Andrea Laffranchi, Io Donna 25/1/2014, 25 gennaio 2014
ELISA ORA CANTO ANCHE CON GLI OCCHI (E NON USO IL FLASH)
Elisa apre il suo album dei ricordi. Quello privato. Le foto dei suoi viaggi, le immagini di famiglia, il dietro le quinte della sua carriera... La cantautrice sta sfogliando una quindicina di anni di scatti, in gran parte usciti dalla sua macchina fotografica, che diventeranno presto un libro.
«La fotografia è una mia grande passione. Non l’ho mai approfondita a livello tecnico, ma sono fanatica della bellezza, di luci e ombre. L’unica cosa che so fare è osservare» racconta.
Quando ha sentito la voglia di esprimersi non solo con la voce ma anche con l’occhio?
Nel 2000. Al mattino presto uscivo di casa per praticare Tai Chi all’aperto. In campagna vedevo scene e panorami stupendi e ho iniziato a fotografarli. Durante un tour in bus negli Stati Uniti ho comprato una macchina bellissima, una Canon eos 5D. Chi è imbranato deve usare una Ferrari. Scatto semplicemente, sempre senza flash, uso solo quello che c’è. Una foto per me è ricerca di bellezza e armonia degli elementi, la mia è una ricerca pittorica.
La natura torna spesso nelle sue parole, nelle sue canzoni, persino nei videoclip...
Sono cresciuta in un complesso di condomini con attorno un giardino gigante recintato. E poi mio padre aveva una casa tra i boschi della Carnia. Queste esperienze dell’infanzia mi hanno arricchito molto, mi hanno aperto a una nuova dimensione. In montagna prendo lo snowboard, al mare una barchetta, e fuggo. Sempre con la macchina fotografica.
Lei è una solitaria. L’ultimo album, L’anima vola, lo ha preparato da sola in una cascina, in campagna. È una reazione al successo, al trovarsi sempre in mezzo alla gente?
La solitudine mi porta a concentrarmi. Ero così anche da bambina, sono sempre stata così. A cinque anni, in colonia, mi sono persa sulla spiaggia giocando da sola. Il gruppo era tornato a casa in autobus e mia madre, non vedendomi alla fermata, era disperata: sono venuti a cercarmi con i carabinieri mentre io li aspettavo tranquilla al cancello.
Che relazione c’è fra musica e fotografia?
Sono la stessa cosa. La musica per me è molto visiva. E ho notato che chi lavora con le immagini mi dice l’inverso.
Gli altri sensi? È una brava cuoca?
Mi piace cucinare: compro cose fresche, pasticcio spesso con mia figlia Emma Cecile. Il mio piatto forte è il ragù leggero... Leggero per modo di dire! Oppure le torte senza glutine per Andrea (Rigonat, suo chitarrista e compagno, ndr) e le mousse di frutta.
Guarda gli chef in tv?
Non vedo molta tv. Sono sempre troppo impegnata.
I figli non la trascinano nemmeno davanti a Peppa Pig?
Peppa sì, la guardiamo a manetta e abbiamo appena visto il film al cinema. Adoro tutto ciò che è visivo, da Spider Man ad American Beauty, e mi ipnotizzo davanti ai cartoni. Ma Emma gioca anche con altro, frequenta la scuola steineriana che punta molto sulla creatività. I bambini preparano il pane, fanno teatro... (Sebastian, l’altro figlio di Elisa, ha otto mesi, ndr).
A proposito di figli, nel libro ci saranno anche i loro ritratti. Non teme per la privacy?
Non ci avevo pensato, poi qualcuno ha sollevato il problema... Ma mi sembra una preoccupazione del passato. Oggi è impossibile proteggersi: se uno vuole fare una foto ai miei figli prima o poi ce la fa. Se immortalano quelli di Madonna, Brad Pitt o Beyoncé, se non riescono loro a nasconderli, come posso farcela io?
Si espone molto. Non ha paura?
Mi piace sperimentare e mi espongo ai rischi più di quanto facciano altri. Sono riservata, anzi protettiva, ma non timida. E la nascita dei figli mi ha aperto moltissimo: la storia con Andrea è stata un regalo. Oggi ho una stabilità diversa e mi butto di più nelle cose senza timore che mi possano cambiare.
Pro e contro del lavorare in coppia.
L’altro comprende meglio i tuoi tempi, e si riesce a vedersi di più. Però bisogna saper gestire i momenti tesi: noi abbiamo orari “svizzeri” e non lavoriamo mai a casa, dove non ci sono strumenti musicali. E poi abbiamo due studi separati. Certe coppie hanno anche le camere da letto separate... e forse hanno ragione, perché quando ti ritrovi scatta qualcosa... Comunque Andrea ha anche una band tutta sua con cui fa cose tremendamente rock, suona ai motoraduni a petto nudo: sono gelosa e lo vorrei così anche ai miei show.
Glielo chieda. Il 7 marzo da Conegliano parte il tour di L’anima vola. Come sarà?
Ne sto ancora definendo gli aspetti, ma ho una certezza: voglio stare il più vicina possibile al pubblico. e visto che i grandi spazi dei palasport sono un ostacolo, si è pensato a un palco ramificato.
Nell’ultimo album c’è Ancora qui, scritta con Ennio Morricone per Django Unchained di Quentin Tarantino, e in apertura il maestro le dedica le note di Per Elisa. Com’era, da bambina, sapere di una composizione così famosa con il proprio nome?
Non sono mai stata così egocentrica e sicura da pensare che avesse il mio nome, al limite era il contrario... Mi sembrava una coincidenza, anche perché Beethoven è del Sagittario come me e come i miei musicisti preferiti.
L’anima Vola è il suo primo album tutto in italiano. Come il brano Luce (tramonti a nord est), con cui vinse Sanremo nel 2001. Pronta a tornare al Festival?
No, ho troppa paura. Non potrei reggere il confronto con la me stessa di allora: lo farei io e lo farebbero tutti gli altri. Sarebbe una battaglia persa anche se vincessi. Poi, magari, sbatto la testa sul marciapiede e ci torno... Ma sarebbe un errore.
Il suo nuovo singolo è Un filo di seta negli Abissi. E nel libretto la parola Abissi è sempre maiuscola. Animo romantico ottocentesco, la attira l’abisso?
Mi piace scrivere le parole importanti in grande. Per Heaven out of hell usavo “heaven” maiuscolo e “hell” minuscolo, volevo far vincere il Paradiso. Però non fuggo dagli abissi. Ci sono due modi di cadere nella vita: o fuggi o ti ci butti dentro. La mia soluzione è la seconda.
Musica a parte, che cosa l’ha colpita di recente?
A novembre ho perso mia nonna. È stato difficile, ma mi ha aiutato perché rifletto ogni giorno su cosa è importante nella vita.
Elisa è più strategica o tattica?
Non faccio tanti progetti. Ho poche aspettative e vivo molto nel presente. Il lato pragmatico si è sviluppato con l’arrivo dei figli. Ti fanno cambiare il modo di pensare: pensi per altri, cambi il tuo software. Sviluppano la creatività perché sono la creatività in persona, senza nessun ostacolo. Che in effetti non dovrebbe esistere. Hanno ragione loro. E i Beatles, miei eroi assoluti.