Massimo Sideri, Corriere della Sera 25/1/2014, 25 gennaio 2014
SOCI-CORRENTISTI, L’AZIONARIATO SARÀ POPOLARE
La premessa d’obbligo è che nulla è stato deciso. Banche d’affari e advisor finanziari devono ancora mettere le mani sui numeri della privatizzazione di Poste italiane. Ma i cervelli sono già all’opera e i ragionamenti prendono forma. Tra questi acquista forza anche la possibilità che le Poste possano diventare il cantiere del più piccolo lotto minimo mai usato, in termini di valori, per portare in Borsa un pezzo pregiato dello Stato: 500 euro. Un’ipotesi accattivante, non fosse altro perché richiama il milione del signor Bonaventura, icona di un’Italia che non c’è più e dove i sogni di ricchezza (del ceto medio) si misuravano in Fiat 500, elettrodomestici e tv a colori. In realtà un altro esercizio questa volta di natura comparativa dovrebbe portare a valori di ingresso ben più elevati e gestibili dalle banche d’affari in un’operazione così complessa. Se si risale al collocamento dell’Eni del ‘98, in piena stagione d’oro delle privatizzazioni di Stato, il lotto minimo oscillò tra le 1.000 e le 500 azioni della quarta tranche. Proprio nel caso di quest’ultima il numero fu dimezzato perché già moltiplicando per il valore unitario dell’azione in Borsa - circa 12.500 lire - si otteneva una signora cifra di 6,2 milioni di lire, 3 volte lo stipendio mensile del ceto medio di allora. Nel caso dell’Enel il valore del lotto minimo fu addirittura di 8 milioni di lire e questo non gli impedì di essere il collocamento dei record con 3,8 milioni di richieste.
Ma oggi? Tra Imu, Tares, SuperIva, crisi economica, incertezze varie, quale successo potrebbero avere dei collocamenti sui 3-4 mila euro di lotto minimo?
È probabile che, anche in linea con quelli più recenti, si punti ad abbassare l’asticella d’ingresso. Molto dipenderà dalla capacità di collocamento da parte delle banche e delle Poste. Ma è facile immaginare che la forza dei 14 mila uffici distribuiti capillarmente sul territorio italiano dove, secondo le stime, entrano in media due milioni di persone al giorno, sarà dedicata a questo obiettivo.
L’azione delle Poste punta a diventare un’azione «popolare» il cui valore teorico potrebbe essere di circa 9-10 euro l’una, calcolato sulla base dei numeri circolati in questi giorni. Per ora si è parlato di una valutazione tra i 10 e i 12 miliardi complessivi. Un valore che se diviso per 1,3 miliardi, numero di titoli ordinari detenuti dall’azionista unico Tesoro, si sale già sopra i 9 euro. Il 40% che dovrà essere collocato - in una o più tranche è ancora da capire - dovrebbe dunque valere tra i 4 e i 4,8 miliardi di euro.
Resta da capire quale potrebbe essere la quota che sarà riservata agli investitori istituzionali e quale invece andrà al cosiddetto retail, cioè le famiglie. Visto l’appeal del brand Poste è plausibile che si possa pensare a una distribuzione equanime. E con un lotto minimo di 500 euro le famiglie potrebbero essere già a quota 4 milioni. Ma ci avviciniamo di molto a degli esercizi letterari che non sembrano fare i conti con un momento votato alla prudenza e al rinvio anche delle spese minime.
Di certo c’è che tra gli azionisti del gruppo Postale ci saranno loro: i 145.542 dipendenti che dovrebbero beneficiare di titoli senza pagarli, anche se non è ancora chiaro quale sarà il meccanismo che permetterà di abbassare a zero lo sconto di cui parla la legge del ‘92. Se come emerso dai primi ragionamenti a loro dovrebbe andare il 5% del 40% - dunque il 2% della capitalizzazione totale - ognuno in media dovrebbe ricevere circa 1.300-1.500 euro in azioni. Due o tre lotti minimi. L’attesa come si può immaginare sarà altissima.
Poi certo ci saranno mille tecnicalità ancora da soppesare. Ci sarà una bonus share come si fece con le altre grandi privatizzazioni (cioè un premio in azioni a chi le tiene almeno un anno)? Come avverrà di fatto l’offerta pubblica di vendita? Quale sarà il corso della Borsa quando si arriverà sulla rampa di lancio tra 5-6 mesi? Le variabili sono molte. Ma a valutarle da ora è possibile concludere che il collocamento presso le famiglie italiane non sarà poi così difficoltoso, soprattutto se si opterà per il lotto minimo popolare.
In questo caso, forse, il postino non dovrà bussare nemmeno due volte.
Massimo Sideri
@massimosideri