Francesco Grignetti, La Stampa 25/1/2014, 25 gennaio 2014
EMERGENZA CARCERI. «L’INDULTO È L’UNICA SOLUZIONE»
La giustizia non è poi quella catastrofe che si racconta spesso, secondo il Primo presidente della Cassazione, Giorgio Santacroce. Dato che la durata media dei procedimenti penali è di circa cinque anni, «non sono giustificate espressioni come “collasso” o “sfascio” o “stato comatoso”: termini che paiono oggettivamente mistificatori». Anche se poi, a ben guardare, di cose che non vanno ce ne sono fin troppe. Un diluvio di prescrizioni: 113 mila nel 2012, di cui quasi 70 mila quando si è ancora in fase di indagini preliminari. Interventi spot del legislatore che spesso peggiorano le situazioni. E codici ormai invecchiati che «rivelano tutta la loro inadeguatezza». Persino il codice di procedura penale, l’unico recente, è «appesantito da ambiguità e contraddizioni, nonostante la costante opera di razionalizzazione condotta dalla Corte Costituzionale e dalla Corte di Cassazione».
Diverso è il caso delle carceri. Lì sì che si rasenta la catastrofe umanitaria e giuridica. Perciò Santacroce invoca l’indulto. «Non c’è altra via» per ridurre subito il numero dei detenuti e metterci al passo con le indicazioni dell’Europa. «L’indulto - precisa - non libera chi merita di essere liberato, ma scarcera chi non merita di stare in carcere ed essere trattato in modo inumano e degradante, reagendo temporaneamente e efficacemente al problema del sovraffollamento».
Inutile dunque che il ministro della Giustizia, Anna Maria Cancellieri, invochi la bontà dei suoi piccoli interventi di buon senso. «In questa ottica - dice il Guardasigilli - vanno lette le azioni che abbiamo intrapreso sul piano amministrativo e normativo e che abbiamo illustrato alla Corte di Strasburgo, ricevendone un pubblico apprezzamento». Eppure qualche segnale di riduzione del sovraffollamento c’è. «Le presenze in carcere alla data del 21 gennaio sono 61.619, a fronte delle quasi 70.000 raggiunte nel 2010, mentre i detenuti in custodia cautelare sono circa 7.000 in meno rispetto a tre anni fa».
Tutto ciò, però, agli occhi della Cassazione non è sufficiente. Ed è esplicito il monito di Gianfranco Ciani, procuratore generale: «È dubbio che, in assenza di ulteriori e tempestivi interventi volti a ridurre il sovraffollamento, le pur apprezzabili misure adottate consentano all’Italia di superare l’esame al quale nei prossimi mesi sarà sottoposta in sede europea».
Oltretutto a Ciani, pur riconoscendo la buona volontà, non piace neanche un po’ il super-sconto per buona condotta di 75 giorni ogni sei mesi di detenzione. «La misura introdotta - dice - scava, ancora di più, il solco tra pena irrogata e pena in esecuzione, rendendo la prima ancor più virtuale, con conseguenze intuibili: la minore deterrenza della pena, in ragione della sua minore certezza; la progressiva banalizzazione del suo essenziale profilo rieducativo».
Ciani paventa addirittura pericolosi fenomeni di reazione da parte dei tribunali «quale l’inasprimento ingiustificato delle pene “virtuali” al momento della loro irrogazione. In breve: non è sugli sconti di pena in corso di esecuzione che si realizza una saggia politica di deflazione carceraria».
Sollecitata da Santacroce e Ciani, la politica torna dunque a discutere per un giorno di indulto. Il senatore Luigi Manconi, i radicali, e gli avvocati penalisti appoggiano senza riserve. Il capogruppo Pd in commissione Giustizia alla Camera, Walter Verini, frena: «Con le riforme avviate o già legiferate, l’indulto non sarebbe più centrale». E Michele Vietti, vicepresidente del Csm, registra: ««Certamente il Parlamento dovrà riflettere sull’indulto, ma non credo che sia l’unica strada da percorrere. Abbiamo una legislazione penale carcero-centrica. Bisogna mettere mano a pene alternative».
DATI:
TASSO DI RECIDIVA DEI BENEFICARI DELL’INDULTO 2006 AL 30 GIUGNO 2011 (5 ANNI DOPO)
Italiani: 38,1%
Stranieri: 25,4%
Totale: 33,9%
36.741 Beneficiari
12.462 Soggetti rientrati in carcere
SOGGETTI CHE HANNO BENEFICIATO DELL’INDULTO DISTINTI PER TIPOLOGIA DI REATO (% SUL TOTALE AL 30 GIUGNO 2011, 5 ANNI DOPO) –
Contro il patrimonio 55,9%
Legge droga 40,8%
Contro la persona 25%
Contro l’amministrazione della giustizia 13,3%
Contro la pubblica amministrazione 12,5%
legge Armi 10%
Fede Pubblica 9,2%
Contravvenzioni 6,2%
Legge Stranieri 5,5%
Ordine Pubblico 3,6%
Atri Reati 14,8%
Uno stesso soggetto potrebbe aver commesso reati appartenenti a categorie diverse. In questo caso viene conteggiato all’interno di ognuna di esse. Ogni categoria, dunque, deve essere considerata a sé stante.
Fonte: Elaborazione fondazione DAVIDHUME su dati Ministero della Giustizia