Annamaria Sbisà, Vanityfair.it 25/11/2013, 25 novembre 2013
IO SONO IL CIBO
[Costantino della Gherardesca] –
Conduttore radiofonico e televisivo, già penna della rubrica Bile blu e Maga Maghella per Chiambretti, Costantino della Gherardesca scriveva di musica su Vice e Rolling Stone: quindi ha inserito Julian Cope e John Adams nella colonna sonora di Pechino Express, il reality on the road in onda su Raidue di cui si è appena conclusa la seconda edizione. L’approccio alle notizie ha una sua filosofia – come da omonima laurea al King’s College London – ovvero a Costantino piace essere informato, al passo con quello che succede nel mondo. Senza tanti filtri. Poi, molto, a Costantino piace mangiare. Rapporto con il cibo: «Io sono il cibo». Ci pare innanzitutto un giornalista: «La differenza è che sul lavoro sono meticoloso, quando mangio faccio casino».
Durante Pechino Express, non si è fatto mancare niente, e ha provato tutti i cibi d’Asia e Indocina, compresi di effetti collaterali. Immaginiamo assaggi d’iguana o zuppa di vermi, invece, molto peggio: solo dopo essersi più volte rifornito, ha scoperto che in Cina le bancarelle senza bollino del governo filtrano l’olio dalle fogne. «Ma non volevo parlare di questo», ci tiene invece a pronosticare un ritorno della cucina francese: «Il burro non ha tutte queste colpe». Consiglia quindi l’astice in salsa burro-vino-cipolla, ricetta del Gambero rosso, ovvero televisiva, ovvero Costantino non cucina: «Poco tempo, anche perché adoro la pastilla di piccione marocchina e mi pare complicato. In più, sto cercando di fare la dieta Dukan, fallendo miseramente».
Dieta o meno, la mania è per i ristoranti: «Sono rimasti l’unico grande divertimento della mia vita. E mi piacciono vuoti». L’esperienza a sfondo ascetico e mai mondano, la scelta del luogo come pazzia: «Con Rudy e Marcello (di Pechino Express) litighiamo, arriviamo a votare per deciderci: ogni locale diventa una presa di posizione». Un quaderno conserva tutto, anche gli editti: se il locale è odiato si lancia il divieto per tutti e tre gli amici.
Passioni: sempre il cibo indiano, ora il coreano, sconsigliata Berlino e suggerita Vienna, preferenza ai dolci «purché siano dolci, niente vie di mezzo e niente crostate, così rurali». Da piccolo? «Avrei mangiato tutto, qualunque merendina passasse in pubblicità la volevo». Allora era target ideale di case di biscotti, oggi sarebbe un ottimo critico culinario: «È il sogno della mia vita. Non capisco cosa stiano aspettando». In mente, un programma dove non si cucina, «non se ne può più», piuttosto si assaggia e s’informa. Come sempre, notizie precise, con atmosfera: «Il pubblico percepirebbe la mia felicità, sarebbe un programma allegro».
Fame o golosità? «La fonte è la golosità, l’ossessione si deve all’eterna dieta». Sgarro preferito il gelato, le vaniglie della Gelateria Popolare di Torino e quello iraniano con cardamomo e acqua di rose, appena scoperto. Ma come evitare che nel locale si preparino apposta, in un eventuale programma: «Io voglio che si preparino. Voglio fare il critico annunciato». Che combatterebbe: «L’assalto alle “cosine” cattive degli aperitivi. E la lentezza nel servizio: meglio rapido e decente». Indecente? «Albume e formaggio quark tedesco, la mia dieta stasera».