque, che oltre a proteggere il capitale da tempeste valutarie e finanziarie consente di accrescere nel tempo il valore delle somme. Non solo. Dopo le ultime manovre finanziarie, lacrime e sangue, le opportunità per i risparmiatori italiani di non vedere tassati i loro investimenti sono state ridotte al lumicino. Quando un diamante arriva in Italia, invece, al suo costo di listino viene aggiunta solo l’Iva. E questa resta l’unica imposta applicata. Quando si rivende, il capital gain, e cioè la differenza tra il costo d’acquisto e quello di cessione, non è soggetta ad alcun prelievo. In più il diamante può passare di mano in mano senza nessun tipo di dichiarazione perché il solo possesso è sufficiente ad assegnare la proprietà del bene.
Investire in diamanti però non significa entrare solo nelle gioiellerie, dove all’investimento si somma anche il piacere di chi riceve pietre incastonate. Per avere maggiori certezze esistono in Italia società che si occupano di acquistare i diamanti sui mercati internazionali, venderli corredati di certificato e riacquistarli quando il risparmiatore vuole monetizzare il guadagno di valore. Una di queste è la Dpi, Diamond private investment di Maurizio Sacchi che a il Tempo spiega che «il valore aggiunto offerto dalla società è quello di dare certezza e sicurezza al diamante acquistato con un certificato che ne attesta le qualità e un numero inciso sulla pietra con il laser che ne attesta la veridicità».
L’azienda che è nata 24 anni fa assicura poi la vendita attraverso il canale bancario. Una circostanza che rende all’investitore meno arduo il contatto con un mondo, quello delle pietre preziose, molto difficile da frequentare senza le opportune competenze tecniche.
Non mancano le possibilità di comprare pietre su tutto il territorio nazionale. «Dpi è convenzionata con 120 banche di credito cooperativo, quindici banche popolari, e big del rango di Monte dei Paschi e Banca Popolare di Milano» aggiunge Sacchi.
Per avvicinarsi a questa forma di investimento basta osservare poche regole. In primo luogo quella di destinare al massimo il 5% del proprio patrimonio. Tanto basta per assicurare la giusta protezione al capitale e ad avere un autentico paracadute contro le crisi che ciclicamente si abbattono sulle economie avanzate.
Tecnicamente basta rivolgersi a uno degli sportelli bancari che offrono il servizio e fare l’ordine. Dopo 15 giorni circa le pietre custodite in appositi contenitori possono essere ritirate e messe al sicuro.
Quanto alla cifre da mettere in conto si può partire da 5 mila euro. «Una pietra ha un valore che va da 5 a 20 mila euro. Dunque chi investe 50 mila euro è consigliabile che abbia 10 pietre da 5 mila. Questo per avere più diversificazione e una maggiore flessibilità nell’eventuale liquidazione» aggiunge Sacchi che segnala come una delle possibilità offerte dalla Dpi «è anche l’impegno a ricollocare le pietre a chi vuole disinvestire». Ma in genere chi investe in diamanti non li lascia mai.